LORENZI (Lorenzani), Lorenzo Romolo
Nacque a Firenze nel 1488 da maestro Lorenzo di ser Piero e da Dianora di Paolo di Paolo Mini, ma nessun documento riguardante Lorenzo menziona questa paternità. Le scarse notizie relative alla famiglia fanno però riferimento al padre come al celebre medico e filosofo, esponente dell'aristotelismo umanistico e professore. Da note manoscritte del L., contenute in un suo libro di conti iniziato il 5 maggio 1518, risulta l'esistenza di due sue sorelle: Lorenza, monaca nel monastero fiorentino detto di Chiarito, e Nanina.
Avviato dal padre agli studi umanistici e medici, nel 1504 il L. prese l'abito dei servi di Maria; in seno all'Ordine proseguì gli studi di grammatica, logica, filosofia e teologia secondo l'iter studiorum stabilito nel capitolo generale del 1494. Il 21 maggio 1510 fu incorporato al Collegio teologico dello Studio fiorentino, dove il 9 giugno 1515, presi i "punti" con Luigi Berretti, ottenne il titolo dottorale, ricevendone le insegne nell'arcivescovado. Come egli stesso ricorda nel libro di conti acquistato a Pavia, nel 1516 divenne professore di logica ordinaria nello Studio pavese grazie a messer Lorenzo Mazzanica. Alloggiato per il primo anno di insegnamento a spese del Senato, fu stipendiato con 100 fiorini di Lombardia, corrispostigli in due rate, e il 26 maggio 1518 fu chiamato a leggere logica straordinaria da Agostino Panigarola governatore dello Studio pavese e senatore di Milano.
Tra il 1480 e il 1599 a Pavia insegnarono vari teologi provenienti dal clero regolare, dei quali venti minori, tredici domenicani, dieci carmelitani; l'unico frate servita a ricoprire un insegnamento fu probabilmente il L., nel periodo in cui nei collegi teologici delle università italiane predominava la scuola francescana scotista, in seno alla quale, in contrapposizione ai domenicani tomisti, si sosteneva il dogma dell'Immacolata Concezione di Maria. Gli studi del L. confluirono nell'edizione, emendata "da innumerevoli errori", delle Disputationes collationales di Duns Scoto (Pavia, G. Pocatela, 1517; poi a cura di A. Fantis, Lione, J. Crispin, a spese di I. Giunti, 1530), dedicate al padre generale Angelo Maria Montorsi.
Del soggiorno pavese del L. e dei suoi rapporti con i conventi serviti dei Ss. Primo e Feliciano e di S. Biagio, non si sa molto; nel 1519, peraltro, doveva già essere partito da Pavia, dato che nelle sue ricordanze annota di aver restituito a frate Geronimo da Pavia lire 33 di moneta milanese prestategli per recarsi a Firenze. Secondo le informazioni fornite da A. Giani, per alcuni anni il L. fu rettore nei ginnasi dell'Ordine, e si occupò anche del governo di vari conventi, finché non divenne priore del convento della Ss. Annunziata di Firenze nel 1531 e nel 1532. Da correggere è invece la notizia fornita da L.G. Cerracchini (p. 217) per cui, per volere del duca Alessandro de' Medici, avrebbe ottenuto fra il 1530 e il 1534 una lettura di teologia e Sacra Scrittura nello Studio fiorentino. È il L., infatti, ad annotare nelle ricordanze di avere iniziato questo insegnamento non prima del 6 nov. 1539, dopo averne avuta la nomina il 3 ottobre precedente per mezzo del segretario di Cosimo I, Francesco Campana, incaricato della riforma dello Studio.
Nel 1540, dopo la morte della madre Dianora, il L. divise con le sorelle una somma di denari; grazie alle ricchezze familiari e ai proventi dell'insegnamento universitario, in varie occasioni fece prestiti senza interessi: nel luglio 1536 al convento dell'Annunziata prestò "scudi 50 d'oro che somma lire 350 [(] per onore del rev. generale maestro Dionisio gratis et amore Dei per uno anno intero" e in altra occasione, un ducato d'oro al confratello Anselmo da Fiorenza per andare a predicare.
