LORENZINI, Lorenzo
Nacque a Firenze il 27 ott. 1650, da Anton Francesco, agiato notaio originario di Montecarlo in Val di Nievole, e da Maria Leonelli. Compiuti gli studi presso il collegio gesuitico di S. Giovannino, manifestò una spiccata inclinazione verso la matematica e divenne ben presto uno degli allievi prediletti di Vincenzo Viviani. Nel 1675 entrò al servizio di corte come aiutante di camera del principe Ferdinando, non tralasciando né la frequentazione della "scelta Assemblea di nobili Letterati, e di studiosa gioventù" che si riuniva in casa di Orazio Rucellai - di cui facevano parte, tra gli altri, Benedetto Averani, Lorenzo Bellini, Francesco Redi e Luigi Del Riccio (Salvini, p. 570) - né gli studi e la collaborazione con Viviani, il quale nella prefazione alla Enodatio problematum universis geometris propositorum a ( Cl. Comiers (Firenze 1677) loda l'acutissimo ingegno "nato alle speculazioni geometriche" del L., che alla pubblicazione della Enodatio contribuì copiando "l'originale per lo stampatore" (Firenze, Biblioteca nazionale, Gal., 190, c. 76r).
Nel 1681 sul L., che sembrava avviato a brillante carriera, si abbatté però la rovina. Su ordine di Cosimo III fu arrestato la sera del 16 aprile, insieme con il fratello minore Stefano, all'uscita da palazzo Pitti. Condotti al palazzo del Bargello e interrogati dal fiscale, i due furono condannati a venti anni di reclusione. Il riserbo sull'imputazione fu assoluto e G.B. Fagioli poté solo annotare che "a così grave castigo non può esser se non grave la colpa" (Firenze, Biblioteca Riccardiana, Mss., 2695, c. 20v).
L'ipotesi più accreditata è che i due fratelli fossero accusati di avere favorito la corrispondenza segreta tra il principe Ferdinando e la madre, la granduchessa Margherita Luisa d'Orléans, rientrata a Parigi dopo il fallimento del matrimonio con il granduca; ma non mancarono voci sul loro coinvolgimento in un progettato passaggio clandestino di Ferdinando in Francia.
Il 19 aprile il L. e suo fratello furono rinchiusi nella fortezza di Volterra, in celle non adiacenti "perché più difficilmente possano confabulare insieme" e privati di ogni contatto esterno, "già che non vuole S. A. che habbino comunicazione con la gente di casa, né che sappiano quel che sia di loro" (Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del principato, f. 2313, c. 4r). In quell'"orrido marcitoio" che ne avrebbe minato per sempre la salute, il L. non desistette dal dedicarsi, senza libri e provvisto di soli "carta calamaio e penna", agli studi matematici (ibid., relazione del 19 luglio 1682). Il 22 nov. 1695 Cosimo III gli concesse di trasferirsi nella residenza di Montecarlo, dove però avrebbe dovuto soggiornare in completo isolamento. Egli preferì, invece, rimanere a Volterra, libero però di "godere dell'aria aperta a tutte l'ore" e di ricevere libri (ibid., supplica del 27 nov. 1695). Ulteriore stimolo agli studi venne dal carteggio, dal febbraio 1702 al dicembre 1717, con Guido Grandi (Pisa, Biblioteca universitaria, Mss., 92, cc. 327-481) che lo informava degli sviluppi della matematica e delle diverse vie dell'analisi infinitesimale, verso cui però il L. si mantenne sempre distante, fedele al metodo classico e alla "sola notitia di puri elementi della geometria" con cui era giunto a Volterra (ibid., c. 337v).
Alla morte del fratello maggiore, Giulio Benedetto, il 14 dic. 1706 il L. poté fare ritorno a Firenze per provvedere all'anziana madre. Alternando alla residenza in via della Vigna Nuova prolungati soggiorni nella campagna di Montecarlo, si dedicò alla revisione degli scritti composti in carcere, tormentato dall'aggravarsi dei disturbi alla vista già manifestatisi a Volterra.
Il L. morì a Firenze il 6 apr. 1721 e fu sepolto nella chiesa di S. Michele degli Antinori, l'attuale Ss. Michele e Gaetano. L'epigrafe di Antonio Maria Salvini ne ricorda la perizia matematica (Firenze, Biblioteca Marucelliana, Mss., C.XLIV, c. 212r).
