DELLA VOLPAIA (Della Golpaia, De Vulparia, Vulpario), Lorenzo
Figlio di Benvenuto di Lorenzo, nacque nel 1446 a Firenze (Pini-Milanesi, 1876, che non citano la fonte; per contro, nel 1460 il padre Benvenuto figura ancora nelle portate al Catasto di Volpaio: Misc. Palagi, f. 17). È il primo personaggio celebre della sua famiglia (cfr. voce). A menzionato da Giuliano da Sangallo tra gli "architectori" che nel 1486 parteciparono alla discussione sulle porte di S. Spirito (Pini-Milanesi, 1876) e, in quanto architetto, nel 1491 presentò un disegno al concorso per la facciata di S. Maria del Fiore (Milanesi, in Vasari, IV, p. 307). È definito legnaiolo nelle portate del Catasto del 1480, quando a 34 anni, ha bottega con suo fratello Mariotto, bottaio (Misc. Palagi, f. 29) e del 1498 (Pini-Milanesi 1876); è ricordato dal Cellini come orefice "che sempre si servì di tale arte", come matematico da Michele Poccianti (Catalogus scriptorum Florentinorum, Firenze 1589, p. 910), ma deve la notorietà innanzitutto all'attività di orologiaio ed in specie ad un orologio dei pianeti molto ammirato nel XV e XVI secolo (D. M. Manni, De Florentinis inventis commentariorum, Ferrariae 1731, p. 63, con bibliografia cinquecentesca). Già il Poliziano nel 1484, rispondendo ad una richiesta di Francesco Della Casa, descrive in modo minuzioso ed entusiastico un orologio nel quale il D. aveva riprodotto il corso del Sole, le fasi lunari ed il moto dei pianeti (Opera omnia, I,Lugduni 1536, pp. 121-24).
Questo orologio, o uno dello stesso genere, gli era stato commissionato da Lorenzo de' Medici, stando alle testimonianze di Cellini e Vasari; il secondo aggiunge che il Magnifico voleva donarlo a Mattia Corvino (Vasari-Milanesi, VIII, p. 112). Rimasto non finito nella bottega del suo artefice, l'orologio fu invece acquistato nel 1510 dai capitani di Parte guelfa per evitare che un'opera così rara e preziosa finisse fuori Firenze, e, donato da costoro alla Signoria, fu conservato in palazzo Vecchio dove dette nome alla sala dell'Orologio (ibid., II, pp. 593 s.; III, p. 269; Dorini, 1909, pp. 138 ss.). La manutenzione dell'orologio passo dal D. a suo figlio Camillo e poi al nipote Girolamo, che lo restaurò nel 1560 (ibid. pp. 140 s.; già dagli appunti di Girolamo al f. 55v del cod. Marciano 5363 [Mss. Ital., cl. IV, 41] appare in cattivo stato, così come appare anche dagli scritti del Cellini) e di nuovo nel 1594; nel 1609, comunque, non funzionava più. Compare, in pezzi, ancora in un inventario del 1640; in seguito andò distrutto (Boffito, 1929, pp. 22 s., 224; Pagnini-Righini Bonelli, 1954, p. 89; Maccagni, 1971, p. 67). Si conservano però disegni e computi sui suoi meccanismi che due figli del D. hanno trascritto dalle carte del padre: Benvenuto in diverse pagine dei proprio taccuino (cod. Marciano 5363, ff. 44r, 55v, 58v-61v, 65r, 74r-75r) e, un altro figlio, forse Eufrosino, in un intero codicetto di ventidue fogli, copiato "da un libricino di mano di Lorenzo nostro padre" (Pedretti, 1953, pp. 259 s.; Maccagni, 1967, p. 7; Galluzzi, 1980, p. 164).
Come orologiaio il D. ebbe nel 1490 l'incarico di regolare l'orologio pubblico di Firenze, incarico che gli fu tolto nel 1494 dopo l'allontanamento dei Medici e che nel 1500, alla morte del suo sostituto Carlo Marmocchi, gli fu riassegnato insieme al compito di costruire un orologio nuovo (Gaye, 1839, p. 589; Frey, 1909, p. 113; Misc. Palagi, ff. 24, 25; schemi e computi nel cod. Marciano, f.29r). Fu anche temperatore dell'orologio di S. Maria del Fiore dal 1497 al 1499 e poi di quello che l'arte dei mercanti aveva sulla torre del Saggio in mercato Nuovo, da lui rifatto nel 1511 (Pini-Milanesi, 1876).
