ZAVATERI, Lorenzo Gaetano
Figlio di Giuseppe e di Lucia Donati, nacque a Bologna il 9 agosto 1690 sotto la parrocchia dei Ss. Cosma e Damiano, padrino di battesimo il conte bolognese Ugo Ariosti.
Studiò violino con Giuseppe Torelli e composizione con Luca Antonio Predieri. Il talento precoce gli permise «di farsi udire sino nel fiore di sua età in varie città cospicue d’Italia cioè Livorno, Venezia, Ferrara et altri luoghi» (Penna, 1736, p. 505). Documenti dell’Archivio di Stato di Bologna comprovano la sua presenza, come primo violino concertatore o come primo dei secondi, in allestimenti operistici di qualità: Artaserse (Ferrara 1731, musica di Leonardo Vinci et alii; lettera di Guido Bentivoglio d’Aragona a Sicinio Pepoli, 20 ag. 1731), Siroe re di Persia (Bologna 1733, Johann Adolf Hasse; Archivio di Stato di Bologna, Marsili, b. 287), Ezio (Bologna 1741, Niccolò Jommelli; ibid.). Nel 1733 è menzionato tra i servitori del governatore di Mantova, Filippo d’Assia-Darmstadt, indipendentemente dalla sua presenza in loco (lettera a Pepoli, 24 luglio 1733).
Abbondano le attestazioni dell’attività professionale di Zavateri nelle istituzioni laiche e religiose della città natale. Nel 1725 entrò nei ranghi della cappella musicale di S. Petronio, sostituto del violinista Lodovico Filippo Laurenti, a sua volta scritturato a Lisbona, alla corte reale del Portogallo; nel 1726 fu assunto come viola e nel 1744 come violino, mansione che conservò fino al 1764 (Gaspari, Zibaldone, pp. 178-183). Non è invece verificabile l’eventuale presenza nella cappella basilicale già a partire dal 1713 (sic Schnoebelen, 2001).
Il 20 maggio 1717 fu aggregato all’Accademia filarmonica di Bologna, nella classe dei suonatori, con 24 voti favorevoli e uno contrario. Partecipò sporadicamente alle adunanze, svolgendo nondimeno incarichi di responsabilità quali collettore dell’ordine dei suonatori (1723) e revisore dei conti (1730-31). Mantenne una posizione defilata rispetto alle attività dell’accademia: non risulta ch’egli abbia mai fatto richiesta d’essere ammesso al più prestigioso ordine dei compositori, né che abbia contribuito con proprie composizioni alla festa del patrono del sodalizio. Non mancava, in quel contesto, la stima nei suoi confronti, come si evince dagli elogi espressi per le sue qualità compositive («una ben raffinata intelligenza») e umane («con tenacissima lega accoppia alla bontà della vita l’amabilità dei costumi»; Penna, 1736, p. 505). Nel 1748 si allontanò de facto dall’accademia, cessando di corrispondere la quota associativa annuale (Bologna, Archivio dell’Accademia filarmonica, Campione segnato G).
Nello stesso anno intensificò l’attività didattica presso il conservatorio di S. Maria degli Angeli, o degli Esposti, dove assunse la carica di coadiutore del maestro di violino Abbondio Bini; dal 1752 ne rilevò la cattedra e la mantenne fino al 1764. Come didatta in ambito privato ebbe per allievi i violinisti Giuseppe Benvenuti, Giuseppe Caponeri (o Caponegri), Francesco Landini, Niccolò Lenzi (Penna, 1736, p. 505) nonché il conte bolognese Cornelio Pepoli Musotti (come risulta dalla lettera dedicatoria della sua opera I). Qualche traccia del suo metodo d’insegnamento si può desumere dall’unico testimone superstite delle Regole della musica per il violino datte dal signor Gaetano Zavatori [sic] l’anno del Signore 1754 in Bologna.
Di Zavateri restano due opere a stampa: i Concerti da chiesa e da camera opera I ([Bologna] 1735, con disegni di Giacomo Pavia incisi da Giuseppe de Benedetti) e i Divertimenti musicali per camera a violino e basso opera II ([Bologna], s.d.), ornati con incisioni del pesarese Francesco Lombardi (per un’erronea lettura si è voluto credere che il volume fosse stampato a Pesaro; cfr. Mischiati). Piccoli brani di carattere dilettantesco sono annoverati nella Raccolta fatta da diversi autori di gravi arie e minuetti a violino solo, e basso compilata nel 1736 dal violinista amatore Petronio Francesco Rampionesi (Bologna, Museo e biblioteca della musica, ms. CC.243).
