MUTTONI, Lorenzo
– Nacque a Verona, nella parrocchia di S. Felicita, il 13 ottobre 1726 da Francesco e da Lucia Cuspati (Verona, Archivio storico della Curia diocesana, S. Felicita, Battesimi, 1723-1745).
Si formò con Giacomo Ceola, per quanto riguarda la pratica scultorea, e con Paolo Pannelli, per lo studio del disegno. Nel 1738 risulta ancora residente nella contrada di Ponte Pietra con i genitori e i fratelli maggiori Piero, Giorgio e Carlo (Archivio di Stato di Verona, Deputazione provinciale di Verona, Antichi estimi provvisori, Anagrafi, Ponte Pietra, 1738, reg. 642). Il 23 novembre 1746 sposò Caterina Bendazzoli, sorella dello scultore Giovanni Battista (Verona, Archivio storico della Curia diocesana, S. Felicita, Matrimoni, 1724-1800), dalla quale ebbe cinque figli, una femmina e quattro maschi: Pietro, Giovanni Battista, Giuseppe e Gaetano (Zannandreis, 1891, p. 412). Il 21 dicembre 1774 compare tra gli iscritti alla fraglia veronese dei tagliapietra (Archivio di Stato di Verona, Casa dei mercanti, Atti dei vicari, b. 51, filza «1774 Fillo scriture e mandati del signor Giacomo Castori nodaro stabile sopra la Magnifica Casa dei mercanti di Verona», c. sciolta). Nel 1780 l’abitazione dello scultore, documentato fino al 1749 nella parrocchia di S. Felicita (Brenzoni, 1972, p. 220), risulta trasferita nella contrada di Ognissanti (Archivio di Stato di Verona, Deputazione provinciale di Verona, Antichi estimi provvisori, Anagrafi, Ognissanti, 1780, reg. 840).
A Verona, collaborò con il maestro Ceola alla realizzazione delle statue dei Ss. Giorgio e Lorenzo Giustiniani per la facciata della chiesa di S. Giorgio in Braida di cui un’iscrizione sul basamento attesta la conclusione nel 1741, e dei Ss. Bernardino e Francesco d’Assisi per l’altare maggiore di S. Bernardino, databili circa allo stesso anno (Toffali, 1971-72) e comunque prima della morte di Ceola, avvenuta il 14 marzo 1742 (Zannandreis, 1891, p. 410); considerate perdute dopo il bombardamento della chiesa nel 1945, sono attualmente conservate nel chiostro del monastero di S. Elisabetta.
La più antica notizia relativa all’attività autonoma di Muttoni si riferisce a un pagamento di 45 lire, del 15 febbraio 1747, per l’esecuzione di alcune «opere e fatture» per l’altare maggiore della chiesa dell’ospedale dei Ss. Giacomo e Lazzaro alla Tomba (Repetto Contaldo, 1996, p. 173 n. 144). Appartengono a una fase giovanile i Ss. Elia e Eliseo sull’altare di S. Teresa nella chiesa degli Scalzi, alla cui decorazione partecipò anche Francesco Filippini, scomparso nel 1749 (Guzzo, 1984).
Tra il 1754 e il 1755 è documentata la sua presenza nel cantiere della cappella della Madonna del Popolo nel duomo con un ruolo di primo piano, verosimilmente di direzione dei lavori, come provano il fatto che durante i lavori si recò diverse volte nell’abitazione dei giuspatroni Malaspina e l’ampia gamma di attività in cui risulta impegnato: dall’invenzione delle sagome per i capitelli al disegno della balaustra (Archivio di Stato di Verona, Compagnie ecclesiastiche di Verona, Cattedrale, S. Maria Novella ora Madonna del Popolo, reg. 33). A questo proposito non sembra inutile richiamare le affermazioni di Zannandreis (1891, p. 412) secondo cui l’artista «dilettosi anche d’architettura e specialmente in altari, de’ quali ve ne sono in Verona e fuori». Nella medesima cappella, consacrata nel 1756, Zannandreis (p. 410), seguito da Tomezzoli (2003), ascrive alla mano di Muttoni le statue di Profeti nel tamburo.
Legate a lavori di rifacimento dell’edificio (1756) sono le statue sulla facciata di S. Pietro in Monastero, S. Pietro, Fede e Carità, vicine per linguaggio formale alle sculture eseguite da Muttoni per il secondo altare di sinistra, «parimenti di sua architettura», nella chiesa della Ss. Trinità, raffiguranti il Padre Eterno e due Angeli (Zannandreis, 1981, p. 410).