Sono numerosi anche gli orologi di vario genere che il D. realizzò per Ordini religiosi e privati e tra questi uno per le "monache di Sanfriano [?]", uno per un "frate Agostino" e per S. Maria Nova, attestati da note e disegni nel taccuino di Benvenuto (rispettivamente ff. 18v, 31r, 55r del codice Marciano),dove si trovano anche disegni e note su orologi (ff. 26r e v, 30v, 31r, 32r), e su altri strumenti e macchine del padre, come un astrolabio (f. 32v), una macchina idraulica (f.38v), un argano per Pozzo (f. 40r), un mulino ad acqua (f. 47v), uno strumento per segare secondo una curva (f. 49) ed una benna per cavare i legni dall'Arno (f. 86v; Pedretti, 1953). Né la diffusione degli orologi del D. dovette essere limitata a Firenze; infatti egli ne fornì uno, che nel 1564 sarà riparato da un suo nipote, Girolamo di Camillo, per la torre della casa dei Beccadelli a Bologna (Parma, Bibl. Palatina, Mss. Palat. 1016, fasc. 1, f.30: lettera di Ludovico Beccadelli del 20 dic. 1564: cfr. G. Fragnito, Il museo di Antonio Giganti, in Scienze-Credenze occulte-Livelli di cultura, Firenze 1982, p. 524).
Tre disegni del cod. marciano riguardano congegni e studi di Leonardo, esplicitamente menzionato, provando in modo indubbio, secondo il Pedretti (1953, pp. 245, 247), l'amicizia tra questo e il Della Volpaia.
I due si incontrarono sicuramente nel 1504, quando parteciparono ad una riunione nella quale si'doveva decidere dove collocare il David di Michelangelo, e Leonardo per i propri studi astronomici doveva essere interessato a conoscere l'artefice dell'orologio dei pianeti. Il D. (o suo figlio Benvenuto) poté ricevere la "Copia d'uno strumento che mandò Lionardo da Vinci a Bernardo Rucellai" (cod. Marciano, f. 7v; Pedretti, 1953, p. 264; Id., La macchina idraulica costruita da Leonardo per conto di Bernardo Rucellai e i primi contatori d'acqua, in Raccolta Vinciana, XVII[1954], pp. 177-215; Id., 1957, pp. 26 ss.), dal Rucellai stesso piuttosto che dall'inventore, deve però aver appreso da Leonardo, cui erroneamente l'attribuisce, il modo per dividere una linea in parti eguali (cod. marciano, f. 39r; Pedretti, 1953, p. 253). Inoltre il compasso raffigurato al f. 43v del cod. marciano indicato come "seste a 4 curvature di Leonardo da Vinci" trova in effetti riscontro in disegni vinciani (Pedretti, 1953, p. 254). Infine dovrebbe riferirsi al D. un cenno di Leonardo ad un "Lorenzo" nel Codice Arundel (ibid., p. 247). È invece solo ipotetica l'invenzione vinciana (proposta da Pedretti, 1953, p. 266) del compasso elissografo raffigurato, senza indicazioni di autore, sul f. 18r del cod. marciano. Lo stesso strumento è raffigurato, con un'illustrazione più completa delle singole parti, in un disegno attribuito a Dúrer ma di autenticità discussa (W. L. Strauss, The complete drawings of Albrecht Dürer, VI,New York 1974, p. 2863, con bibliografia). Chiunque ne sia l'inventore, questo disegno costituirebbe l'unico indizio noto di uno scambio di informazioni tra il D. e l'artista tedesco col quale avrebbe preparato una rappresentazione della volta celeste.
Di tutte le macchine costruite dal D. è rimasto ben poco: in un catalogo provvisorio che comprende una ventina di strumenti esistenti, prodotti dai Della Volpaia, egli compare con un solo orologio conservato nel Museo della scienza di Firenze (Pagnini-Righini Bonelli, 1954, p. 96; Maccagni, 1971, pp. 71 s.; Righini Bonelli, 1968, p. 173). Al di fuori della fabbricazione di strumenti, le altre attività del D. sono ancor meno documentate: non è pervenuto il suo progetto per la facciata di S. Maria del Fiore, né si conosce la posizione che prese nella discussione sulle porte di S. Spirito, mentre sappiamo che nel dibattito sulla collocazione del David di Michelangelo (1504; Firenze, Archivio dell'Opera del duomo, Deliberazioni, 1490-1597; Gaye, II, 1840, pp. 455, 459) egli condivise il parere di Giuliano da Sangallo in favore della loggia dei Signori. Per la sua attività astronomica, invece, all'orologio dei pianeti, l'unica opera del D. sufficientemente famosa in questo campo, si potrebbe aggiungere un altro importante lavoro attestato da Daniele Barbaro nel commentario a Vitruvio (I dieci libri dell'Architettura di M. Vitruvio..., Vinegia 1556, p. 221; il passo è messo in rilievo da M. Losito, Il IX libro dei commentari vitruviani di Daniele Barbaro, tesi di laurea, Università di Venezia, facoltà di architettura, a.a. 1985-1986, I, pp. 105, 117 s., n. 10) relativo alle costellazioni dell'emisfero settentrionale, che scrive "va a torno una carta di Giovanni Stabio, d'Alberto Durero et del Volpaia fiorentino, fatta da tutti e tre insieme nella quale sono le imagini celesti molto ben poste".