Nei primi decenni del Settecento i compositori si presentavano alle stampe cimentandosi in primo luogo con brani di misurata sobrietà: le sonate da camera. L’opera I di Zavateri è dedicata invece al più ambizioso dei generi strumentali: il concerto solistico. La singolarità e il valore artistico di tale raccolta necessitano di una sintetica contestualizzazione dell’opera: essa consta di dodici concerti, di cui sei senza solista, e si presenta come il punto d’arrivo di un compositore ormai maturo. L’autore sfoggia l’esperienza conquistata in seno alle cappelle musicali cittadine e nelle orchestre teatrali di varie città italiane. I titoli dei seguenti concerti rimandano ai rispettivi ambiti: «teatrale» (il settimo e il nono), «a pastorale» (il decimo); lo stile severo del quarto e dell’undecimo concerto rimandano a una possibile destinazione liturgica. L’impianto formale di alcuni concerti richiama il lascito dei più anziani colleghi bolognesi (Giuseppe Matteo Alberti, Girolamo Nicolò Laurenti, Giacomo Antonio Perti): la struttura in quattro o più movimenti, lo stile fugato nell’ultimo movimento, la scrittura densamente orchestrata a quattro parti. In tutti i concerti fanno capolino stilemi di provenienza napoletana: passaggi armonici arditi, iperframmentazione ritmica della melodia. Un ulteriore modello per Zavateri fu la produzione strumentale di Antonio Vivaldi: struttura in tre movimenti, scrittura violinistica scaltrita, ritornelli magniloquenti. Il medesimo compositore è probabilmente omaggiato nel dodicesimo concerto, il più oneroso della raccolta, intitolato A tempesta di mare, raro esempio di musica a programma: nella parte del violino primo obbligato i singoli nuclei musicali sono accompagnati da didascalie che illustrano vuoi gli ‘affetti’ e le azioni (per es. «voti al cielo» dei naviganti), vuoi i fenomeni meteorologici descritti dalla musica. Il titolo rimanda al concerto per violino La tempesta di mare nell’op. VIII di Vivaldi (Amsterdam, circa 1725).
La seconda opera a stampa di Zavateri è una silloge di sei sonate per violino e basso continuo: eufemisticamente «dedicati alli signori dilettanti di violino» – così si legge nel frontespizio – questi Divertimenti musicali per camera richiedono una tecnica d’esecuzione tutt’altro che acerba (arpeggi di ampia gittata, accordi strappati, scrittura densa di abbellimenti). Minuziosamente curato è l’aspetto grafico dell’opera: i capilettera di ciascuna pagina, i segni di ritornello e di ‘a capo’ sono ornati con complessi svolazzi o con ritratti di suonatori in miniatura.
Scarseggiano le notizie sulla vita privata di Zavateri: in data imprecisata sposò Elena Maria Buldrini (morta a Bologna il 1° novembre 1735 sotto la parrocchia di S. Nicolò di S. Felice). Il 2 ottobre 1736 si accasò con la cantante mantovana Maria Costanza Ungari (il suo unico impegno teatrale noto: La caccia in Etolia, S. Giovanni in Persiceto 1725, musica attribuibile a Fortunato Chelleri). Dalle testimonianze depositate per attestare lo stato libero dei due coniugi si apprende che la sposa non avrebbe corrisposto alcun emolumento dotale al marito; poiché tale scelta avrebbe potuto fomentare l’ostilità dei parenti del compositore, la curia bolognese esentò i coniugi dalle pubblicazioni matrimoniali (Bologna, Archivio generale arcivescovile, Matrimoni, cart. 45, fasc. 60).
Morì a Bologna l’8 gennaio 1765 sotto la parrocchia di S. Maria del Tempio (Galeati, Diario).
