NERI, Lorenzo
NERI, Lorenzo. – Nacque il 24 dicembre 1807 a Empoli da Pietro di Filippo, bisnipote del noto Ippolito, e da Luisa Pistolesi, che, oltre a numerosi aborti, ebbe undici figli dei quali solo tre, però, riuscirono a superare i primi anni di vita; lo stesso parto di Lorenzo fu caratterizzato da notevoli complicazioni.
Dalla famiglia, nella quale molti erano i religiosi o ricoprenti ruoli laici nelle istituzioni religiose, ricevette quell’impronta fortemente cattolica che sostanziò tutta la sua opera. Bini (1969, p. 32) suppose una prima educazione elementare da parte del padre e quindi per cura di un sacerdote cugino di quest’ultimo, Giuseppe Neri. Terminati con successo gli studi secondari, iniziati nel 1821 presso le scuole pubbliche di Empoli, fu orientato agli studi giuridici, nonostante una precoce propensione alle lettere. Grazie a un posto gratuito ottenuto, previo esame, al R. Collegio Ferdinando di Pisa, dove si trasferì nel novembre 1826, poté compiere un comodo percorso universitario, altrimenti impossibile a causa delle ridotte capacità economiche della famiglia.
Durante gli anni universitari esordì con Poesie (Pisa 1828), una raccolta di tre componimenti in endecasillabi sciolti (La visione, Le tombe d’Arvisa e La selva di Ragela) che gli valse, nonostante i modesti risultati, l’annessione all’Accademia dei Tegei di Siena. Conseguita la laurea in legge il 21 febbraio 1831, vinse il concorso per il posto di scrivano presso il Monte Pio a Empoli, dove già lavorava suo padre. Al 1832 risale la prima tragedia, Crispo (Empoli), per la quale ottenne gli elogi dall’Accademia della Crusca. Partecipò quindi, giungendo però solo terzo, al concorso per la cattedra vacante di umanità e retorica nella scuola pubblica di Empoli, continuando, nonostante le difficoltà a entrare nei circuiti ufficiali, l’attività di tragediografo con Clefi (1835-36), rimasta manoscritta.
Nelle poesie e nelle tragedie non va oltre la riproposizione di moduli tardamente classicheggianti. Le tragedie storiche si segnalano per gli accenti patriottici e, in particolare il Crispo, per una lettura moralistica e provvidenziale della storia.
Intanto l’amico Niccolò Tommaseo lo raccomandava a Giampietro Vieusseux per l’Antologia e, senza riuscire, a Cesare Cantù affinché gli procurasse delle collaborazioni presso l’editore Stella. Nel 1839 si unì in matrimonio con Giuseppa Pierotti ed entrò nell’agone politico con lo scritto, pubblicato in forma anonima, Del progresso. Saggio di un uomo di buona fede sottoposto al giudizio di quelli che con fede, speranza e carità cercano il bene de’ loro simili, che lo collocava, seppur in una posizione indipendente, nel quadro delle idealità risorgimentali.
In linea con la tradizione familiare, si rese protagonista in diversi ambiti della comunità empolese: nel 1841 fu insignito del titolo di provveditore dell’Opera di S. Andrea; l’anno successivo fu tra i promotori della nascita dell’istituto Misericordia di Empoli, che surrogava la Compagnia della Buona Morte; contribuì inoltre alla nascita dell’Accademia empolese di scienze economiche, ufficializzatasi nel 1845, della quale fu il primo segretario.
Morta la moglie nel 1847, sposò in seconde nozze nello stesso anno Cunegonda Lippi, dalla quale ebbe diversi figli, molti dei quali, però, non superarono la tenera età.
