MAITANI, Lorenzo
Non si conosce la data di nascita di questo architetto nativo di Siena, figlio di Vitale di Lorenzo soprannominato Matano, maestro di pietra e di legname, e di donna Gemma (Milanesi, p. 173), il cui nome compare per la prima volta in un atto recante la data 1295, relativo all'affitto di una casa a Paganico (Fumi, 1889, p. 186). Nel 1302 sposò tale Niccolina (ibid.) o Niccola (Milanesi, p. 173). Il L. viene citato nuovamente in un documento datato 16 sett. 1310; si tratta della richiesta da parte degli officiali della Fabbrica del duomo di Orvieto al consiglio dei signori sette di corrispondere all'artista (in quanto "universalis caput magister ad fabricam") uno stipendio annuo di 12 fiorini d'oro e una gratifica di ulteriori 3 fiorini. Per il M., indicato come "olim de Senis" probabilmente perché già da tempo residente con la famiglia in Orvieto, gli officiali chiedono ancora la cittadinanza orvietana e la facoltà di assumere "discipulos" a spese della Fabbrica, oltre ad altri privilegi quali il permesso di portare armi e l'esenzione dal pagamento delle imposte (Caponeri, pp. 40-42, 77 s.).
La nomina ufficiale del M. a capomaestro del duomo di Orvieto segna il passaggio da una fase principalmente organizzativa della Fabbrica, dal punto di vista sia amministrativo sia progettuale, alla revisione tecnica dei progetti e dei lavori realizzati e quindi all'attuazione delle opere necessarie al completamento dell'edificio.
Nel documento del 1310, l'artista viene definito esperto "in speronibus, tecto et pariete pulcritudine figuratis que paries debet fieri ex parte anteriori"; è molto probabile, dunque, che a lui si debbano un importante intervento sulle opere di contraffortamento che interessavano la zona del transetto, la messa in opera del tetto appena avviata nel 1309 e infine un significativo apporto nella realizzazione della tribuna quadrata e della facciata. In effetti, nel Museo dell'Opera del duomo di Orvieto si conservano due disegni a inchiostro bruno su pergamena che documentano altrettanti studi per il compimento della fronte della cattedrale. Si tratta della rappresentazione di un prospetto "monocuspidale", nel primo caso, e "tricuspidale", nel secondo, attribuibili al primo decennio del Trecento e variamente ritenuti elaborazioni in concorrenza l'uno con l'altro, oppure in nesso consequenziale in ordine di tempo e d'ideazione, o ancora come brani superstiti di un percorso creativo più ampio. Pur presentando importanti differenze stilistiche e tipologiche, a un'analisi più approfondita si dimostrano affini per l'attenzione riservata all'elemento centrale della facciata e alla costruzione di un rapporto proporzionale fra registro inferiore e superiore, dominati dall'ingresso principale, dal rosone e dai timpani (White, 1995). Il progetto "tricuspidale" viene tradizionalmente ritenuto di mano del M., anche sulla base di una nota contenuta in due inventari della seconda metà del Trecento che ne certificherebbe la paternità (Toesca, p. 48 n. 36); al contrario lo studio per una facciata con un'unica terminazione cuspidata è stato variamente attribuito al perugino fra Bevignate (Cellini, 1958), allo scultore senese Ramo di Paganello (Schmarsow, 1928; Middeldorf Kosegarten, 1994, pp. 639 s.; Ascani, p. 81) e (nell'ottica di una visione più articolata dell'iter progettuale della facciata) allo stesso M. (Nardini Despotti Mospignotti; De Francovich, 1927-28; Keller; Toesca, p. 48; Riccetti, 1996, pp. 161, 176-178; Bonelli, 2003). Di fatto il disegno che propone una soluzione con cuspidi apicali di forma equilatera fra guglie si approssima all'aspetto assunto dalla facciata, che tuttavia potrebbe essere già stata in corso di realizzazione