Come predicatore il L. si distinse facendo sentire la propria voce da vari pulpiti; nella cattedrale di S. Maria del Fiore, alla presenza di Cosimo I e di molti fedeli, espose con successo le Epistole di s. Paolo e i Vangeli della Quaresima. In questo modo si perpetuava e si rinsaldava il profondo legame fra la famiglia de' Medici e l'Ordine dei serviti, che in gran numero dettero corpo al Collegio teologico fiorentino.
Dopo il definitivo trasferimento dello Studio generale da Firenze a Pisa, nel 1543, Cosimo I affidò al L. la cattedra di teologia nell'Università di Pisa. Per statuto i professori di teologia dovevano essere due alternativamente, dei quali uno incaricato di insegnare e interpretare la dottrina di Duns Scoto e l'altro quella di s. Tommaso. Al L. spettò il primo incarico, che portò avanti seguendo la linea di pensiero inaugurata nell'Università pisana da suo padre Lorenzo e da Nicola Castellani, mirante a conciliare Aristotele con Platone e quindi con la religione cristiana.
Il L. morì a Pisa il 21 ott. 1544.
Le esequie, per espresso volere di Cosimo I, furono particolarmente solenni; con speciale provvedimento, infatti, il duca aveva imposto la partecipazione alle commemorazioni funebri dei docenti dell'Università da poco rinnovata, sotto pena di 15 lire di ammenda per chi avesse disertato. Fra il 22 ottobre e il 18 dicembre a Pisa e a Firenze furono recitate orazioni funebri per il L., mai pubblicate, e redatte in più versioni composte dai discepoli e confratelli del L., Arcangelo de Priorini detto Bruscolo, Giovanni Battista Migliovacca e Zaccaria Faldossi. Il Migliovacca successe al L. sulla cattedra.
I biografi coevi danno notizia di altre opere del L., composte per combattere le tesi luterane, sul purgatorio, l'intercessione, il culto e le reliquie dei santi, le indulgenze, il sacrificio della messa, i sacramenti, il potere del romano pontefice, i bambini morti senza il battesimo, la provvidenza divina, la predestinazione e, infine, anche una cronaca del suo Ordine; opere tutte che risultano introvabili. I contenuti assumerebbero un particolare significato in quanto affrontati dal L. in prossimità del concilio di Trento, ma resta da verificare la loro incidenza sull'insegnamento. Conoscitore dell'ebraico e del greco, il L. è erroneamente ricordato anche come autore della traduzione degli Aphorismi di Ippocrate (Firenze, A. Miscomini, 1494) e per gli scritti In librum Aristotelis de elocutione (Venezia, A. Torresani, tip. Simone da Lovere, 1500), opere del padre Lorenzo (Roschini).
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. generale dei Servi di Maria, Fondo annalistica, C, filza 3: Uomini illustri e privilegi, cc. 222-229; Arch. di Stato di Firenze, Corporazioni religiose soppresse dal governo francese, 119, cod. 347: Libro di dare et havere per me maestro Romolo fiorentino (1516-40), cc. 8r, 35v, 129r; Firenze, Biblioteca nazionale, Poligrafo Gargani, 1139, schede 91, 93; M. Poccianti, Chronicon rerum totius sacri Ordinis servorum Beatae Mariae Virginis in quo illustrium patrum qui sanctitate, doctrina et dignitate in eo floruerunt, vitae atque actiones continentur, Florentiae 1567, p. 308; Id., Catalogus scriptorum Florentinorum, ibid. 1589, pp. 156 s.; A. Giani, Annalium Sacri Ordinis fratrum servorum B. Mariae Virginis, II, Florentiae 1622, pp. 140 s.; L.G. Cerracchini, Fasti teologali, Firenze 1735, pp. 217-219; A. Fabroni, Historia Academiae Pisanae, II, Pisis 1795, pp. 106-108; P.M. Branchesi, Bibliografia dell'Ordine dei servi, II, Edizioni del secolo XVI (1501-1600), Bologna 1972, pp. 80 s.; G. Roschini, Galleria servitana, Roma 1975, p. 171; Storia dell'Università di Pisa, a cura della Commissione rettorale per la storia dell'Università di Pisa, I, 1343-1737, 2, Pisa 2000, pp. 522, 540; M.P. Paoli, La teologia e la storia sacra, ibid., II, 1737-1861, 2, ibid. 2000, pp. 418-420.