LOS MILLARES
Sito eponimo nella Spagna sud-orientale, il quale caratterizza una particolare facies culturale nell'ambito dell'Eneolitico e della prima Età del Bronzo e che, completando la cultura di El Garcel (v.), segna la fase più avanzata della civiltà almeriana.
La cultura di L. M. è conosciuta specie per opera dei fratelli H. e L. Siret i cui scavi risalgono alla fine del secolo scorso. Il materiale recentemente ripreso in esame (G. e V. Leisner) proviene sia dal villaggio fortificato, protetto da muro e fossato, situato a 70 m sul fiume Andarax che lo circonda da tre lati, sia dalle necropoli dolmeniche (v. dolmen) di L. M. e di Almizaraque costituite da più di un centinaio di tombe collettive disseminate a gruppi. La tomba più tipica è formata da una camera rotonda con vòlta ad aggetto sostenuta da colonna centrale e preceduta da un corridoio diviso in comparti. Camere secondarie si aprono talvolta sull'ambiente principale o sul corridoio, mentre un tumulo tondeggiante, circondato da pietre, ricopre il sepolcro. L'ideologia religiosa è attestata da placchette di scisto pseudo-rettangolari con decorazione geometrica, munite di fori, da idoli piatti di tipo egeo (v. cicladica, arte) o cilindrici in alabastro e da altri idoli, caratteristici di questa cultura, ricavati da falangi umane o animali che recano incisa o dipinta una decorazione a motivi oculari, estrema stilizzazione del volto umano, quale si trova negli idoli della cultura megalitica andalusa e del S del Portogallo. Abbondantissima e varia la ceramica: vasi campaniformi (di tipo evoluto con ventre basso, collo allargato, profilo angoloso e decorazione di fasce punteggiate alternate, zig-zag, e linee parallele (v. campaniforme, vaso), vasi cilindrici ed ovoidi, ciotole talvolta con rudimentali pieducci, colatoi e rari vasi gemelli nonché ellittici con alto collo. La decorazione può presentarsi sotto forma di tubercoli, oppure di dipinti o incisioni richiamanti i temi dell'arte rupestre schematica, specie levantina (v. preistorica, arte; rupestre, arte), appaiono infatti, oltre a motivi geometrici, talvolta metopali, caratteristici idoli bitriangolari, stilizzazioni di cervi dalle lunghe corna, soli, occhi, circoli, linee ondulate, archi multipli che forse rappresentano tatuaggi o sintesi di braccia in movimento. Il resto del materiale comprende alcuni "pastorali" in scisto (si ritrovano anch'essi raffigurati nelle pitture rupestri o sulle statue-menhir del Gard) (v. menhir), asce di pietra levigata e, in selce, punte di freccia con ritocco finissimo, pugnali, alabarde, elementi di falcetto, coltelli laminari di grandi dimensioni con o senza ritocco. Ben presto il materiale metallico, accompagnato dalle relative forme di fusione, diviene abbondante a causa della ricchezza delle miniere locali e comprende asce piatte, ceselli, punzoni, seghe. Numerosi sono i monili (in rame, bronzo, oro, argento, callaite, calcare, giadeite, ambra, avorio, osso, conchiglie) specie sotto forma di elementi di collane, pendagli, bottoni a "V", aghi e pettini. Questa cultura, elaborata e di aspetto omogeneo nonostante le numerose influenze occidentali e orientali, si colloca tra la fine del III e l'inizio del II millennio a. C.
Bibl.: L. Siret, L'Espagne préhistorique, in Revue des questions scientifiques, 1893, p. 489 ss.; P. Bosch-Gimpera, Etnologia de la Península Ibérica, Barcellona 1932, p. 84 ss.; H. Breuil, Les peintures rupestres schematiques de la Péninsule Ibérique, IV, Sud-est et est de l'Espagne, 1935, p. 113 ss.; G.-V. Leisner, Die Megalithgräber der iberischen Halbinsel, vol. I, Römischgermanische Forschungen, XVII, Berlino 1943; A. Del Castillo, in Historia de España, I, Madrid 1947, p. 531 ss.; G. Bailloud-P. Mieg de Boofzheim, Les civilisations néolithiques de la France dans leur contexte européen, Parigi 1955, p. 80 ss.; V. G. Childe, The Dawn of European Civilization, Londra 1957, p. 270 ss.; O. Crawford, The Eye Goddess, Londra 1957, p. 51 ss.