TENCHINI, Lorenzo
– Nacque a Brescia il 21 gennaio 1852 da Carlo, avvocato, e da Marianna Marchetti, quarto di sette figli, due maschi e cinque femmine.
Anche a causa della numerosa figliolanza, la famiglia aveva ristrette possibilità economiche; Lorenzo, che aveva frequentato brillantemente le scuole a Brescia, ottenuta la licenza ginnasiale si impiegò in un negozio di pellame, abbandonando per qualche tempo gli studi. Li riprese però ben presto, con caparbietà. Terminato il liceo si iscrisse nel 1870 alla facoltà di medicina dell’Università di Pavia, grazie a un piccolo assegno concessogli dal Municipio di Brescia. Nella città sul Ticino insegnava in quegli anni Cesare Lombroso, docente dal 1867 di psichiatria clinica delle malattie mentali. Proprio a Pavia Lombroso aveva esaminato nel 1870 il cranio di Giuseppe Villella, contadino calabrese sospettato di brigantaggio, formulando sulla base di quell’esame autoptico la teoria dell’atavismo, fondamento dell’antropologia criminale lombrosiana.
Gli anni universitari furono difficili, poiché le angustie economiche si aggravarono a causa della scomparsa del padre. Tenchini riuscì tuttavia a conseguire la laurea, il 27 luglio 1876, presentando le storie cliniche richieste, una per la chirurgia (Caso di fistola all’ano semplice e completa guarita radicalmente colla legatura elastica) e una per la medicina (Caso di vomito incoercibile a sede e condizione anatomica indeterminata ma probabilmente isterico), superando poi sia l’esame scritto (Cenno delle affezioni più specialmente mediche della cavità delle narici) sia quello orale.
Divenne in seguito assistente di Giovanni Zoja, che ricopriva la cattedra di anatomia, dirigeva ricerche di anatomia macroscopica e sistematica e aveva ampliato la collezione del Museo anatomico pavese con una cospicua collezione craniologica. Fu caposettore nel 1877 e cominciò un paio di anni dopo a tenere un corso di anatomia topografica, per il quale ebbe un incarico ufficiale per il 1880.
Alle ricerche anatomiche Tenchini dedicò oltre sessanta opere, tra monografie, memorie, note e trattati scolastici. In questa vasta produzione si nota un interesse preponderante per gli studi su encefalo, cranio e colonna vertebrale. Tra le sue prime pubblicazioni si può ricordare un Contributo alla storia dei progressi dell’anatomia e della fisiologia del cervello nel secolo corrente con particolare riguardo alla dottrina di Gall (dalle ultime pubblicazioni di Gall al 1870) (Napoli-Roma 1880), opera dedicata alla frenologia, molto popolare verso la fine del XIX secolo, che gli valse il premio Fossati dell’Istituto lombardo di Milano. Tenchini ottenne poi nuovamente il premio nel 1881, per un lavoro dedicato all’anatomia del cervelletto, contenente anche osservazioni microscopiche e relative all’anatomia comparata (Contributo alla anatomia del cervelletto umano e dell’apparato ventricolare e della volta a quattro pilastri, Pavia 1881, con C. Staurenghi).
Sempre nel 1881 fu chiamato a ricoprire la cattedra di anatomia all’Università di Parma, dove fu poi, tra il 1889 e il 1892, preside della facoltà di medicina. Mantenne ancora per alcuni anni rapporti con l’Università di Pavia, ma nella nuova sede ebbe la possibilità di approfondire i suoi interessi, collaborando con il reclusorio della città e con l’ospedale psichiatrico di Colorno. Sottoponendo a esame autoptico i cadaveri dei detenuti, Tenchini indirizzò così le sue ricerche neuroanatomiche tentando di metterle in relazione al tema della criminalità. Legata a queste ricerche fu la fondazione, a Parma, di un Museo di antropologia criminale, per il quale curò, a partire dal 1885, la preparazione di una collezione di maschere in cera di detenuti, molto apprezzate anche da Cesare Lombroso che ne richiese alcune per il suo museo a Torino.
I ceroplasmi di Tenchini erano realizzati con una tecnica del tutto particolare, studiata nel corso di recenti indagini che hanno chiarito la presenza, in una parte dei manufatti, di uno strato di gesso sul quale sono poi posti uno strato cutaneo con porzioni di muscoli mimici e uno strato di cera. Erano infine applicati capelli, barba e baffi originali. Le cere erano spesso corredate anche da preparati anatomici (scheletri, crani, cervelli – conservati con il metodo di Carlo Giacomini, professore a Torino – e altre parti molli) e da dati morfologici e antropometrici, uniti a informazioni sulla storia clinica e giuridica dei detenuti stessi. La maggior parte di queste cere è oggi conservata a Parma (46 pezzi). Una collezione di una trentina di maschere, ordinate e catalogate negli anni Novanta del Novecento, si trova al Museo di antropologia criminale Cesare Lombroso di Torino. Le maschere di Tenchini, ordinabili in base al delitto per il quale il detenuto era stato condannato, vennero esposte nell’ambito di vari congressi dedicati all’antropologia criminale, a Roma nel 1885, a Parigi nel 1889 e infine a Torino, nel 1906.
