CASTELLANI, Lotto
Figlio di Vanni di Lotto, nacque a Firenze nella prima metà del '300.
Apparteneva ad una antica famiglia nobile: il capostipite sarebbe stato un Giuseppe vissuto verso la metà del secolo XI. Il ramo principale della famiglia è rappresentato da Lotto, nonno del C., vissuto verso la metà del sec. XIII. Lotto e suo figlio Vanni divennero notai. Nonostante non fosse entrata a far parte molto presto dell'alta finanza fiorentina, questa famiglia aveva accumulato un discreto capitale nei primi decenni del 1300 e fu travolta, nel 1342, nei fallimenti a catena dei più grossi banchieri fiorentini. Verosimilmente però i Castellani dovettero in seguito riprendersi dal tracollo finanziario se riuscirono a mantenere una posizione privilegiata nella vita politica fiorentina. Numerosi sono i riferimenti dei cronisti contemporanei alla brillante posizione politica della famiglia ed alla considerazione in cui erano tenuti i suoi membri. Molto vicini agli Albizzi ed agli Strozzi, i Castellani facevano parte dell'ala più intransigente dell'oligarchia fiorentina, cui erano legati anche da numerosi vincoli matrimoniali oltre che dagli interessi prettamente politici. La famiglia possedeva anche beni terrieri in località del medio Valdarno: Vinci, Cetina Vecchia, Altomena e Cancelli.
La prima notizia sul C. risale al 15 ag. 1364, quando festeggiò in S. Croce la sua nomina a cavaliere. Due anni dopo, il 21 ott. 1366 è inviato con altri otto cavalieri presso il marchese d'Este; ancora nel 1369 si ha notizia del C. attraverso le gabelle: risulta appartenente al "popolo" di S. Pietro a Scheraggio nel quartiere di Santa Croce. Nel 1365 fu nominato podestà di Perugia e nel 1370 fu inviato come vicario a Pescia. Il prestigio della famiglia e le possibilità economiche dovevano essere cospicue se lo ritroviamo elencato nel 1377 tra i grandi del quartiere di Santa Croce, e se nel giugno del 1378, insieme con il fratello Michele, è tra coloro che accorrono in difesa della Parte guelfa sotto il palazzo dei Signori, nel vano tentativo di far recedere il gonfaloniere di Giustizia, Salvestro di Alamanno de' Medici dalla decisione di applicare contro i grandi gli ordinamenti di giustizia. Dopo il fallimento della sommossa popolare e il ristabilimento dell'Ordine, ritroviamo il C. sempre nelle maggiori cariche del Comune:, nell'ottobre del 1384 è dei Dieci di balia; durante l'esercizio di tale carica riceve, nel dicembre dello stesso anno, l'atto di sottomissione della terra di Castiglion Aretino. E poi eletto nel 1385 gonfaloniere di Giustizia per il quartiere di Santa Croce. Sempre nel 1385 è dichiarato cittadino senese, insieme con la sua discendenza, ed è aggregato al patriziato di quella città. Il 21 maggio 1386 è nominato erede universale nel testamento di Angelo di Buonaccorso Castellani, del "popolo" di S. Pietro a Scheraggio in Firenze. Il 25 febbr. 1388 è inviato ambasciatore a Venezia in compagnia di Filippo Adimari, e alla fine del novembre dello stesso anno si reca, sempre con incarichi diplomatici, a Bologna con Ugo della Stufa e Matteo di Iacopo Arrighi, dopo essere stato eletto uno dei Dieci di balia nell'ottobre precedente. Ricopre questa carica anche nel 1389, nel 1390, nel 1394, nel 1395, nel 1398, nel 1401, nel 1403 e nel 1406. Inoltre nel 1396 fu inviato a Pistoia in qualità di capitano, nel 1404 fu gonfaloniere di Giustizia e nel dicembre del 1405 fu eletto dei Dodici buonomini; partecipò molte volte alle consulte e grazie alla sua esperienza di uomo d'arme fu molto ascoltato, soprattutto nei consigli di guerra: nel 1398, essendo dei Dieci di balia, ratificò la lega con Venezia, il marchese d'Este ed il signore di Padova contro i Visconti, nel 1402 partecipò attivamente alla stesura dei capitoli per la sottomissione di Bientina; nel marzo del 1406 ricevette la capitolazione dei castelli di Crespina, Santa Lucia, Riparbella e Orciatico e, stante il buon comportamento tenuto durante la guerra di Pisa, fu confermato in carica, con gli altri compagni, fino a tutto il mese d'ottobre.