Non è comprovata da fonti documentarie un’eventuale parentela tra Lorenzo Gaetano e il sacerdote bolognese Benedetto Zavateri (sostenuta invece da Gaspari in una postilla sulla scheda catalografica del ms. KK.364 nel Museo della musica di Bologna). Figlio di Sante e Caterina Bergonzoni, nacque a Bologna intorno al 1625. Cantante nel registro di tenore, e violoncellista, lasciò scarse attestazioni della propria attività musicale. Nel 1666 è annoverato tra i fondatori dell’Accademia filarmonica di Bologna, nella classe dei cantori (Penna, 1736, pp. 20, 124). Intorno al 1674 indirizzò una supplica ai fabbriceri di S. Petronio per rilevare il posto lasciato vacante dal violoncellista Giovanni Battista Vitali, a sua volta assunto dalla corte di Modena.
Come religioso operò con maggior continuità: in epoca imprecisata, fu rettore della parrocchia bolognese di S. Donnino; in seguito, aderì al terz’ordine regolare di s. Francesco: vestì l’abito il 23 settembre 1687 col nome di Angelo Michele (o Michelangelo). Il cronista settecentesco Giovanni Battista Grossi testimonia quali fossero le occupazioni musicali del frate in convento: «Era vieppiù sonadore di violoncello, e soddisfatte le ore della comunità religiosa in rapporto alle sue incombenze, vivea ritirato nella sua cella a dissetarsi [recte: dilettarsi] di sonare; colla qual geniale occupazione passò assai bene quattordici anni di sua vita in questo convento» (il passo è trascritto in Gaspari, Zibaldone, pp. 61 s.).
Angelo Michele Zavateri morì nel convento di S. Maria della Carità a Bologna il 9 ottobre 1701. È stato plausibilmente riconosciuto il suo volto in un ritratto del Museo della musica di Bologna intestato (per errore?) a un altro musicista francescano, Elzeario Pizzoni (Casali Pedrielli - Vitolo, 2018).
Bologna, Archivio dell’Accademia filarmonica, I/3: O. Penna, Cronologia, o sia Istoria generale di questa Accademia, 1736, pp. 20, 124, 505; Campione segnato G in cui vi sono descritti tutti li signori accademici filarmonici, conto del loro dare ed avere…, p. 43; Bologna, Archivio di Stato, Marsili, b. 287, passim; Pepoli, Carteggio, ad diem; Bologna, Archivio generale arcivescovile, Parrocchie soppresse, S. Nicolò di S. Felice, 36/6, Morti, I (1708-64), ad diem; Registri battesimali della cattedrale, CXLIII (1690), c. 170v; Bologna, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, Carrati, Matrimoni, I, p. 227; B.89: D.M. Galeati, Diario e memorie varie di Bologna dall’anno 1550 al 1796, X, p. 56; Bologna, Museo e biblioteca della musica, UU.12/1: G. Gaspari, Zibaldone musicale di memorie, documenti, estratti di opere stampate e manoscritte, lettere, autografi, pp. 61 s., 178-183; O. Mischiati, Bibliografia e musicologia, in Note d’archivio per la storia musicale, n.s., III (1985), p. 179; O. Gambassi, La cappella musicale di S. Petronio. Maestri, organisti, cantori e strumentisti dal 1436 al 1920, Firenze 1987, p. 496; C. Vitali, «La scuola della virtù delle zitelle». Insegnamento e pratiche musicali fra Sei e Ottocento presso il Conservatorio degli Esposti di Bologna, in I Bastardini. Patrimonio e memoria di un ospedale bolognese, a cura di A. Bianchi et al., Bologna 1990, pp. 115 s., 119, 128, 131 s.; A. Schnoebelen, Z., L.G., in The New Grove dictionary of music and musicians, London-New York 2001, XXVII, p. 763; S. McVeigh - J. Hirshberg, The Italian solo concerto 1700-1760. Rhetorical strategies and style history, Woodbridge 2004, pp. 25, 228, 240-244, 352; S. Pasqual, Violinisti, violini e maestri di violino a Bologna al tempo di Corelli, in Arcomelo 2013. Studi nel terzo centenario della morte di Arcangelo Corelli (1653-1713), a cura di G. Olivieri - M. Vanscheeuwijck, Lucca 2015, pp. 3-22; M.C. Casali Pedrielli - A. Vitolo, in L. Bianconi et al., I ritratti del Museo della musica di Bologna da padre Martini al Liceo musicale, Firenze 2018, pp. 191 s.