Risale all’11 maggio 1757 il contratto relativo alla pavimentazione, due pilastri e altrettante statue dei santi titolari per l’ingresso della chiesa dell’ospedale dei Ss. Giacomo e Lazaro alla Tomba (Repetto Contaldo 1996, pp. 165, 264-265). Le statue, portate a compimento entro il mese di luglio dello stesso anno, vennero rifiutate dai committenti e andarono in seguito perdute. Quelle attualmente conservate all’interno dell’ospedale di Borgo Roma corrispondono alla seconda versione commissionata all’artista il 28 luglio 1757.
Tra le numerose statue della cappella del Ss. Sacramento nella cattedrale di Verona, ricostruita tra il 1759 e il 1762, vengono assegnate a Muttoni gli Evangelisti Marco, Matteo e Luca e le sculture di Angeli e Cherubini intorno alla pala d'altare (Dalla Rosa, 1803-04, p. 44). Tuttavia il linguaggio delle opere suggerisce prudenza nell’accogliere l’attribuzione. Nell’atteggiamento di S. Marco e S. Luca è presente una concitazione estranea alle compassate figure di Muttoni, mentre lo stile del S. Matteo risulta del tutto assimilabile a quello del S. Giovanni Evangelista eseguito per la stessa cappella da Francesco Zoppi. Per quanto riguarda gli Angeli e i Cherubini il dubbio è di carattere tecnico, essendo scolpiti in marmo, materiale assente nell’abbondante produzione dello scultore, maggiormente avvezzo alla lavorazione della più duttile pietra locale.
Rimangono a testimoniare la produzione chiesastica degli anni Sessanta i Ss. Filippo e Giacomo e due Angeli della chiesa di Cavalcaselle (Zannandreis, 1891, p. 411).
Del grado di apprezzamento goduto da Muttoni sono rimarchevoli indizi l’alto livello sociale dei committenti e l’ampiezza della fama al di fuori dei confini del territorio veronese. Per la villa dei nobili Lechi a Montirone (Brescia) eseguì dodici vasi e dodici statue di divinità mitologiche, destinati ad abbellire le poste della scuderia (ibid., 412), e quattro sculture per la cancellata d’ingresso – Apollo, Diana e due guerrieri, forse identificabili con Marte e Minerva – queste ultime non menzionate dalle fonti ma ascrivibili alla sua mano su basi stilistiche. Le opere vanno datate all’inizio del settimo decennio, in relazione ai documenti d’archivio che fissano al 1755 e al 1760 la costruzione, rispettivamente, della scuderia e della cancellata.
A Mantova fiancheggiano il portale d’ingresso di palazzo Bianchi, ora sede vescovile, due Telamoni realizzati da Muttoni poco dopo il 1763 (Marani - Amadei, 1977).
Secondo Zannandreis (1981, p. 411) scolpì due statue, Venera e Cassandra, «al Co. Fattori fuori in una sua villa» generalmente identificata con quella di Novare, presso Negrar, ampliata a più riprese tra il 1764 e il 1779. Ragioni iconografiche non consentono di individuare le opere tra le numerose statue che decorano la facciata, le ali laterali e la parte anteriore del giardino, sussiste però la possibilità di identificarle con quelle del giardino-bosco sul retro della villa (Bussola, 2005). A ridosso dell’impegno per la villa di Novare va situata la commissione dello stesso Giacomo Fattori della statua di S. Lucia per la chiesa di S. Lucia extra a Verona (Zannandreis, 1891, p. 411).
Delle sculture scolpite da Muttoni per la villa dei Carli a Oppeano si trovano tuttora in situ Apollo e Diana, quest’ultima ricordata erroneamente come Clizia (Zannandreis, 1891, p. 411), mentre risultano perduti due Putti. L’esecuzione delle opere seguì probabilmente la ristrutturazione dell’edificio intrapresa attorno al 1763.
Nel 1765 è documentata la realizzazione di quattro statue di divinità mitologiche per la facciata di villa Dionisi nella frazione di Ca’ del Lago, presso Cerea (Guzzo, 1991A). Sul retro della villa si trovano altre tre sculture recentemente acquisite al catalogo di Muttoni (Tomezzoli, 2011, p. 549). In relazione a quest’ultime sono state messe le statue di Cerere e Pomona di palazzo Zavarise Mariotto-Ronca a Verona, riferite a Muttoni in via dubitativa (Fabbri, 2011).
Caposaldo dell’attività dell’artista sono le statue di Apollo, Venere, Diana, Adone e Atalanta nel giardino Giusti a Verona «cadenzate da lunghe linee avvolgenti che ne tracciano con eleganza i profili» e rendono ragionevole una datazione verso la seconda metà degli anni Sessanta (Semenzato, 1966, p. 76). Appare dubbia l’identificazione come Atalanta della figura femminile accompagnata da un’aquila, attributo proprio di altre divinità.
Del grandioso ciclo realizzato da Muttoni, ampiamente coadiuvato dal figlio Pietro, per villa Canossa a Grezzano, composto da 114 pezzi tra sculture grandi, 'mezzane' e piccole, oltre a fontane e vasi (Gaetani di Canossa, 2007), sopravvivono solo quattro figure di mano del figlio Pietro raffiguranti le età dell’uomo: Età del ferro, Età dell’argento e Età dell’oro, nel giardino (Le pietre della memoria, 2002, p. 61), ed Età del bronzo, in stato frammentario all’interno della villa.
Sicuramente successive al 1760 sono due statue di Angeli nella parrocchiale di Valeggio sul Mincio, dove, come già a Grezzano, Novare e Cavalcaselle, Muttoni lavorò a fianco dell’architetto Adriano Cristofali.
Il 18 dicembre 1766 ricevette 176 troni per la realizzazione di «scudi e scoltura dell’armi» per la chiesa scomparsa di S. Agnese a Verona (Repetto Contaldo, 1996, p. 166).
In occasione dell’incoronazione solenne dell’immagine della Madonna del Popolo, nel 1770 realizzò 24 Profeti in stucco e diversi Angeli per l’apparato scenografico allestito nellla cattedrale di Verona.
Secondo Zannandreis (Zannandreis, 1891, p. 411), Muttoni fu impiegato «onde formare nell’Anfiteatro dell’Arena cinque statue di stucco, nel recinto che vi si faceva per la caccia al toro […] rappresentanti le quattro Arti liberali, e nel mezzo Verona trionfante con appiedi il fiume Adige». Un’idea di queste opere, perdute, si ricava da due incisioni che riproducono il recinto per la caccia ai tori allestito nel 1769 e nel 1778 (L’architettura a Verona nell’età della Serenissima (sec. XV - sec. XVIII), a cura di P. Brugnoli - A. Sandrini, II, Verona 1988, pp. 38 s.).
Rimane da sciogliere il nodo relativo alle opere autografe, da distinguere rispetto a quelle uscite dalla bottega, di cui fecero parte i figli Pietro e Gaetano e il cognato Giovanni Battista Bendazzoli. Frutto di una più stretta collaborazione degli aiuti sono le statue, Pietro, Paolo, Fede, Speranza e Carità, nella chiesa di S. Andrea Apostolo a Sandrà; le statue di virtù nella cappella del Ss. Sacramento nella chiesa di S. Maria Maddalena a Desenzano del Garda; le sculture, Inverno e Primavera, di villa Rotari Cartolari ad Avesa; i Ss. Antonio Abate, Valentino, Lucia e Apollonia nella chiesa di S. Pietro Apostolo ad Arbizzano (Zannandreis, 1891, pp. 411 s.).
L’ultima menzione relativa all’attività di Muttoni nei documenti riguarda un pagamento del 31 agosto 1774 per il restauro di due statue nella chiesa di S. Agnese a Verona (Repetto Contaldo, 1996, p. 166).
Molto consunte e perciò difficili da giudicare sono quattro figure allegoriche scolpite, assieme a due Putti perduti, per la facciata di palazzo Carli a Verona e la Vergine Immacolata e i Ss. Pietro, Eurosia, Chiara e Antonio da Padova nel cortile e nella piazzetta della parrocchiale di Arbizzano (Guzzo, 1991B).
Le fonti sono discordi riguardo alla paternità degli Angeli sull’altare di S. Tommaso da Villanova nella chiesa di S. Eufemia (Zanolli Gemi, 1991) e di undici busti di santi dell’Ordine domenicano, in origine molto più numerosi, nel dormitorio dell’ex convento di S. Anastasia a Verona, oggi sede del conservatorio (Semenzato, 1966, p. 150).
Problematico risulta anche il riconoscimento di Muttoni come autore della decorazione plastica di villa Pindemonte Rezzonico Castelbarco, nella frazione di Vo’ Pindemonte, presso Isola della Scala, in virtù della datazione al 1742 proposta per le sei statue di divinità sul coronamento del prospetto principale (Ericani, 1987, p. 161) e per i caratteri stilistici non congrui alla maniera di Muttoni delle statue del viale e delle due sculture sui pilastri d’ingresso. Da scartare è l’ipotesi, avanzata in passato, di una partecipazione di Gaudenzio Bellini, grazie a ritrovamenti archivistici che attestano la provenienza da un’altra villa delle tre sculture siglate da questo artista collocate dietro l’edificio (Buttapietra: il territorio e la comunità, a cura di B. Chiappa - G. M. Varanini, Buttapietra 2006, p. 78).