fin dal 1304, come sembrerebbero suggerire una serie di interventi legislativi emanati a tutela del paramento murario e di "ornamenta" e "figuras" collocate nel rivestimento esterno dell'edificio (Riccetti, 1996, pp. 252 s.) e l'analisi stilistica dei rilievi del portale (Franci). Nella rappresentazione del prospetto mancano tutte le notazioni non propriamente architettoniche, ovverosia soprattutto la parte dell'ornamentazione plastica dell'ordine inferiore della facciata, rapidamente delineata ma ben individuata invece nella proposta monocuspidale. In effetti, però, l'esecuzione della maggior parte della decorazione scultorea di questo registro dovette necessariamente avvenire sotto la direzione del M., in carica come capomaestro fino al 1330. In particolare, una corrente di studi lo riconosce quale ideatore e in una qualche misura come autore dei bassorilievi con scene della Genesi e del Giudizio universale, rispettivamente nel primo e quarto pilastro, e di parte delle figurazioni nel secondo e terzo (Bellosi), altrimenti riferiti a un anonimo scultore denominato da Toesca "Maestro Sottile" per il quale si è anche ipotizzata una origine umbra (Previtali, 1991). L'attribuzione al M. troverebbe conforto dal confronto stilistico fra i rilievi e le sculture in bronzo della lunetta del portale maggiore, una delle quali (l'aquila, simbolo dell'evangelista Giovanni) assegnata comunemente all'artista sulla scorta di una registrazione del 1330 da cui risulta che il M. ricevette 144 libbre di bronzo "pro colando aquilam inter omnes vices". Di recente, tuttavia, il valore probante di questa nota è stato posto in dubbio; ed è stato piuttosto evidenziato come l'unico intervento documentato dell'architetto all'interno delle botteghe che operarono nel cantiere del duomo di Orvieto riguardi l'attività svolta dai maestri nella preparazione del vetro per il mosaico, attestato in un atto datato 21 giugno 1321 (Riccetti, 2003, pp. 334 s. n. 308).
Negli anni 1319-21, il M. insieme con suo fratello Ambrogio risiedette a Perugia per soprintendere a opere della fontana Maggiore (Fumi, 1889, p. 187), forse inerenti al rifacimento dell'acquedotto (Toesca, p. 50 n. 37). In effetti, una scritta incisa in uno specchio in pietra rossa di Bettona recante la data 1322 posta sulla vasca centrale celebra il ritorno dell'acqua venuta a mancare nel 1308 (B. Dozzini, La fontana Maggiore di Perugia, Assisi 1994, p. 10).
Nel 1321, il M. fu richiamato a Orvieto e partecipò all'attività del cantiere del duomo (Riccetti, 2003, pp. 334 s. n. 308).
L'anno successivo fu presente in Siena per dare una valutazione sul progetto d'ampliamento del duomo (Milanesi, p. 186).
Dal testo della perizia si deduce che il M. assunse una posizione critica sia riguardo alle opere di rafforzamento della nuova facciata del sottostante S. Giovanni Battista sia rispetto ai valori estetici della costruzione giudicata non rispondente ai principî di una architettura chiesastica (Middeldorf Kosegarten, 1988).
Nel 1323, il Comune di Orvieto gli confermò i privilegi concessigli nel 1310. Il suo ritorno in Orvieto è attestato da una registrazione del 1325, anno in cui il M. autorizzò la vendita a tale Meuccio di Nuto di Siena di un'eccedenza di vetro di proprietà della Fabbrica del duomo (Riccetti, 2003, p. 334). In quello stesso anno il suo nome compare ancora in un documento relativo a lavori per la "fonte di Piazza" (Fumi, 1889, p. 188). Successivamente, nel 1327, al M. venne affidata la direzione del restauro del palazzo del Comune, iniziato nel 1324 (ibid., pp. 187 s.).
Tradizionalmente vengono riferiti al maestro senese degli interventi di fortificazione in Montefalco e Castiglion del Lago (Toesca, p. 50 n. 37).
