SORANZO, Lorenzo
– Nacque a Venezia, nel sestiere di San Polo, il 25 marzo 1519, secondo degli otto figli maschi di Francesco del procuratore Giacomo e di Chiara Cappello di Lorenzo.
Il padre, figlio unico, percorse una notevole carriera politica culminata nel saviato del Consiglio ricoperto per vari anni; questo spianò la strada alle ambizioni politiche dei figli, due dei quali (il primogenito Giacomo e il terzogenito Giovanni, ambasciatori in varie corti europee) sarebbero divenuti cavalieri e procuratori di S. Marco. Fu dunque il desiderio di primeggiare negli organi di governo della Serenissima il tratto comune di questa generazione Soranzo, sorretta in ciò dalle cospicue ricchezze domestiche. Sennonché nell’arco di pochi anni (1518-20) si ritrovarono ben tre fratelli in grado di rappresentare la famiglia ai vertici dello Stato, e così Soranzo cercò di giocare di anticipo: fallita il 4 dicembre 1537 l’estrazione della Balla d’oro, che gli avrebbe consentito l’accesso anticipato a palazzo ducale, decise di ottenerlo comunque approfittando di un decreto emanato dal Consiglio dei dieci il 14 febbraio 1538, che consentiva l’ingresso nel Maggior Consiglio anche ai patrizi diciottenni disposti a versare all’Erario cento ducati.
Era in corso un’impegnativa guerra (1537-40) contro i turchi: un conflitto difficile e che si sarebbe concluso in termini sfavorevoli alla Repubblica; donde la necessità di reperire risorse finanziarie. Nell’arco di poche settimane ben 434 giovani patrizi versarono la somma richiesta, per cui il 29 aprile dello stesso 1538 i Dieci emanarono un altro decreto, che estendeva l’ingresso in Senato ai patrizi disposti a versare 500 ducati. Nonostante Soranzo mancasse del requisito richiesto, che prevedeva un’età di almeno venticinque anni, egli riuscì a conseguire la nomina, ma essa fu invalidata dal Maggior Consiglio. Questo passo falso condizionò negativamente la sua carriera politica; contestualmente però la sua forzata retrocessione schiudeva le porte alle ambizioni dei fratelli, che ovviamente non mancarono di approfittarne.
Quelli che seguirono furono dunque, per Soranzo, anni di assenza dal mondo della politica; ne approfittò per coadiuvare il padre (anch’egli peraltro molto attivo a palazzo ducale) a gestire l’amministrazione domestica, dimostrando una positiva inclinazione per gli affari: tanto che, nel testamento steso poco prima di morire, Soranzo ricorda che fu proprio il padre ad affidargli i mezzi «per far marcanzia» anche per conto dei fratelli, impegnati in costosi incarichi in Terraferma e all’estero (sarà infatti verso di lui che il 5 aprile 1554 il Consiglio dei dieci si dichiarerà debitore di 250 ducati, «spesi per ser Jacomo Soranzo cavalier ambasciatore nostro in Inghilterra suo fratello in porti di lettere [...] corrieri et altre spese»). A conferma di questo predominante interesse per l’economia, quando decise di farsi una propria famiglia Soranzo seppe realizzare un matrimonio non meno prestigioso che remunerativo: il 30 aprile 1548 sposò infatti Marina Cappello di Filippo fratello di sua madre, Chiara Cappello di Lorenzo, e questa stretta parentela può spiegare la dote di 14.000 ducati, alquanto superiore alla media allora praticata.
Dopo la nascita dell’unico figlio, Soranzo intraprese la carriera politica e il 17 luglio 1551 venne eletto Camerlengo di Comun, magistratura che gestiva i pagamenti della Repubblica e da lui sostenuta fino al 17 novembre 1552; divenne quindi provveditore sopra i conti (25 luglio 1555) e a fine anno entrò a far parte dei venti membri del collegio sopra la revisione dei privilegi; fu poi ufficiale alle Cazude (28 ottobre 1556), per poi passare provveditore alla Sanità (17 luglio 1558) e per tutto il 1559 savio alle Decime. Erano cariche di pertinenza del Maggior Consiglio, quasi tutte di ordine finanziario e solo nel 1563, quando morì suo padre, poté entrare a far parte del Senato; da allora la sua carriera conobbe un salto di qualità, pur senza brillare, dal momento che mai gli vennero affidati incarichi fuori della città, né sarebbe entrato a far parte del Collegio.