Sembra prudente ipotizzare l’intervento di un'altra mano per la statua di Mosè sul coronamento esterno di S. Maria della Steccata a Parma in virtù del vigore plastico ed espressivo della figura, estraneo al fare più tipico di Muttoni. Ritrovamenti archivistici effettuati in occasione dell’ultimo restauro da Silvia Simeti confermano la provenienza veronese dell’opera, ma non nello specifico il nome dell’autore, e permettono di datarla con sicurezza al 1764, in contrasto con quanto riportato da Zannandreis (1891, p. 412) secondo cui la statua venne eseguita da Muttoni in età giovanile e «sebbene delle sue prime, gli riuscì benissimo» tanto da guadagnargli l’invito dei parmigiani a trasferirsi definitivamente nella città.
Non condivisibile risulta l’attribuzione a Muttoni di diverse statue: tre sculture sul coronamento del prospetto di villa Albertini, Fraccaroli in località San Mattia, nel veronese, S. Elisabetta sulla facciata della chiesa dell’omonimo monastero veronese, Minerva e putti sullo scalone di palazzo Serenelli Benciolini a Verona (Zannandreis 1891, p. 410 s.), Ss. Pietro e Paolo nel duomo di Villafranca (Semenzato, 1966, p. 150), Evangelisti e Profeti nella chiesa di Grezzano, otto statue di santi nella parrocchiale di Caprino Veronese (Marchini, 1981, pp. 548, 560).
Dal catalogo dell’artista sono già state espunti il rilievo con la Cena in Emmaus nella chiesa di Negrar (F. Bresaola, L’altar maggiore di Negrar, in Vita veronese, LIV [agosto 1961], p. 338); le sculture sulla facciata di palazzo Portalupi a Verona (Semenzato, 1966, p. 150); la statua di S. Lorenzo Giustiniani nel vano attiguo alla sacrestia dei cappellani nella cattedrale di Verona (Guzzo 1993, p. 25); le statue di santi sull’altare maggiore di S. Giorgio in Braida a Verona (S. Lodi, S. Giorgio in Braida: architettura e arti figurative a Verona nel Cinquecento, Vago di Lavagno 2009, p. 86); i rilievi sulla facciata e le sculture nell’atrio di palazzo Emilei a Verona (Molteni, 2012, pp. 121-126).
Morì il 31 ottobre 1784 a Trevenzuolo dove si trovava per attendere alla realizzazione di un altare e di una statua per la parrocchiale su incarico dei nobili Pellegrini (Verona, Archivio storico della Curia diocesana, Ognissanti, Morti, 1782-1800).
Opere perdute: Madonna e S. Giovanni nella chiesa soppressa di S. Teresa, meglio nota come chiesa «delle Terese», a Verona; statua di Flora scolpita per il giardino Cristani a S. Giovanni in Valle, a Verona; statua di Venere, commissionata dai conti Canossa e passata nell’Ottocento nelle collezioni del veronese Andrea Monga; statue dei santi Jacopo e Lazaro sulla piazzetta antistante alla chiesa di S. Maria in Organo; Madonna sullo scalone del convento di S. Anastasia.
Opere non identificate: S. Martino vescovo e S. Martino papa nella chiesa di S. Martino a Bozzolo.
