CORMENIN, Louis-Marie de la Haye visconte di
Letterato e uomo politico francese nato a Parigi il 7 gennaio 1788, morto ivi il 6 maggio 1868. Sebbene fin dal 1807 avesse iniziato l'esercizio dell'avvocatura, il C. si fece conoscere anzitutto come poeta, collaborando all'Almanach des Muses e al Mercure de France. Uditore nel Consiglio di stato, fu confermato e promosso nella Restaurazione. Il C. rivelò una crescente perizia nel diritto amministrativo, sia nei lavori del Consiglio di stato, sia con libri apprezzatissimi. Del 1822 sono le sue Questions de droit administratif che ottennero gran successo. Nel 1828, durante il tentativo di conciliazione fra il re Carlo X e i partiti costituzionali, al quale legò il suo nome il Martignac, il C. fu eletto deputato di Orléans e, sebbene sedesse al centro sinistro, mostrò la sua indipendenza, difendendo il Consiglio di stato e la libertà religiosa contro i suoi stessi vicini di banco. Il C. fu uno dei 221 deputati che rifiutarono ogni collaborazione col ministero Polignac; tuttavia all'indomani della rivoluzione di luglio si dimise da consigliere di stato e da deputato, per protestare contro l'illegalità che, a parer suo, viziava gli atti del governo provvisorio. Oppositore sempre più violento dei ministri del re Luigi Filippo, quando dal 1831 al 1846 sedette di nuovo alla Camera dei deputati, si segnalò soprattutto nel combattere l'avidità del re, ch'egli prese di mira nelle sue polemiche Lettres sur la liste civile. Con lo pseudonimo di Timon, il C. iniziò nella Nouvelle Minerve una serie fortunatissima di profili dei principali parlamentari, che costituirono poi il famoso Livre des orateurs. Sempre più saldo nel contrapporre la teoria della sovranità popolare al regime di luglio, si staccò tuttavia dai suoi amici della sinistra prendendo le difese della libertà d'insegnamento, e perfino dei gesuiti. Fervente assertore del principio di nazionalità, dedicò un opuscolo alla propaganda per l'indipendenza italiana. Vide senza rammarico la rivoluzione del febbraio 1848 e fu innalzato alla vice-presidenza dell'Assemblea Costituente. Presiedette anzi il comitato che redasse la nuova costituzione, destinata del resto a diventare tosto l'oggetto delle sue critiche. Nel 1848 aveva ripreso il suo posto nel Consiglio di stato, e vi rimase durante il Secondo Impero.