FILIASI, Lorenzo
Nacque a Napoli il 25 marzo 1878, dal marchese Luigi, buon musicista dilettante (compose l'operetta Il Menestrello, rappresentata a Napoli il 7 maggio 1880), e da Maria Milano.
Avviato dal padre, quando aveva solo cinque anni, agli studi musicali, fu affidato, per i primi insegnamenti di pianoforte, a S. Quaranta. Più tardi, nel 1894, iniziò a studiare regolarmente armonia, composizione e strumentazione sotto la guida di C. De Nardis.
Ben presto il giovane compositore si orientò con decisione verso il teatro. Creò, appena diciassettenne, l'azione e la musica della pantomima in tre atti Pierrot e Bluette. Sollecitato dal De Nardis, la orchestrò e la diresse, in un'esecuzione privata nel conservatorio di S. Pietro a Maiella di Napoli, davanti a un ristretto numero di amici e musicisti il 1º giugno 1897. Nel novembre dello stesso anno fu ammesso in quel conservatorio e cominciò a frequentare il corso di contrappunto tenuto da N. D'Arienzo. Nel 1900, per diretto interessamento del De Nardis, il F. conobbe il librettista V. Bianchi; questi scrisse, su un soggetto ideato dallo stesso F., il libretto de Il sogno di Frida. Fu questa la prima opera lirica composta dal giovane musicista ancora studente di conservatorio.
Compiuto l'intero quinquennio di contrappunto, conseguì il diploma nel 1901 e partecipò subito dopo al Gran concorso internazionale Sonzogno, con l'opera, su libretto di V. Bianchi e A. Anile, Manuel Menendez; ilF. vinse il secondo posto. Il Manuel Menendez venne rappresentato con vivo successo al teatro Lirico di Milano il 15 maggio 1904, grazie anche alla generosa interpretazione di Gemma Bellincioni, che impersonava il ruolo di Férmina.
Dopo questo fortunato esordio il F. compose un'altra opera, di maggiori proporzioni, su libretto di A. Colautti, Fior di neve, che andò in scena al teatro alla Scala di Milano il 1º apr. 1911, con la direzione di T. Serafin. L'opera fu accolta con freddezza e, nonostante i rifacimenti apportati dal F., non ritornò sulle scene. Contemporaneamente il F. si era impegnato nella composizione di un dramma storico, Gl'Infernali, scritto da A. Donaudy nel 1912. L'opera, che ebbe poi il titolo definitivo di Messidoro, futerminata nel 1914 ma non fu mai rappresentata.
In seguito a questo ulteriore fallimento il F. restò a lungo in silenzio. Solo dopo molti anni riprese a comporre per il teatro: E. Moschino gli fornì il libretto di una vicenda mistica, ambientata in un convento francescano nell'Umbria medievale. L'opera, intitolata dapprima L'aurora più bella, fu rappresentata, oltre dieci anni dopo il suo completamento, al teatro S. Carlo di Napoli il 16 genn. 1941, con il titolo di Mattutino d'Assisi ed ebbe due sole repliche.
Il F. morì, completamente dimenticato, il 30 luglio 1963 a Roma.
Fra le numerose composizioni, in gran parte inedite, si ricordano quelle corali e orchestrali sacre: Le tre Glorie, allegoria lirica per soli, coro ed orchestra (1919); Coelestis urbs Jerusalem, inno sacro per coro a quattro parti ed organo; Sub tuum praesidium, antifona a quattro voci a cappella; Salve regina per soprano, coro femminile, organo e orchestra di archi. Opere profane: La schiava di Sulivar, scena per baritono, soprano e orchestra; Vocidel mare, poemetto lirico per soprano e orchestra; e, più famosa di tutte, La preghiera del marinaio, fantasia per coro maschile e orchestra. Opere da camera vocali: Chi ami? (su testo poetico di G. Prati); Da' be' rami (di F. Petrarca, Firenze 1896); Tu! ... (F. Cimmino, Firenze 1903); Mattinata (F. Cimmino, Milano 1907); Redenzione (A. Compagna, ibid. 1907). Opere per pianoforte: Amore in gondola, barcarola (Firenze s.d.); Cambio di guarnigione, polka (Milano s. d.); Chagrin d'amour (ibid., s. d.).
L'unico vero successo del F. resta, comunque, il Manuel Menendez, pubblicato a Milano nel 1904 dall'editore Sonzogno. Quest'opera, composta di getto, rivela la tempra del compositore teatrale, proprio come affermava L. Torchi. Ad onta della convenzionalità dei personaggi, immersi in una vicenda a tratti assurda e incoerente, la musica convince soprattutto nei momenti lirici e sentimentali, come nel duetto Menendez-Férmina, dove sono evidenti i richiami alla musica di P. Mascagni e di U. Giordano, ma dove anche è palese l'autentica, seppure esile, vena malinconica dell'autore.
Bibl.: L. Torchi, L'esito del concorso Sonzogno, in Riv. mus. ital.,XI (1904), pp. 516-549; critiche in Musica e musicisti, LIX (1904), I, p. 28; LX (1905), 1, p. 101; Il Corriere della sera, 16 maggio 1904 e 2 apr. 1911; Il Giornale d'Italia, 19 apr. 1933, p. 3; Il teatro S. Carlo, II,a cura di C. Marinelli Roscioni, Napoli 1987, pp. 457, 578 ss.; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, p. 210;R. M. Recupito, Artisti e musicisti moderni, Milano 1933, pp. 108ss.; Enc. dello spett., V, coll. 306 s.; Enc. della musica Rizzoli-Ricordi, II, p. 468; Diz. enc. univ. della musica e dei musicisti, p. 757.