MOLÈ, Louis-Mathieu
Uomo politico francese, nato a Parigi il z4 gennaio 1781, morto a Champlatreux (Seine-et-Oise) il 23 novembre 1855. Entrò nell'amministrazione statale già nell'età napoleonica, facendo rapidamente carriera: prefetto nel 1807, consigliere di stato nel 1809, divenne nel 1813 ministro della Giustizia. Nonostante questo, e benché avesse servito Napoleone anche durante i Cento giorni, riuscì a rendersi accetto anche a Luigi XVIII; confermato pari di Francia, fu ministro della Marina nel 1817-18. Verso la fine del regno di Carlo X, però, era passato all'opposizione: ostile al governo del principe di Polignac, si legò invece con Casimir-Périer, De Broglie, Laffitte e gli altri capi del movimento antiassolutista. E così, dopo il trionfo della rivoluzione di luglio, fu chiamato l'11 agosto da Luigi Filippo a reggere il Ministero degli esteri. Pienamente d'accordo con i progetti del Guizot e del De Broglie - cioè con il progetto di considerare "chiusa" la rivoluzione, di procedere a ristabilire completamente l'ordine e di attuare una politica pacifica di fronte all'Europa -, dovette però dare le sue dimissioni il 30 ottobre, con i due sunnominati e con altri colleghi, per far posto agli uomini del cosiddetto "partito del movimento". Ritornò al potere, come ministro degli Affari esteri, nel 1836, in seguito alle dimissioni del ministero Thiers, imposte da Luigi Filippo. Ora, come già nel 1830, la sua politica estera fu nettamente una politica di equilibrio; lo si vide specialmente alla fine del 1838, quando, in seguito al richiamo delle truppe austriache dalle Legazioni, in Italia, fece richiamare a sua volta il corpo di occupazione che la Francia aveva inviato ad Ancona nel 1832, precisamente per controbilanciare l'intervento austriaco: in tale occasione egli dovette affrontare le ire dell'opposizione, alla camera, che gli rimproverò il suo atto come una diserzione. All'interno, il M. dovette infatti lottare sin dall'inizio con un'opposizione assai forte, capitanata dal Thiers e da Odilon Barrot, a cui s'aggiunse, dopo il 1837, anche il Guizot: sul suo ministero pesava, come vizio d'origine, l'essere derivato da un atto di volontà personale del re. L'esito sfavorevole delle elezioni del marzo 1839 lo costrinse, infine, a dimettersi. Continuò a occuparsi di politica; e ancora dopo la rivoluzione del 1848 fu eletto all'assemblea costituente, poi alla legislativa.
Ma dopo il colpo di stato di Luigi Napoleone (2 dicembre 1851) il M., che quel giorno era stato anche arrestato, abbandonò completamente la vita pubblica.