Le ricerche condotte nell’ambito dell’antropologia criminale sono riassunte nei lavori Cervelli di delinquenti. Superficie metopica. Ricerche di anatomia (Parma 1885) e Cervelli di delinquenti. Superficie parieto-temporo-occipitale. Memoria seconda (Parma 1887).
A studi nel campo dell’anatomia comparata è dedicata un’opera scritta in collaborazione con Francesco Negrini (Sulla corteccia cerebrale degli equini e bovini, studiata nelle sue omologie con quella dell’uomo, Parma 1889). Tenchini fu inoltre autore di alcuni importanti libri di testo che ebbero ampia diffusione, un Compendio di anatomia umana normale, arricchito, nella seconda edizione (Milano 1901) da 163 figure, e un Corso di embriogenesi (Parma 1905), corredato da un atlante di 10 tavole che, insieme al compendio gli valse il premio Guéneau conferitogli dalla facoltà medica di Parma.
Tra il 1901 e il 1905 si dedicò con particolare interesse a studi sul cranio. Si occupò infine di ricerche riguardanti l’uso del liquido Pollacci per la conservazione di preparati anatomici, di alcune anomalie di vasi, muscoli e ossa, di studi sul bulbo giugulare inferiore e sulla ghiandola tiroide. A partire dal 1902 fu docente di anatomia artistica nell’Istituto di belle arti.
Nell’ambito della psichiatria, di cui si era interessato frequentando l’ospedale psichiatrico di Colorno e l’ospedale neuropsichiatrico della provincia di Brescia, si adoperò perché fossero riconosciuti ai pazienti diritti e dignità, approcciandosi alle malattie mentali non soltanto come a una modificazione di meccanismi biologici, ma mettendole anche in relazione con influenze ambientali. Sensibile a temi di medicina sociale, si dedicò allo studio della diffusione della pellagra nel Nord Italia.
Si occupò di politica e fu consigliere comunale e assessore a Parma dal 1883 fino alla morte, oltre che consigliere provinciale. Si dedicò a varie opere di beneficenza, sostenne la necessità di una educazione per le donne e fu promotore di riforme sui luoghi di lavoro.
Colpito da occlusione intestinale il 6 ottobre 1906, mentre si trovava nella casa di campagna a Calvisano, fu trasportato all’ospedale di Brescia, dove si spense all’alba del 10 ottobre.
Fonti e Bibl.: Parma, Biblioteca storica museale di biomedicina, Schede di antropologia criminale, Tenchini; Parma, Archivio storico dell’Università, Giornale del personale, n. 4, p. 32; Pavia, Archivio storico dell’Università, Medicina e chirurgia, carriera scolastica, b. 1689, Esami/diplomi, b. 1315, reg. 1920, Iscritti, b. 164, f. 3, b. 255; Fascicoli docenti, Lorenzo Tenchini.
F. Aporti, In memoria del Professor Dott. Cav. L. T., Brescia 1906; P. Guizzetti, Cenni sulle opere e sulla vita di L. T., Parma 1907; G. Colombo, La scienza infelice. Il Museo di antropologia criminale di Cesare Lombroso, Torino 1975, p. 85; R. Villa, La raccolta di maschere di cera di T., in La scienza e la colpa, a cura di U. Levra, Milano 1985, pp. 250 s.; A. Fappani, T., L., in Enciclopedia bresciana, XVIII, Brescia 2002, pp. 383 s.; P. Mazzarello, Il Nobel dimenticato, Torino 2006, pp. 197, 236; L. Lorusso - C. Cristini - A. Porro, L. T. (1852-1906): neuroanatomy and criminal anthropology, in Medicina nei secoli, 2007, vol. 19, n. 2, pp. 353-360; E. Musumeci, Le maschere della collezione di L. T., in Il Museo di antropologia criminale ‘Cesare Lombroso’, a cura di S. Montaldo - P. Tappero, Torino 2009, pp. 69-76, 234-241; A. Porro, L. T., in Avere una bella cera. Le figure in cera a Venezia e in Italia, a cura di A. Daninos, Milano 2012, pp. 143-151; R. Toni et al., L. T. e le sue maschere. Una collezione anatomica clinica di fine Ottocento tra le Università di Parma e Torino, Milano 2017.