Nel febbraio del 1411 la Signoria incaricò Cristofano Spini, Giovanni Serristori e Luigi Pitti di recarsi ambasciatori presso Ladislao di Durazzo re di Napoli, per perorare la causa del C.: "... Lotto di messer Vanni Castellani è preso et allo nelle mani Messer Francesco da Ortona, è gli facto il maggior torto del mondo, poichè el detto Lotto a exercitato l'arte delle armi già molti anni et pertanto non dovrebbe essere riscattato ... ma tractato come gl'altri huomeni dell'arme si tractano". Gli ambasciatori avrebbero dovuto chiedere al re, durante i colloqui "... che lui non voglia sostenere, almeno poi che la pace è facta, che Lotto, essendo della famiglia ch'egli è, sia tractato così acerbamente contro a la consuetudine et il buon uso dell'arme: et ch'el faccia lasciare a la fede come la consuetudine dell'arme richiede et operando intorno a ciò quanto vi sarà possibile per la liberatione dei detto Lotto. Ancora di questa materia parlerete con messer Francesco da Ortona, quando sarete a Perugia, stringnendolo per patte di questa Signoria a la liberatione del detto Lotto" (Arch. di Stato di Firenze, Signori, Legazioni e Commissarie, n. 5, c. 5v).
Questa ambasceria ebbe sicuramente esito positivo e il C. poté ritornare a Firenze, poiché nel maggio del 1412 fu eletto Per la seconda volta (la prima nel novembre del 1408) uno degli ufficiali della Zecca per l'arte di Calimala. Non si hanno poi altre notizie del C. fino al 1414, quando i Priori delle arti, il gonfaloniere di Giustizia ed i Collegi inviarono, nel mese di ottobre, Niccolò di Giovanni da Uzzano e Rinaldo di Maso degli Albizzi come ambasciatori presso la regina Giovanna II, sorella di Ladislao di Durazzo, per ottenere la restituzione del riscatto pagato, pochi anni prima, da Vanni Castellani per la liberazione del C., prigioniero di Francesco Ricciardi da Ortona.
Si ignora la data di morte del C., che non ebbe discendenti, nonostante i due matrimoni contratti con Francesca di Jacopo degli Asini (di cui sappiamo solo che era ancora viva nel 1383) e con Frondina Sassetti. Si sa che nel testamento provvide a lasciare all'Ospedale di S. Maria Castellana di Pian di Ripoli più beni, con obbligo che lo spedalingo donasse, ogni anno, ai frati di S. Lorenzo del Castagno, fuori di Firenze, 15 fiorini d'oro. Il resto dei beni del C. fu diviso tra Vanni, Giovanni e Matteo Castellani, suoi nipoti, figli di Michele di Vanni, e tra Bernardo, Vanni, Michele Iacopo, suoi nipoti, figli di fu Stefano di Vanni Castellani.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Carte Pucci, n. 29, tomo IV; Legazioni e Commissarie, n. 5; Priorista Mariani, III, C. 555; Tratte, nn. 78, c. 113v; 79, c. 200; Firenze, Bibl. naz., ms. Magliab. 393, cl. 25, cc. 238 s., 244, 258, 261; Ibid., ms. Passerini, 186; Ibid., Poligrafo Gargani, 625; Marchionne di Coppo Stefani, Cronaca fiorentina, in Rerum Italic. Scritt., 2 ed., XXX, 1, a cura di N. Rodolico, pp. 318, 443; Cronica volgare di Anonimo fiorentino dall'anno 1385 al 1409..., ibid., XXVII, 2, a cura di E. Bellondi, pp. 190, 222, 268, 342; G. Morelli, Cronica, in R. Malespini, Istoria fiorentina, a cura di T. Bonaventuri, Firenze 1718, pp. 295, 319; Naldo da Montecatini-J. Salviati, Cronache fiorentine, in Delizie degli eruditi toscani, XVIII (1785), pp. 70, 247; Giov. Villani, Cronica, Firenze 1847, III, p. 375; R. Degli Albizzi, Commissioni..., a cura di C. Guasti, Firenze 1867, I, ad Indicem;G. Cambi, Istoria, in Delizie degli eruditi toscani, XX (1785), p. 132; D. M. Manni, Osservazioni istor. sopra i sigilli antichi, XIII, Firenze 1793, p. 89; G. Capponi, Storia della Repubblica fiorentina, Firenze 1875, I, App. X; II, p. 2; G. Salvemini, La dignità cavalleresca, Firenze 1896, ad Indicem;S. L. Peruzzi, Storia del commercio e dei banchieri fiorentini, Firenze 1868, p. 219; F. T. Perrens, Histoire de Florence, IV, Paris 1879, p. 241; VI, ibid. 1883, p. 418; L. Martines, The social world of the Florentine humanists, Princeton 1963, ad Ind.;Id., Lawyers and statecraft in Renaiss. Florence, Princeton 1968, ad Indicem;M. Luzzati, Ricerche sulle attività mercantili e sul fallim. di Giovanni Villani, in Bull. dell'Ist. stor. ital. per il Medio Evo, LXXXI (1969), pp. 63, 173, 235.