BLONAY, Louis
Nacque a Maxilly l'11 apr. 1676, ultimo figlio del barone Claude e di Claudine d'Oncieu. Iniziòla carriera delle armi sotto Vittorio Amedeo II, come cornetta nello squadrone dei dragoni ginevrini (1696), capitano del reggimento di Savoia (1701), maggiore di fanteria (1718), per proseguirla poi sotto Carlo Emanuele III, di cui, quando questi non era che principe ereditario, era già stato primo scudiero e gentiluomo di camera. Da Carlo Emanuele fu nominato capitano dei gentiluomini arcieri della guardia (1731), maresciallo di campo (1733) e capitano generale delle galere; cariche tutte che testimoniano la grande considerazione in cui lo teneva il sovrano, che lo annoverava tra i consiglieri più fidati.
Nel 1741 (8 agosto) Carlo Emanuele III lo nominò viceré di Sardegna, carica che mantenne per quasi cinque anni, in un periodo delicato per la politica del Regno sardo, quale quello della guerra di successione austriaca.
Le lettere del B. al marchese d'Ormea e al conte di San Lorenzo testimoniano infatti, attraverso l'analisi di determinate questioni burocratico-amministrative (dall'origine spagnola dei funzionari pubblici alle caratteristiche arcaiche del ceto nobiliare isolano e al gretto curialismo proprio di quello ecclesiastico), il continuo riproporsi di serie preoccupazioni politiche, nel momento in cui il Regno sardo si trovava più esposto all'urto bellico della coalizione franco-spagnola.
Ma al di là del tema contingente della guerra, che (anche se non esplicitamente) spingeva il B. ad accentuare nella sua visione i contrasti, si fa luce nella sua corrispondenza una tematica tipicamente assolutistica, applicata a una realtà sociale come quella della Sardegna, in cui il momento feudale e signorile aveva sempre avuto il sopravvento su quello statale. Dall'analisi di quel mondo e di quei problemi scaturiscono due brevi studi, ricchi di proposte di soluzioni immediate (si conservano oggi manoscritti nell'Archivio di Stato di Torino): le Memorie rimesse dal barone di B. viceré della Sardegna al marchese di Santa Giulia di lui successore e il Mémoire sur les expédients dont je me suis servi pour faire arréter les bandits dans le royaume. Quest'ultimo contiene uno studio sulle origini del banditismo sardo e un'accurata analisi del rapporto che univa questo fenomeno con gli interessi del ceto feudale.
Nel 1745 il B. lasciò l'isola per assumere il comando della cavalleria reale, con la quale, nel 1746, partecipava alle operazioni davanti a Piacenza e a Pavia (a proposito della cui difesa egli intavolò le trattative con i generali imperiali). Nel 1749 il re lo nominò capo dell'artiglieria e governatore della fortezza di Pinerolo, nel 1750 cavaliere dell'Ordine supremo dell'Annunziata (l'anno precedente era già stato insignito della gran croce dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro): in quello stesso anno il B. abbandonava la carriera militare e si ritirava nel suo castello natale di Maxilly.
Morì a Evian il 2 marzo 1755.
Non essendosi sposato, lasciò a suo nipote Claude-Louis tutti i suoi beni, insieme con il marchesato di Hermance e la signoria di Chapelle-Marin che aveva acquistati il 19 dic. 1754 dal barone Perrod de la Sarre (inoltre dal 1735 godeva delle rendite dell'antico priorato di Ripaille). Nel 1752 aveva destinato la somma di 10.000 lire alla fondazione di una cattedra per l'insegnamento della filosofia nel collegio di Evian.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Sardegna materie politiche, mazzo 1, cat. 4; Ibid., Sardegna Lettere de' vicerd, mazzi 9, 10 (1742-45); P. G. Galli Della Loggia, Cariche del Piemonte, Torino 1798, II, App. 1, p. 6; S. Lippi, Re e principi della dinastia sabauda in Sardegna, Cagliari 1899, p. 3; C. A. Gerbaix de Sonnaz, I Savoiardi ed i Nizzardi nella marina da guerra di Casa Savoia dal 1300 al 1860, in Boll. della Ass. fra Oriundi Savoiardi e Nizzardi italiani, suppl., n. 3, Torino 1914, p. 32; Anonimo, Blonay, Ginevra 1950 (opera fuori commercio); G. Manno, Storia di Sardegna, Capolago 1940, pp. 277-285.