Mentre nella carta alla quale il Barbaro deve riferirsi, la prima stampata con proiezioni piane del cielo boreale, edita a Norimberga nel 1515, manca qualsiasi indicazione sugli autori, in quella del cielo australe (stampata insieme alla precedente) si legge: "Joann Stabius ordinavit... Albertus Durer imaginibus circumscripsit". Manca invece qualsiasi cenno al D. citato dal commentatore di Vitruvio (ripreso poi quasi testualmente da B. Baldi, Cronica de matematici, Urbino 1707, pp. 102 s., nella bibliografia di Giovanni Stabio). In luogo del D. troviamo "Conradus Heinfogel stellas posuit". Questi, un astronomo di Norimberga, fissò quindi la posizione delle stelle nelle carte disegnate da Dürer e stampate a cura dello Stabio, astronomo e matematico della corte viennese. Il nome di un Della Volpaia non compare né negli studi su queste carte, né nel catalogo delle loro edizioni e nemmeno nella raccolta degli scritti di Dürer (E. Weiss, Albrecht Dürer's geographische, astronomische und astrologische Tafeln, in Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen des Allerhöchsten Kaiserhauses, VII[1888], pp. 207-220; F. Saxl, La fede negli astri [1927], Torino 1985, pp. 413-420, figg. 248-251; J. Mader, Dürer-Katalog, Wien 1932, nn. 259-260; H. Rupprich, Dürer schrifilichen Nachlass, Berlin 1956). Le carte stampate nel 1515 erano però già disegnate nel 1512, l'anno in cui morì il D., l'unico Della Volpaia in cui per età, fama ed esperienze acquisite si possa identificare l'imprecisato astronomo di questa famiglia indicato dal Barbaro. Poiché non vi è motivo di dubitare della testimonianza di quest'ultimo, si può supporre che il D. abbia partecipato all'impresa, in modi tutti da accertare, e che, dopo la sua morte, il suo nome sia stato omesso, forse perché prima della stampa le carte sono state perfezionate da Heinfogel. L'attribuzione, che il Barbaro non poteva trovare in nessuna edizione delle carte, poté riceverla, direttamente o tramite Palladio, da Antonio da Sangallo il Giovane o da suo fratello Battista, i quali sulle vicende dei Della Volpaia dovevano essere ben informati. Grazie alla fama acquisita come astronomo, il D. sarà raffigurato da Alessio Baldovinetti insieme con altri sapienti del suo tempo accanto a Lorenzo il Magnifico in un affresco, poi distrutto, in S. Trinita (Vasari-Milanesi, II, p. 593).
Nelle portate al Catasto del 1498 il D. risulta proprietario, insieme con suo zio Eufrosino, della casa con bottega in cui abitava, posta in via "Bertinegli" (Albertinelli), a confine col monastero di S. Piero Maggiore ed acquistata nel 1489 dallo stesso monastero, e, da solo, di una casa in campagna e di una vigna (Pini-Milanesi, 1876). Nel 1510, quando i capitani di Parte guelfa acquistarono dal D. l'orologio dei pianeti, lo riconoscevano povero, con qualche debito, incapace di procurare una dote alle quattro figlie femmine (Alexandra di 29 anni, Francesca di 21, Lisabetta di 18, Piera di 8) dote che per ricompensa fu assegnata dagli stessi capitani (Dorini, 1909, pp. 142 ss.). In quest'occasione non sono menzionati i figli maschi: Camillo, nato nel 1484, Benvenuto, nato nel 1486, Eufrosino, nato tra il 1494 ed il 1500, nati tutti dalla moglie Bartolomea di Lionardo (Misc. Palagi, ff. 9, 11; Maccagni, 1971, p. 68), ai quali si deve forse aggiungere Bernardo (cfr. voce).
Nel 1489 il D. prendeva in enfiteusi la casa "a vita sua, di suo zio e tre figlioli" (Misc. Palagi, f.15, e non due come trascrive Pini-Milanesi, 1876). Poichè erano già nati Camillo e Benvenuto e nessun altro figlio maschio del D., rimane aperta la possibilità che il terzo fosse Bernardo.