Fonti e Bibl.: S. Dalla Rosa, Catastico delle pitture, e scolture esistenti nelle chiese, e luoghi pubblici situati in Verona (1803-04), a cura di S. Marinelli - P. Rigoli, Verona 1996, pp. 44, 273; Id., Pitture scolture ed architetture degne dell’osservazione degl’intelligenti e dilettanti le quali si riscontrano nelle chiese Matrici della città di Verona, Verona (1809), pp. 6, 8; G.M. Rossi, Nuova guida di Verona e della sua Provincia, Verona 1854, p. 85; D. Zannandreis, Le vite dei pittori scultori e architetti veronesi pubblicate e corredate di prefazione e di due indici da Giuseppe Biadego, Verona 1891, pp. 410-412, 498; L. Simeoni, Verona. Guida storico-artistica della città e provincia, Verona 1909, pp. 88, 111; L. Stanghellini, Valeggio sul Mincio. Note di arte e di storia, Verona 1915, p. 7; R. Brenzoni, in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXV, Leipzig 1931, p. 300; C. Semenzato, La scultura veneta del Seicento e del Settecento, Venezia 1966, pp. 76, 149 s.; A.R. Toffali, La chiesa e il convento di S. Bernardino a Verona, tesi di laurea, Università degli studi di Padova, facoltà di lettere e filosofia, a.a. 1971-72, p. 199; R. Brenzoni, Dizionario di artisti veneti: pittori, scultori, architetti, etc. dal XIII al XVIII secolo, Firenze 1972, pp. 219 s.; E. Marani - G. Amadei, Antiche dimore mantovane, Mantova 1977, p. 135; G.P. Marchini, Per un catastico delle «pitture» e delle sculture nelle chiese del territorio veronese, in Chiese e monasteri nel territorio di Verona, Verona 1981, pp. 548, 560, 566; E.M. Guzzo, La chiesa degli Scalzi in Verona, Verona 1984, p. 17; Villa Dionisi a Cerea, a cura di B. Chiappa - A. Sandrini, Cerea 1986, pp. 54, 60; Avesa 2 e la sua valle, a cura di G. Peroni - B. Polverigiani, Verona 1987, pp. 598 s.; G. Ericani, L’arredo della villa: sculture, affreschi e dipinti, in Villa Pindemonte a Isola della Scala, a cura di B. Chiappa - A. Sandrini, Verona 1987, pp. 161-163; A. Abramich et al., Un borgo, una storia: S. Lucia verso i nuovi quartieri: dal ’500 al ’700, II, Verona 1990, p. 71; E.M. Guzzo, Appunti sul patrimonio artistico ceretano tra ’500 e ’700, in Cerea: storia di una comunità attraverso i secoli, a cura di B. Chiappa - A. Sandrini, Cerea 1991A, p. 300; Id., Sculture di L. M. nella chiesa di Arbizzano, in Negrar: un filo di storia, a cura di G. Viviani, Negrar 1991B, pp. 263-265; N. Zanolli Gemi, S. Eufemia : storia di una chiesa e del suo convento a Verona, Verona 1991, p. 105; E.M. Guzzo, La cattedrale di Verona, Verona 1993, pp. 25, 31; M. Repetto Contaldo, La chiesa e le chiese dell’ospedale dei Ss. Giacomo e Lazzaro «pro honore divino et dignitate civitatis». Arredi interni e decorazioni pittoriche dal Cinque al Settecento, in L’Ospedale e la città: cinquecento anni d’arte a Verona, a cura di A. Pastore et al., Verona 1996, pp. 165 s., 173 n. 14, 264 s.; E.M. Guzzo, Apporti emiliani alla decorazione del Settecento: il salone di villa Fattori Mosconi, in Annuario storico della Valpolicella, 1995-96, n. 12, p. 161; Id., Episodi di committenza artistica tra Settecento e primo Ottocento: la cattedrale ed i canonici, in Studi storici Luigi Simeoni, XLVII (1997), pp. 248 s.; Le pietre della memoria: chiese e ville a Mozzecane, Mozzecane 2002, pp. 27, 61; A. Tomezzoli, Francesco Zoppi, in Scultura in Trentino. Il Seicento e il Settecento, a cura di A. Bacchi - L. Giacomelli, I, Trento 2003, p. 363; E. Bussola, Villa Fattori-Mosconi nell'amena valle di Novare in Valpolicella, tesi di laurea, Università degli studi di Verona, facoltà di lettere e filosofia, a.a. 2004-05, pp. 158 s.; I. Gaetani di Canossa, Adriano Cristofali e la famiglia Canossa, in Adriano Cristofali (1718-1788). Atti del Convegno,… 2005, a cura di L. Camerlengo - I. Chignola - D. Zumiani, Mozzecane 2007, p. 96; R. Caloi, Palazzo Carli a Verona, Verona 2009, pp. 108 s.; L. Fabbri, in Il Settecento a Verona. Tiepolo, Cignaroli e Rotari: la nobiltà della pittura, a cura di F. Magani - P. Marini - A. Tomezzoli (catal., Verona, 2011-12), Cinisello Balsamo 2011, pp. 168 s.; A. Tomezzoli, La decorazione a stucco a Verona nel Settecento: Donato Pozzi al servizio di Gabriele Dionisi, in Passaggi a nord-est. Gli stuccatori dei laghi lombardi tra arte, tecnica e restauro, Trento 2011, p. 549; M. Molteni, Sculture e stucchi settecenteschi nel palazzo degli Emilei, in Il palazzo e la città: le vicende di palazzo Emilei Forti a Verona, a cura di L. Olivato - G.B. Ruffo, Sommacampagna 2012, pp. 121-126.