LABÉ, Louise
Scrittrice francese, nata a Lione fra il 1520 e il 1522, ivi morta nel 1565. Figlia di Pierre de Charly, o Charlieu, detto L., artiere di condizione agiata, fu allevata signorilmente; sposò in giovane età Ennemond Perrin, un ricco cordaio (onde il soprannome di "belle cordière" che le fu dato dai suoi contemporanei) e fu molto ammirata nella società libera e dotta della sua città; trattò anche le armi, e pare che nel 1542 abbia preso parte a un torneo raffigurante la presa di Perpignano. Nel 1555 apparve a Lione, per le stampe di Jean de Tournes, il volumetto Euvres de Louize Labé Lionnoize, che contiene tutto ciò che si conosce di suo, cioè il Débat de Folie et d'Amour e le poesie.
In una prefazione dedicata a Clémence de Bourges, nobile e colta fanciulla lionese, ella esalta la gloria e la scienza, a cui devono aspirare anche le donne, e si mostra animata dallo spirito del Rinascimento, ormai vicino al suo apogeo. Il Débat de Folie et d'Amour è una lunga prosa dialogata, in cui si narra come, venuti a contesa Amore e Follia, questa cavasse gli occhi al piccolo dio; Venere, madre d'Amore, chiede giustizia a Giove, il quale convoca gli dei perché pronuncino il giudizio. Apollo perora la causa d'Amore, e Mercurio difende la Follia; Giove rinvia la sentenza, ma decreta frattanto che la Follia abbia a servire di guida al cieco Amore (l'argomento, d'una facile e arguta allegoria, fu ripreso più tardi dal La Fontaine nella favola L'Amour et la Folie. XII, 14). L'autrice rivela una larga cultura classica; nella tessitura del dialogo è palese l'esempio di Luciano, mentre la difesa della Follia rammenta il celebre Elogio di Erasmo da Rotterdam. Le rime (tre elegie e 24 sonetti, di cui il primo in lingua italiana) attestano lo studio della lirica petrarchesca, ma sono avvivate da una fiamma di passione che le distingue fra quelle degli altri poeti che precedono la Pléiade; né a torto la L. fu assomigliata a Gaspara Stampa, e per il carattere dell'arte sua e per la sua figura morale: non volgare, certamente, se anche le numerose lodi degli amici suoi si volgano talora con accento assai fervido e confidenziale alle sue bellezze e alle sue seduzioni amorose.
Ediz. e trad.: Øuvres de L. L., a cura di P. Blanchemain, Parigi I875; di Ch. Boy, Parigi 1887; di P. C. Boutens, Maastricht 1928, con introd. di J.-J. Salverda de Grave. Il Débat fu tradotto in inglese da Robert Green nel 1584, e di recente da Edwin Marion Cox (1925); i sonetti, in tedesco da Rainer Maria Rilke (1918) e da Sophie Jacot des Combes (1924), in olandese da P. C. Boutens (1924).
Bibl.: S. P. Koczorowski, L. L., Parigi 1925; D. O'Connor, L. L., Parigi 1926; F. Neri, Letture francesi: sec. XVI (Rabelais, L. L.), Torino 1931.