LORENZO Monaco
Pittore, nato a Siena forse nel 1370 o 1371, operò a Firenze alla fine del sec. XIV e nei primi decennî del XV, dove viveva ancora nel 1422. La sua prima educazione a Siena, principalmente su Simone Martini e sui Lorenzetti, si manifesterà sempre in lui per un prevalere di elementi fantastici, per il colore, per lo spirito pieno di gotico tormento, per linee di valore decorativo o suggeritrici di tenui volumi. Venuto a Firenze circa ventenne, entrò nel 1390 nel convento camaldolese degli Angeli, dove nel 1391 fece professione. Della pittura fiorentina contemporanea l'attrasse soprattutto la corrente orcagnesca, che più cercava di fondere elementi senesi di linea e colore con elementi plastici derivanti da Giotto. Di questo momento sono alcune miniature del 1394 e del 1395, affreschi, assai rovinati, nel convento delle oblate e nell'ospedale di S. Maria Nuova a Firenze; un piccolo trittico nella Pinacoteca di Siena; una Pietà all'Accademia di Firenze e un trittico nel museo di Empoli, ambedue del 1404, ecc.
Ma già nelle ultime di queste opere si vedono apparire goticismi sempre più spinti, in un ondulamento continuo di linee, entro le quali i colori e la luce acquistano un valore decorativo. I possibili rapporti con la pittura gotica internazionale sembrano rinnovare nell'artista i ricordi continui della grande scuola senese del Trecento. Di questo periodo, che è il più significativo e il più personale del maestro, ricordiamo tra le numerosissime opere: un vetro graffito (1408) nel museo civico di Torino, un trittico nel museo di Prato, numerose miniature (1409) nella Biblioteca Laurenziana (corale 3), una magnifica Annunciazione all'Accademia di Firenze, ultima derivazione da quella di Simone Martini, una pala per Monte Oliveto ora agli Uffizî (1406-1410), un codice al Bargello (1412-1413; cod. H 74), un'Incoronazione agli Uffizî (1413), ecc. Compaiono sempre più spesso accanto a goticismi esasperati, anche ritorni alle finalità plastiche incertamente espresse nel primo periodo, e adesso più determinate, sotto una luce di minore instabilità: da tale coesistenza d'intenti deriva, però, rispetto al tempo precedente, una coerenza di stile meno forte. Appartengono a questa sua ultima attività, per la quale mancano sicuri riferimenti di date, varî crocifissi ritagliati, il più bello dei quali è in S. Giovannino dei Cavalieri a Firenze, un codice miniato al Bargello (cod. E. 70), e finalmente la pala d'altare e gli affreschi della cappella Bartolini in Santa Trinita a Firenze (circa 1420-1422) con storie di Maria.
Molti minori artisti fiorentini dei primi del sec. XV dipendono variamente da L. M.: Bicci di Lorenzo, Giov. da Ponte, Lorenzo di N. Gerini, Rossello di Iacopo Franchi, il "Maestro del Bambino Vispo", ecc.; altri maggiori ebbero inizialmente qualche rapporto con lui: Masolino, l'Angelico. (V. tavv. CXXV e CXXVI).
Bibl.: Oltre alle Vite del Vasari nelle due edizioni del 1550 e del 1568 (cfr. ediz. Milanesi, II, p. 17 segg.) e al Baldinucci, Not. dei profess. del disegno, Firenze 1681, I, p. 94; si veda un'ampia bibliografia di Suida, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIII, Lipsia 1929. A cui si possono aggiungere: F. Antal, Gedanken zur Entwicklung d. Trec. u. Quattroc. Malerei in Siena und Florenz, in Jahrb. f. Kunstw., 1924-1925, p. 215 segg.; P. D'Ancona, La miniature italienne, Parigi-Bruxelles 1925, p. 37 segg.; J. Mesnil, Masaccio, L'Aia 1927, p. 16 segg.; P. Toesca, La pitt. fior. del Trecento, Verona 1929, p. 53 segg.; id., Monum. e studi per la st. d. miniat. ital., Milano 1930, p. 39 segg.; L. Venturi, Pitt. ital. in America, Milano 1931, tavole CXLII-CXLIII; V. Golzio, L. M., Roma 1932; B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, Oxford 1932; A. M. Ciaranfi, L. M. miniatore, in L'Arte, n. s., III (1932), pp. 285 segg., 379 segg.