Frattanto l’attività politica si andava intensificando: ribadite con l’opuscolo Delle poche osservazioni al discorso di Vincenzo Salvagnoli sullo stato politico della Toscana (Empoli 1847), sorta di difesa dello statista conterraneo, e nelle Parole ai soldati italiani (Firenze 1847) le sue inclinazioni liberali, nel novembre 1848 Neri, che era stato nominato membro della guardia civica da Leopoldo II , divenne consigliere del Circolo politico della sua città. Alla fuga del granduca radicalizzò le sue idee, dapprima moderate, abbracciando la causa democratica. A testimonianza delle sue posizioni risorgimentali resta anche una Elegiaagli Italiani, inserita nel volume (contenente scritti di Francesco Domenico Guerrazzi, Giuseppe Mazzini, Giuseppe Montanelli e altri) Un serto all’Italia: ossia raccolta dei migliori discorsi politici composti dalle più valenti penne italiane (Livorno 1849, pp. 19-21).
Nel 1849, trasferitosi a Firenze, fu eletto deputato alla Costituzione toscana per il compartimento fiorentino, nella quale fu, però, attivo solo marginalmente. Alla restaurazione granducale nel maggio dello stesso anno, dopo una prudente attesa degli eventi a Firenze, ritornò a Empoli: di qui, per sfuggire all’ostilità dei conservatori che gli si riversarono contro a causa delle posizioni democratiche assunte nel biennio precedente, fu costretto a riparare in campagna, probabilmente nella villetta di Corticella, sull’Orme presso Ponzano, resto dei beni familiari. Colpito al tempo stesso dalle sanzioni ufficiali, fu sospeso dall’impiego e inibito dall’insegnamento anche privato, vedendosi costretto a impartire lezioni di latino e filosofia quasi clandestinamente nelle case degli scolari. All’anonimo Cittadino cristiano (1849) e al libello Consigli politico-religiosi al cittadino toscano (Firenze 1849), contrassegnati da un ritorno all’originario moderatismo cattolico, affidò gli ultimi suoi interventi nel dibattito politico, se si eccettua la rivendicazione di una morale fortemente ispirata al cattolicesimo delle Osservazioni cattoliche (ibid. 1855), in polemica con le posizioni laiche assunte dal presidente dell’Accademia empolese Pietro Garinei nel panegirico Vita ed elogio di Olderigo Castellani da Empoli (Firenze 1855).
Negli anni successivi si dedicò decisamente a opere di carattere edificante: Visita ad un ricovero di mendicità (Firenze 1851), Ricordi di un buon uomo delle carceri e visitatore del povero a suo fratello (Empoli 1853), lo scritto che più riscosse successo di vendite e di critica, cui si aggiunse, da ultimo, Giannino, ovvero la scuola dell’avversità (postumo, Milano 1871).
Tali scritti si strutturano in serie di racconti all’interno di una cornice narrativa come, per esempio, la visita a «un ricovero di mendicità» cui un padre sottopone i figli: le storie narrate dai diversi personaggi che si alternano sulla scena svolgono una funzione esemplare perché gli educandi, conosciute le sventure umane e le sue cause, traggano insegnamento dalla «miseria» che è «ottima maestra» (Giannino…, p. 23).
Intanto, la precaria condizione economica della famiglia fu ulteriormente gravata dalla morte del fratello Luigi, che lasciò a Neri la piena responsabilità del sostentamento della sorella e della madre (vedova dal 1843). Escluso dalla pubblica istruzione per l’ostracismo della comunità empolese – nel 1855 gli fu preclusa, infatti, la partecipazione al concorso per la cattedra di filosofia – nel 1857 gli fu finalmente ripristinato il diritto di impartire lezioni private nella propria casa, mentre collaborava, con articoli e racconti, a diverse riviste, tra le quali Letture di famiglia, La Gioventù, l’Istitutore, Scuola e famiglia; fu, tra l’altro, raccomandato da Tommaseo, a quanto pare senza fortuna, all’editore Barbèra per Lo Spettatore.
A una vocazione pedagogica rispondono il manuale, assunto nelle scuole pubbliche, di scrittura toscana La famiglia Bolognani: esercizio di lettere familiari e di lettura pe’ giovinetti (Firenze 1861) e Il buon soldato. Libro di letture per le milizie dell’Italia unificata (postumo, Empoli 1872), scritto in occasione della partecipazione nel 1867 a un concorso promosso dalla Società pedagogica di Milano, ove ottenne una menzione d’onore.
