FESTI, Lorenzo de
Nacque a Trento il 15 marzo 1818 da Tommaso conte di Ebenberg e Braunfeld e da Angelica Benedetti. Compiuti gli studi legali, lasciò presto il Trentino e visse in Lombardia, legandosi agli esponenti del moto risorgimentale. Il 15 maggio 1848 firmò l'indirizzo del Comitato trentino di Brescia al governo di Milano per la fusione del Trentino con gli Stati sardi e, con A. Gazzoletti e A. Ducati, nel giugno presentò un indirizzo simile a Carlo Alberto. Dopo l'armistizio Salasco si rifugiò a Lugano e, deluso dalla condotta di Carlo Alberto accusato anche di avere abbandonato il Trentino, si avvicinò alle posizioni di G. Mazzini, con il quale entrò in contatto epistolare. Da Lugano, attraverso la principessa Cristina Trivulzio di Belgioioso allora dimorante a Parigi, fece in modo che il problema del Trentino venisse proposto dalle pagine del giornale Il Crociato e della Revue des deux mondes e giungesse fino al governo e ai deputati francesi. Compì anche un breve viaggio a Parigi, incontrando il ministro degli Affari esteri J. Bastide.
Nel 1849 il F. prese residenza a Torino e, allontanandosi dalle posizioni mazzimane, si legò al movimento cavouriano, collaborando con G. La Farina all'interno della Società nazionale. Versato nell'attività giornalistica, venne nominato direttore dell'ufficio stampa sotto il ministero Rattazzi. Nel 1859 pubblicò a Torino due opuscoli, Il Trentino considerato nei suoi rapporti colla causa italiana (Dalmazzo) e Il movimento italiano nel Trentino (Botta), dove tracciava il quadro degli avvenimenti italiani dal 1848 al 1859, sostenendo la giustezza delle scelte di Vittorio Emanuele II e del Cavour, intese a risolvere il problema nazionale al di fuori di moti rivoluzionari, e mirando a ricomporre le contrapposizioni legate a Mazzini e C. Cattaneo. Per quanto riguardava il Trentino, si indirizzava a re Vittorio Emanuele perché la regione venisse compresa nei programmi dell'Unità italiana. Egli si recò quindi con la deputazione trentina dal Cavour chiedendo di farsi latore a Parigi di un memoriale per sottoporre la questione trentina alle potenze europee: iniziativa che il Cavour sconsigliò per non mettere a repentaglio le future sorti del territorio con un eventuale rifiuto. Le aspettative e le aspirazioni espresse in tale occasione furono pubblicate dal F. ne L'Italia rigenerata e il Trentino (Brescia 1860).
Compiuta l'Unità, il F. cercò di favorire l'ingresso di deputati trentini nel Parlamento italiano, appoggiando l'elezione di G. Canestrini e del Gazzoletti. Con l'opuscolo del 1864, La nazionalità del Trentino (Torino), ritornava a dimostrare l'italianità della sua terra ricorrendo ad una analisi storica e ricordava a re Vittorio Emanuele che l'Italia, nel suo diritto ai confini naturali, non poteva escludere il Trentino. In occasione poi delle trattative di alleanza con la Prussia, nel 1866,metteva in guardia sul pericolo di un legame con la potenza tedesca. E nel corso della guerra si rivolse a politici e opinione pubblica perché fosse riconosciuta legittima la richiesta di aggregazione del Trentino all'Italia, polemizzando contro le opinioni contrarie espresse anche dalla stampa francese. In questo contesto vide la luce il suo opuscolo Al Pays Journal de l'Empire - Un Trentino (Firenze 1866).
Dopo il 1866passò da Torino a Verona, dove diresse il giornale L'Adige; nel 1868si stabilì a Firenze e nel 1872 a Roma, avendo ottenuto un lavoro presso la direzione generale della Banca italo-germanica. Il fallimento della Banca lo privò dell'impiego; con il 1875 si spostò perciò a Bologna, poi a Trento, Padova e Verona, per svolgere attività giornalistica. Con il 1876 prese dimora a Firenze, dove rimase, tranne brevi parentesi, fino alla morte.
In contatto con numerose personalità della politica, della cultura e del giornalismo, ebbe rapporti epistolari con diversi esponenti del Risorgimento italiano. Notevole è il carteggio con Giovanni a Prato (presso l'Archivio di Stato di Trento), che attraverso il F. ebbe regolari notizie sui maggiori giornali e riviste italiani, sulla vita politica e l'attività parlamentare nel Regno.
Morì a Quinto, frazione di Sesto Fiorentino, nel gennaio 1897.
Fonti e Bibl.: E. Regis, Alcune lettere inedite di G. Mazzini, in Rassegna stor. del Risorg., VII(1920), 1, pp. 81-102; G. Esposito, Lettere inedite al patriota trentino don G. B. Zanella, Trento 1927; P. Pedrotti, Cinque lettere politiche di G. Canestrini a L. F., in Studi trentini di scienze storiche, XIX(1938), pp. 320-330; