DONATI, Lorenzo
Scarse sono sia le notizie biografiche sia quelle relative all'attività artistica di questo intagliatore in legno e architetto, documentato a Siena in un breve arco di tempo, dal 1534 al 1543, e del quale non è rimasta alcuna opera.
Il suo nome è legato soprattutto a un lavoro, ampiamente documentato (Romagnoli, c. 1835; Milanesi, 1856, pp. 118-122), commissionatogli il 15 luglio 1534 dal governo senese. La commissione riguardava l'esecuzione di "una gelosia di legniame di nocie", secondo un disegno fornito da Baldassarre Peruzzi, per una non identificata finestra del palazzo pubblico, in sostituzione di un'altra, deteriorata.
Tale serramento, che sporgeva notevolmente sulla facciata per consentire dall'interno la vista anche sui lati e verso il basso, avrebbe dovuto essere terminato per la metà di agosto; in realtà, come si apprende da numerosi documenti in cui il maestro viene ripetutamente sollecitato, fu compiuto solo nel 1539. È infatti, del 10 aprile di questo anno la stima compiuta da Giovan Battista di Bartolomeo de' Tori e da Giovan Maria di Donato, i quali valutarono che l'opera dovesse essere pagata 194 scudi.
Il De Angelis D'Ossat (1980) ha riconosciuto in un disegno del Peruzzi nella Biblioteca comunale di Siena (S.IV.7, c. 21v), finora interpretato come uno schizzo per un pulpito, il disegno preparatorio per questa "gelosia".
Nell'aprile del 1536 il D., talvolta confuso con un altro intagliatore senese contemporaneo, Lorenzone di Bartolomeo, fu, insieme con Anton Maria Lari e Domenico Beccafumi, tra coloro che prepararono gli apparati per festeggiare la venuta a Siena dell'imperatore Carlo V, con l'incarico di progettare l'ornamentazione della casa (palazzo Bandini) nella quale avrebbe abitato l'imperatore durante il soggiorno senese (Milanesi, 1856, p. 167; Borghesi-Banchi, 1898).
Nel novembre dell'anno successivo si trovava in carcere, non sappiamo per quale motivo, e la moglie era nominata suo fideiussore (Romagnoli, c. 1835, p. 499).
Il 28 apr. 1540, insieme con Domenico Beccafumi e Bartolomeo di David, eseguì la stima di un crocifisso bronzeo, opera di Giovan Andrea di Carlo Galleti (Milanesi, 1856, pp. 137 ss.), mentre nel '41, secondo quanto riferisce il Milanesi (1862, p. 149) che, unica fonte, ricorda il D. anche come un dilettante di architettura, avrebbe disegnato la "nuova casa dell'Università dei Notai".
L'ultima notizia che abbiamo risale al 1543 (Milanesi, 1856, p. 121), quando è citato in relazione a una somma che doveva ancora avere per il lavoro della "gelosia" del palazzo pubblico, per il quale, alla data della stima (1539), era rimasto creditore di 94 scudi. Nel 1550 il D. era probabilmente già morto, in quanto, in un documento del 25 settembre (Romagnoli, p. 498), che sembra riferirsi ancora al credito per la "gelosia", è ricordata solo la moglie, madonna Niccola.
Fonti e Bibl.: Biografia cronologica de' bellartisti senesi [c. 1835], Firenze 1976, VII, pp. 497-503; G. Milanesi, Docum. per la storia dell'arte senese, III, Siena 1856, pp. 118-122, 137 ss., 163, 167; Id., in Siena e il suo territorio, Siena 1862, pp. 149, 191; Id., Sulla storia dell'arte toscana, Siena 1873, pp. 29, 71, 181; S. Borghesi-L. Banchi, Nuovi documenti per la storia dell'arte senese, Siena 1898, pp. 4655 s.; G. De Angelis D'Ossat, Due disegni del Peruzzi per il palazzo pubblico di Siena, in Storia dell'arte, 1980, nn. 38-40, pp. 238 s.; M. Cordaro, in Palazzopubblico di Siena, Milano 1983, p. 119; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, pp. 427 s.