In questo periodo la vita associativa di Neri pare diventare, dopo anni di notevoli difficoltà, più ricca, con la partecipazione a diversi consessi letterari e accademie, tra le quali vi fu forse quella dei Georgofili. Nel 1866 fu finalmente chiamato a ricoprire la cattedra di filosofia nelle scuole statali di Empoli e nel 1868 gli fu conferita, dal ministero della Pubblica Istruzione, che già lo aveva graduato professore e dottore in lettere e filosofia nel 1865, l’onorificenza di cavaliere dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
Gli ultimi anni di vita furono contrassegnati, oltre che da una cronica indigenza cui erano solo parziale sollievo i proventi dell’insegnamento e di qualche sussidio pubblico occasionale, da uno stato di salute estremamente delicato, con quasi assoluta cecità, conseguente, con ogni probabilità, a un attacco di cuore dovuto alla profonda commozione che lo colse in occasione del tributo riservatogli dalla comunità empolese al termine della rappresentazione della sua tragedia giovanile Crispo nel 1867. Dalle carte ministeriali emerge, oltre alla continua richiesta di sussidi, anche una sua ultima opera teatrale, la commedia Il servo amoroso, che inviò al ministro della Pubblica Istruzione il 9 giugno 1870.
Morì a Empoli il 22 luglio 1870.
Opere: Dalla corrispondenza di Neri con le autorità ministeriali si ricava notizia di altri suoi scritti mai finiti a stampa o irreperibili: Ammaestramenti rettorici di letteratura italiana e francese; Gli operai di uno spedale; Gli italiani fuori d’Italia; Il romito d’Untervaldo; Lazzaro Guinigi; Il rinnegato siciliano. Per i racconti pubblicati in rivista cfr. Passano, 1878. Altre opere: Il laicato cattolico e la propaganda protestante, Firenze 1864; I due fratelli ungheresi, ossia Un episodio della guerra de’ Trent’anni (racconto), ibid. 1865; Genevieffa, ovvero Due donne e non due mogli, ibid. s.d. [ma 1866?]; Scene irlandesi (racconto), Campobasso 1879.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Stato civile di Toscana 1808-1865, Censimento (1841), bobina 24, c. 184v; Roma, Arch. centr. dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Personale (1860-80), b. 1467. Una biografia anonima compare in app. a: L. Lazzeri, Storia di Empoli, Empoli 1873, pp. 387-398; G. Passano, I novellieri italiani in prosa, Torino 1878, pp. 466 s.; Fracassini, Per L. N., in Il piccolo corriere del Valdarno e della Valdelsa, 1908, nn. 34 e 51; Le Assemblee del Risorgimento. Atti raccolti e pubblicati per deliberazione della Camera dei deputati, a cura di C. Montalcini - A. Alberti, Roma 1911, III, Toscana, passim; G. Lastraioli, Un repubblicano a Empoli nel Quarantotto, in Misc. storica della Valdelsa, s. 160-161, LXI-LXII (1955-56), pp. 57-66 (in partic., p. 65); N. Tommaseo, Diario intimo, Torino 1946, ad ind.; L. Testaferrata, Sul manoscritto del “Clefi”, in Bull. stor. empolese, I (1957), pp. 9-16; M. Bini, L. N. e il suo tempo (capitolo I e II), ibid., XIII (1969), pp. 29-73; Id., L.N. e il suo tempo (capitolo III), ibid., pp. 99-122 (che si giova del finora irreperibile ms. Libro di ricordi varij di Casa Neri, «attendibilissima fonte e in buona parte autobiografica»: p. 30); Id., Figure minori del Risorgimento in Toscana. Un amico del Tommaseo: L. N., in La Nazione, 22 gennaio 1971; Diz. della letteratura italiana (Rizzoli), II, 1977, p. 535.