Il M. morì a Orvieto nel mese di giugno del 1330 (Luzi, p. 349).
Fonti e Bibl.: G. della Valle, Storia del duomo di Orvieto, Roma 1791, pp. 95-108, 248, 267, 271, 274; G. Milanesi, Documenti per la storia dell'arte senese, I, Siena 1854, pp. 172-174, 186, 197-200; L. Luzi, Il duomo di Orvieto, Firenze 1866, pp. 15-51, 327-339, 341-346, 348 s.; L. Fumi, La facciata del duomo di Orvieto, I, L. M. e i primi disegni; II, Costruzione della facciata, in Arch. stor. dell'arte, II (1889), pp. 185-202, 327-338; Id., Il duomo di Orvieto e i suoi restauri, Roma 1891, passim; A. Nardini Despotti Mospignotti, L. del Maitano e la facciata del duomo di Orvieto, in Arch. stor. dell'arte, IV (1891), pp. 333-356; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, IV, Milano 1906, ad ind.; G. De Francovich, L. M. scultore e i bassorilievi della facciata del duomo di Orvieto, in Bollettino d'arte, VII (1927-28), pp. 339-372; A. Schmarsow, Ramo di Paganello. Il primo progetto per la facciata del duomo di Orvieto e i rilievi dei quattro piloni, Siena 1928, passim; G. De Francovich, Un'Annunciazione in legno di L. M., in La Diana, IV (1929), pp. 171-180; A. Schmarsow, Orvietana. Per la storia del duomo di Orvieto, in Bollettino d'arte, XXV (1932), pp. 485-492; H. Keller, Die Bauplastik des sieneser Doms. Studien zu Giovanni Pisano und seiner künstlerischen Nachfolge, in Kunstgeschichtliches Jahrbuch der Bibliotheca Hertziana, I (1937), pp. 139-221; P. Cellini, Appunti orvietani, II, Per L. M. e Nicola di Nuto, in Rivista d'arte, XV (1939), pp. 229-244 (ora in Tra Roma e Umbria. Studi e ricerche di storia dell'arte, Roma 1996, pp. 81-90); R. Bonelli, Il problema critico dei disegni per la facciata del duomo di Orvieto, in Boll. dell'Istituto stor. artistico orvietano, III (1947), pp. 1-5; E. Carli, La scultura del duomo di Orvieto, Bergamo 1947, passim; L. Petrangeli, L. M. e la sua opera nel duomo di Orvieto, Orvieto s.d. (ma 1947); R. Bonelli, I disegni per la facciata del duomo di Orvieto, in Boll. dell'Istituto stor. artistico orvietano, VII (1951), pp. 1-25; P. Cellini, Appunti orvietani, III, Fra' Bevignate e il duomo di Orvieto, in Paragone, VIII (1958), 99, pp. 3-16 (ora in Tra Roma e Umbria, Roma 1996, pp. 91-105); J. White, The reliefs on the façade of the duomo at Orvieto, in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, XXII (1959), pp. 254-302; P. Toesca, Il Trecento, Torino 1964, pp. 46, 48, 50, 269, 277, 292, 931; E. Carli, Il duomo di Orvieto, Roma 1965, passim; G. Previtali, Il "Maestro della Santa Caterina Gualino" (1965), in Id., Studi sulla scultura gotica in Italia, Torino 1991, pp. 5-10; Id., Un'aggiunta al "Maestro della Santa Caterina Gualino" (1966), ibid., pp. 11-15; Id., Secondo studio sulla scultura umbra del Trecento (1970), ibid., pp. 16-30; C. Brandi, Duomo di Siena e duomo di Orvieto, in Boll. dell'Istituto stor. artistico orvietano, XXXIV (1978), pp. 3-19; A. Middeldorf Kosegarten, The origins of artistic competions in Italy, in Lorenzo Ghiberti nel suo tempo. Atti del Convegno, 1978, Firenze 1980, pp. 167-186; C. Previtali, Due lezioni sulla scultura "umbra" del Trecento, in Prospettiva, 1984, n. 38, in Studi sulla scultura gotica, cit., pp. 45-82; M. Semff, Textiler Festschmuck in Stein? Õberlegungen zu den Orvietaner Fassadenreliefs, in Münchener Jahrbuch der bildenden Kunst, s. 3, XXXVIII (1987), pp. 83-106; P. Cellini, Problematiche umbre: scultura ed architettura tra Duecento e Trecento, in Prospettiva, 1988, nn. 53-56, pp. 143-146 (ora in Tra Roma e Umbria, Roma 1996, pp. 147-152); D.M. Gillerman, La facciata: introduzione al rapporto tra scultura e architettura, in Il duomo di Orvieto, a cura di L. Riccetti, Roma-Bari 1988, pp. 81-100; M. Rossi Caponeri, Il duomo di Orvieto e l'attività edilizia dei Signori Sette (1295-1313), ibid., pp. 29-80; A. Middeldorf Kosegarten, Scultori senesi nel "duomo vecchio". Studi per la scultura a Siena (1250-1330), Siena 1988, pp. 54-59; D.M. Gillerman, The evolution of the design of Orvieto cathedral, in Journal of the Society of architectural historians, LIII (1994), 3, pp. 300-321; A. Middeldorf Kosegarten, Innovationsschub in Orvieto. Zur Planungsphase der Domfassade um 1300, in Studien zur Geschichte der europäischen Skulptur im 12./13. Jahrhundert, a cura di H. Beck - K. Hengevoss-Dürkop, Frankfurt a.M. 1994, pp. 633-649; E. Carli, Il duomo come architettura e scultura, in Il duomo di Orvieto e le grandi cattedrali del Duecento. Atti del Convegno, 1990, a cura di G. Barlozzetti, Torino 1995, pp. 27-39; J. White, I disegni per la facciata del duomo di Orvieto, ibid., pp. 69-98; E.L. Schlee, Problemi cronologici della facciata del duomo di Orvieto, ibid., pp. 99-167; L. Riccetti, Le origini dell'Opera, L. M. e l'architettura del duomo di Orvieto, in Opera. Carattere e ruolo della fabbriche cittadine fino all'inizio dell'età moderna. Atti del Convegno, 1991, a cura di M. Haines - L. Riccetti, Firenze 1996, pp. 157-265; A. Middeldorf Kosegarten, Die Domfassade in Orvieto. Studien zur Architektur und Skulptur 1290-1330, München-Berlin 1996, passim; V. Ascani, Il Trecento disegnato: le basi progettuali dell'architettura gotica in Italia, Roma 1997, pp. 67-82; V. Franchetti Pardo, Il duomo di Orvieto: un "fuori scala" medievale, in Città, architetture, maestranze tra tarda antichità ed età moderna, Milano 2001, pp. 157 s. n. 2; A. Franci, Guido Farnese, Ramo di Paganello e il capitello dell'Ave Maria nel duomo di Orvieto, in Arte cristiana, LXXXIX (2001), pp. 5-16; L. Riccetti, Ad perscrutandum et explorandum pro marmore, in Pouvoir et édilité, a cura di É. Crouzet-Pavan, Rome 2003, pp. 245-373; R. Bonelli, Il duomo di Orvieto e l'architettura italiana del Duecento e Trecento, Perugia 2003, pp. 236-243; L. Bellosi, I rapporti artistici fra Siena e Orvieto nel Trecento: L. M. e il "Maestro Sottile", in Arti a confronto, a cura di D. Lenzi, Bologna 2004, pp. 29-35; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 582; Enc. Italiana, XXI, pp. 974 s.; Enc. universale dell'arte, VIII, pp. 765-768; Enc. dell'arte medievale, VIII, p. 892 (s.v. Orvieto); XI, p. 414 (s.v. Umbria).