Il D. morì l'8 marzo 1512 probabilmente a Firenze.
Fonti e Bibl.: Firenze, Bibl. nazionale, II.I. 462: Miscellanea Palagi (raccolta fondamentale di notizie sul D.); Ibid., cl. IX, cod. 67: G. Cinelli, Toscana letterata, p. 1150;Ibid., cl. IX, cod. 76: A. M. Biscioni (1674-1756), Giunte alla Toscana letterata, p. 638 (cfr. Indice onomastico della Toscana letterata di G. Cinelli e delle giunte alla Toscana letterata .... a cura di G. Presa, Milano 1973, pp. 74, 140, Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Mss. Ital., cl. IV, 41 (= 5363): ff. 7v, 18v, 26r, 29r, 30v, 31r, 32, 38v, 39r, 44r, 47v, 49rv, 55rv, 58v-61v, 65r, 74r-75r, 86v; G. Vasari, Le vite ... [1568], a cura di G. Milanesi, II, Firenze 1878, pp. 593 s.; III, ibid. 1878, p. 269; IV, ibid. 1879, pp. 305 ss.; VII, ibid. 1881, p. 634; VIII, ibid. 1882, p. 112; B. Cellini, Trattato dell'oreficeria [1568], in Opere di B. Castiglione, G. Della Casa, B. Cellini, a cura di C. Cordiè, Milano-Napoli 1960, p. 975; I. Morelli, I codici manoscritti volgari della Libreria Naniana, Venezia 1776, pp. 14 ss., G. Gaye, Carteggio ined. d'artisti, I, Firenze 1839, p. 589; II, ibid. 1840, pp. 455, 459; C. E. Repetti, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, V,Firenze 1843, p. 798; C. Pini-G. Milanesi, La scrittura di. artisti italiani..., Firenze 1876, I, commento alla tav. 83; V. Dorini, L'orologio dei pianeti di L. D., in Riv. d'arte, VI (1909), pp. 137-144; K. Frey, Studien zu M. Buonarroti und zur Kunst seiner Zeit, in Jahrbuch der Preussichen Kunstsammlungen, XXX (1909), Suppl., pp. 113, 135 e passiin; C.Frati-A. Segarizzi, Catalogo dei codici marciani italiani .... II, Modena 1911, pp. 28 s.; T. Ashby, La Campagna romana al tempo di Paolo III. Mappa della Campagna romana del 1547 di Eufrosino Della Volpaia ... nella Biblioteca Vaticana, Roma 1914, pp. 2 ss., G. Boffito, Gli strumenti della scienza e la scienza degli strumenti (catal.), Firenze 1929, pp. 21 ss., 224; C. Pedretti, Documenti e memorie riguardanti Leonardo da Vinci..., Bologna 1953, pp. 243-257, 259 s.; P. Pagnini-M. L. Righini Bonelli, Catalogo degli strumenti..., Firenze 1954, pp. 11, 89, 96, C. Pedretti, Il codice di Benvenuto di Lorenzo Della Volpaia, in Studi Vinciani, Genève 1957, pp. 2333, 99-106, 108, 118-124; E. Morpurgo, Alcuni appunti sugli orologiai Della Volpaia, in La Clessidra, settembre 1959; C. Maccagni, Notizie sugli artigiani della famiglia Della Volpaia, in Rassegna periodica di informazione del Comune di Pisa, III(1967), 8, pp. 1-13, spec. 8 s.; Il Museo di storia della scienza a Firenze, a cura di M. L. Righini Bonelli, Milano 1968, pp. 14, 173; C. Maccagni. The Florentine clock and instrument-makers of the Della Volpaia family, in XIIe, Congrès intern. d'histoire des sciences ... 1968, Actes, tome XA, Histoire des instruments scientifiques, Paris 1971, pp. 6573 (con stemma dei codici derivati da carte perdute del D.); C. L. Frommel, Der römische Palastbau der Hochrenaissance, Tübingen 1973, II, p. 267 n. 29; T. Buddensieg, Bernardo Della Volpaia und Giovanni Francesco da Sangallo. Der Autor des Codex Coner und seine Stellung im Sangallo Kreis, in Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte, XV (1975), p. 98 n. 28; P. Galluzzi, in Firenze e la Toscana dei Medici nell'Europa del Cinquecento. La corte, il mare e i mercanti. La rinascita della scienza ... (catal.), Firenze 1980, pp. 163 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXXIV, p. 530 (s.v. Volpaia, Lorenzo di Benvenuto della); E. Morpurgo, Diz. degli orologiai italiani, Roma 1950, pp. 202 ss. (sub voce Volpaia, Lorenzo della).