LEMERCIER, Louis-Jean-Népomucène
Drammaturgo e poeta francese, nato il 21 aprile 1771 a Parigi, dove morì il 7 giugno 1840. Protetto da Madame de Lamballe, di cui suo padre era segretario, il L. poté dedicarsi alla letteratura e vide per tempo rappresentate le sue tragedie giovanili e ancora immature (Méléagre è del 1786). Passato con inquietudine spirituale attraverso la Rivoluzione, il Terrore e l'Impero, L. serbò intatta ed esuberante la sua passione per il teatro, per l'arte meditata e stilisticamente esperta, per il gusto dei classici, tentando con irrequietezza intellettuale e con fertilità di lavoro vie e correnti diverse. Mantenne tuttavia un'interna coerenza e un'indipendenza morale, non rigida però né intransigente, che gli fece accettare la nuova realtà politica e la protezione di Napoleone, ma anche la solitudine dignitosa degli ultimi anni. Dal 1811 fece parte dell'Académie française.
Le Tartufe révolutionnaire (1795), commedia assai mordace che rivela insieme con uno spirito personale lo studio della migliore tradizione francese, Agamemnon (1797), imitazione in parte dagli antichi e in parte dall'Alfieri, ma con una vigorosa struttura drammatica, Pinto (1800), di concezione originale, furono le sue prime e migliori opere. Poi la sua prontezza d'assimilazione e la rapidità chiara e sapiente della sua tecnica teatrale lo portarono a varî tentativi: Plaute ou la comédie latine (1808), Isule et Orovèse (1803), La démence de Charles VI (1814, ma rappresentata nel 1820), Charlemagne (1816), Saint-Louis (1818), Clovis (1820), Frédégonde et Brunehaut (1821), Richard III et Jeanne Shore (1824), ecc., nei quali la novità di certe situazioni con presentimenti romantici richiamavano l'interesse dei contemporanei. Era in lui vivo il bisogno di uscire dalle morte acque della letteratura neoclassica e dalla poesia panegirica, specie con i suoi poemi, un po' caotici per la folla di argomenti e di astrazioni concettuali, ma non privi di pagine liriche: Les Quatre Métamorphoses (1799), Les âges français (1803), L'Atlantiade ou la Théogonie newtonienne (1812), Panhypocrisiade (1819, canti I-VI; 1832, VII-XX), nei quali la concezione è sempre pletorica. Testimonia del suo senso critico il Cours analytique de littérature (1817, voll. 4).
Bibl.: A. Le Roy, Un demi-romantique: les débuts de N. L., in Revue Bleue, 1903; M. Souriau, N. L. et ses correspondants, Parigi 1908.