DUCCI, Lorenzo
Nacque probabilmente a Pistoia negli ultimi decenni del XVI secolo.
Della vita del D. non si conosce molto. Arrivò a Ferrara con il cardinale Giovan Francesco Biandrate di San Giorgio, di cui era segretario, nel 1598, dopo che la città era passata fra i possedimenti dello Stato della Chiesa. Qui, a Ferrara, presso V. Baldini, vennero pubblicate tutte le sue opere, fra il 1600 e il 1604: un'Oratione funebre ... nell'essequie di Torquato Tasso e i De elocutione libri duo nel 1600, l'Arte aulica nel 1601 (tradotta in inglese nel 1607 da Edward Blount a Londra e ristampata a Viterbo nel 1615), un Trattato della nobiltà nel quale si mostra che cosa ella sia, e quali le sue spetie nel 1603 e l'Ars historica nel 1604.
A parte l'orazione in morte di Torquato Tasso, datata aprile 1600, cinque anni dopo la morte del poeta, che è un omaggio non tanto alla figura del Tasso, quanto alla città che in quel momento lo ospitava, le altre opere appartengono tutte al mare magnum della trattatistica seicentesca.
L'opera De elocutione libri duo, insieme con altre conservate manoscritte presso la Biblioteca apostolica Vaticana (sono quattro tomi di Laurentii Duccii Exercitationum literarium nei codici Urb. lat. 1210, 1211, 1212, 1213), testimoniano la sua perizia nei procedimenti retorici, e sono anche piene di riferimenti ad autori della letteratura patristica. Le altre opere, insieme con un Trattato dell'amicitia conservato manoscritto sempre alla Biblioteca apostolica Vaticana (Urb. lat. 1204), appartengono invece alla trattatistica sul comportamento politico, e sono interessanti perché ci mostrano come tali tematiche possano venir elaborate "sul canipo" da un autore che, vissuto sempre all'ombra di qualche potente uomo di Chiesa, manifesta proprio attraverso la scrittura una grossa pratica della vita cortigiana e dei riti ad essa legati.
Da questo punto di vista l'Arte aulica, "nella quale s'insegna il modo, che deve tenere il Cortigiano per divenir possessore della gratia del suo Principe", è il testo maggiormente degno di nota. In esso Tacito viene considerato "ottimo maestro de Cortigiani" e il Seiano che emerge dalle descrizioni di Tacito la figura che incarna meglio l'ideale di servitore del principe. Nel Trattato della nobiltà troviamo la definizione e la catalogazione dei diversi tipi di nobili e di nobiltà, ed in appendice una sezione dedicata alle questioni di precedenza. Anche l'Ars historica ("in qua non modo laudabiliter Historiae conscribendac praecepta tradunturl verum etiam nobiliores Historici Antiqui, Recentioresque examinantur") è un tipico frutto delle teorizzazioni seicentesche sul modo di scrivere e di considerare la storia: vi troviamo elaborato il concetto di "prudenza", insieme con un excursus sui maggiori storici, dalla classicità a Machiavelli e Guicciardini.
Nella Biblioteca civica di Ferrara (ms. 451, int. 22) sono conservati alcuni documenti scritti dal D. in occasione dei due conclavi tenutisi nel 1605, che portarono all'elezione di Leone XI, che rimase pontefice solo per ventuno giorni, e di Paolo V. In una lettera conservata fra queste carte e diretta ad Alfonso Grandi il D. si lamenta perché non fu.concesso il papato al suo protettore, il cardinale Biandrate.
Fonti e Bibl.: G. Tiraboschi, Storia della lett. ital., Milano 1833, IV, p. 106; V. Capponi, Biografia pistoiese ..., Pistoia 1878, p. 156; G. Antonelli, Indice dei manoscritti della Civica Biblioteca di Ferrara, Ferrara 1884, p. 219; A. Solerti, Vita di Torquato Tasso, Torino-Roma 1895, p. 818; A. Belloni, Il Seicento, Milano 1958, p. 469; M. Rosa, La Chiesa e gli Stati regionali nell'età dell'assolutismo, in Letteratura ital. (Einaudi), Torino 1983, I, p. 323.