GHERARDINI, Lotteringo
Nacque nella seconda metà del XIII secolo, presumibilmente a Firenze, da messer Arnoldo. Appartenente a un'antica famiglia magnatizia, residente nel sestiere di S. Piero Scheraggio, il G. rimase coinvolto come i suoi consorti nelle sanzioni previste contro i magnati dalla legislazione di Giano Della Bella. Nominato cavaliere, come già Arnoldo, in data imprecisata, in virtù di tale qualifica fu podestà di Volterra nel 1292. Tre anni più tardi, il 20 dic. 1295, fu invece nominato capitano di Colle Val d'Elsa, carica che ricoprì per sei mesi a partire dal 1° luglio 1296.
Il G. deve la sua notorietà postuma soprattutto a un episodio delle lotte civili a Firenze seguito al conflitto fra bianchi e neri e narrato sia da Dino Compagni, sia da Giovanni Villani. Dopo aver prevalso sui bianchi, i neri si erano divisi a loro volta in opposte fazioni, l'una facente capo a Corso Donati e al vescovo Lottieri Della Tosa (detta "parte del vescovo") e l'altra a Rosso Della Tosa (detta "del popolo" perché sostenuta dal popolo grasso), ciascuna delle quali cercava di trovare alleati fra le varie consorterie fiorentine a seconda dei loro orientamenti politici. Con la parte avversa al Donati si schierarono anche alcuni dei Gherardini - fra cui il G. - che avevano aderito alla fazione dei neri. La guerra civile, preceduta da preparativi militari nelle varie torri delle consorterie, scoppiò all'inizio del febbraio 1304, dopo che la Signoria aveva emanato una multa contro Corso Donati, colpevole di avere occupato una torre dei Corbizzi. In reazione a ciò, il Donati e i suoi seguaci si recarono in armi in piazza per impadronirsi del palazzo dei Signori. Nello scontro che seguì con gli armati della parte avversa, accorsi a difendere il palazzo e i priori in carica, il G. fu ucciso da un "quadrello" scoccato da una balestra (secondo G. Villani in una battaglia scoppiata in Por S. Maria).
Il Compagni (III, 3) commenta: "che ne fu gran danno, perché era valente". Fu seppellito nella chiesa di S. Stefano al Ponte, con una lapide che ricordava come si fosse battuto in difesa del popolo fiorentino.
Fonti e Bibl.: Firenze, Bibl. nazionale, Mss. Passerini, 188; D. Compagni, Cronica, a cura di G. Luzzatto, Torino 1968, p. 131; G. Villani, Nuova Cronica, a cura di G. Porta, II, Parma 1991, p. 125; L.A. Cecina, Notizie istoriche della città di Volterra, Pisa 1758, p. 262; L. Biadi, Storia della città di Colle, Firenze 1859, p. 177; I. Del Lungo, Dino Compagni e la sua Cronica, II, Firenze 1879, pp. 268 s.; R. Davidsohn, Forschungen zur (älteren) Geschichte von Florenz, IV, Berlin 1908, p. 569; Id., Storia di Firenze, IV, Firenze 1973, p. 366.