A pochi mesi dalla morte vide la luce la Exercitatio geometrica in qua agitur de dimensione omnium conicarum sectionum, curvae parabolicae( (Firenze 1721), già argomento di discussione con Grandi e curata da Giovanni Gaetano Bottari. Come introduzione all'opera è inserita una lunga lettera di Celestino Rolli che loda il procedere del L. "sine ullo analyticae recentiorum artis adiumento" (ibid., p. XIII). La Exercitatio geometrica fu accolta positivamente e nella recensione apparsa negli Acta eruditorum (febbraio 1723, pp. 73 s.) si auspica la pubblicazione dell'inedito trattato sulle sezioni coniche e cilindriche di cui dà notizia Bottari nella Exercitatio stessa. Nel 1732 la famiglia donò alla Biblioteca Magliabechiana quattro tomi autografi contenenti i De sectionibus conicis, atque cylindricis libri XII, composti tra il 1682 e il 1693, e sette esercitazioni geometriche sulle coniche, tra cui quella edita nel 1721 (Firenze, Biblioteca nazionale, Mss., II.IV.219-222), esaudendo il desiderio dello stesso L. che, pur consapevole che "oggi si battono altre strade nelle speculazioni geometriche", aveva affidato ai fratelli quel lavoro portato a termine "senza comodità di libri [(] il che mi dà motivo di riguardarlo con qualche premura, acciò procuriate che non vada male" (ibid., II.IV, 219, c. 1r).
Del L. si conservano undici lettere scritte tra il 1676 e il 1681 a Viviani (Firenze, Biblioteca nazionale, Gal., 165, cc. 140, 157, 160, 336; 256, cc. 86-87, 117r, 124r, 126-127, 186, 259r; 257, c. 259r), oltre a una epistola di Averani (ibid., 258, cc. 142r-143r) e a una minuta di Viviani, indirizzate allo stesso L. (ibid., 156, c. 8; cfr. La Collezione Galileiana(, ad indicem).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Depositeria generale, ff. 430-431, 1541-1542 bis, s.v.; Mediceo del principato, f. 2313: Fortezza di Volterra, 1681-1695 (relazione del 19 luglio 1683, supplica del 27 nov. 1695); Ufficiali della Grascia, 199, c. 359r; Mss., 138: F. Settimani, Memorie fiorentine, XII, c. 138; 589: Necrologio, s.v.; Firenze, Arch. dell'Opera di S. Maria del Fiore, Registri battesimali, Maschi, 1650-1651, lettera L, alla data; Ibid., Biblioteca nazionale, Palat., 1076, cc. 20-27: P. Fabrucci, Compendio dell'elogio del matematico L. L.; Ibid., Biblioteca Riccardiana, Mss., 2695: G.B. Fagioli, Memorie e ricordi 1672-1695, c. 20v; Ibid., Biblioteca Marucelliana, Mss., C.XLIV: P.A. Burgassi, Sepoltuario, I, c. 212r; Pisa, Biblioteca universitaria, Mss., 92, cc. 327-481; S. Salvini, Fasti consolari dell'Accademia fiorentina, Firenze 1717, p. 570; Giornale de' letterati d'Italia, 1723, t. 34, pp. 289-292; Delle lettere familiari del conte Lorenzo Magalotti(, II, Firenze 1769, pp. 28 s.; A. Fabroni, Vitae Italorum doctrinae excellentium qui saeculo XVII e XVIII floruerunt, III, Romae 1770, pp. 246-264; R. Galluzzi, Istoria del Granducato di Toscana, IV, Firenze 1781, p. 259; A. Fabroni, Historia Academiae Pisanae, III, Pisis 1795, p. 418; J.F. Montucla, Histoire des mathématiques, III, Paris 1802, pp. 9 s.; G. Prezziner, Storia del Pubblico Studio di Firenze, II, Firenze 1810, p. 75; F. Inghirami, Storia della Toscana, X, Fiesole 1843, pp. 477 s.; XIII, ibid. 1844, pp. 270 s.; [G. M.], La fortezza di Volterra, Volterra 1879, pp. 13 s.; P. Riccardi, Biblioteca matematica italiana, II, Modena 1880, coll. 45 s.; M. Battistini, Nel Maschio di Volterra, Pescia 1926, pp. 103-116; L. Tenca, Lettere di L. L., in Rendiconti dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, XCI (1957), pp. 893-909; Id., Attività matematica di L. L., ibid., XCII (1958), pp. 292-306; E. Chini, La chiesa e il convento dei Ss. Michele e Gaetano a Firenze, Firenze 1984, pp. 247 s. e tav. 290; La Collezione Galileiana della Biblioteca nazionale di Firenze, III, Roma 1994, ad indicem.