Provveditore sopra le Beccarie dal novembre del 1566 all’ottobre del 1567, nel novembre dello stesso 1567 fu uno dei 41 elettori del doge Pietro Loredan, probabilmente in riconoscimento del peso sociale da lui ricoperto nella città piuttosto che del prestigio politico, invero assai modesto. Divenne poi per qualche mese (febbraio-giugno 1568) provveditore alla Giustizia vecchia, quindi il 6 ottobre entrò a far parte per un anno dei sopraprovveditori alle Pompe, dopo di che fu provveditore alle Biave dal 5 gennaio 1569 al 23 maggio 1570. Nei primi giorni del maggio del 1570 fu nuovamente chiamato a far parte della rosa dei 41 elettori del doge Alvise Mocenigo, poi da giugno a dicembre dello stesso anno fu procuratore sopra gli atti del Sopragastaldo.
Scoppiata nel frattempo la guerra di Cipro, il 15 agosto 1571 fu eletto nel novero degli otto nobili incaricati di affiancare il provveditore ai Lidi e Lagune, Vincenzo Morosini, nell’opera di rafforzamento delle difese contro possibili incursioni degli ottomani. In pratica si trattava di aumentare i presidi delle guarnigioni litoranee e di sbarrare l’ingresso del porto di S. Nicolò con una catena, ma dopo neppure un mese (14 settembre) Soranzo fu nominato provveditore all’Arsenale. Il suo compito consisteva principalmente nel provvedere di remi, vogatori, carpentieri le squadre di Creta e Corfù: mansione da lui espletata con puntualità e particolare zelo, visto che il comandante dell’armata navale veneta era suo fratello Giacomo.
Tuttavia, neppure stavolta portò a termine l’incarico, dal momento che il 1° giugno 1572 assunse il ruolo di consigliere per il sestiere di San Polo, che tenne fino al 31 maggio 1573; infine, dopo un intervallo di oltre un anno, il 9 ottobre 1574 fu eletto provveditore sopra le Fortezze. Fu il suo ultimo incarico perché morì nel corso del 1575; la mancanza del registro dei Necrologi rende impossibile stabilire la data e la causa, che con ogni probabilità non fu dovuta alla peste, dal momento che sin dal febbraio del 1575 egli aveva fatto testamento.
Questo lo rivela assai ricco; in esso ricorda di aver provveduto al matrimonio delle figlie: Cecilia, sposata a Francesco Morosini con 15.000 ducati di dote, Elisabetta a Marco Pisani con 20.000 ducati. Il figlio Francesco (1551-1621) nel novembre del 1573 sposò Francesca Calergi di Matteo, appartenente a una famiglia cretese che si divideva fra l’isola (dove possedeva vastissime proprietà) e Venezia. Matteo Calergi diede alla figlia una ricca dote formata da capitali depositati nella Zecca, tali da giustificare il soprannome Tocco d’oro che da allora accompagnò questo ramo della casata Soranzo; inoltre portò con sé preziosi arredi, fra i quali il famoso quadro Cristo e l’adultera del Veronese (Paolo Caliari), il cui fratello Benedetto qualche anno dopo avrebbe affrescato la villa dei Soranzo a Sant’Andrea di Castelfranco.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Misc. codd., I, St. veneta, 20: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de’ patritii veneti, VII, p. 50; Segretario alle voci, Elez. Maggior Consiglio, reg. 3, cc. 24, 30, 31, 208, reg. 4, cc. 9, 13, reg. 5, c. 5; Elezioni Pregadi, reg. 2, c. 69r; reg. 3, cc. 42r, 102r, reg. 4, cc. 27v, 31r, 38v, 67r; Consiglio dei Dieci, Parti Comuni, reg. 21, c. 99r; Senato, Mar, reg. 40, cc. 119v, 121r, 131r, 133r, 146v, 149r, 158r, 161v, 166r; Notarile testamenti, b. 1245/498; Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Cod. Cicogna, 3783: G. Priuli, Pretiosi frutti…, III, pp. 168v-169r; A. Morosini, Historiae Venetae, in Degl’istorici delle cose veneziane…, VI, Venezia 1748, p. 407; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, V, Venezia 1842, pp. 640, 650.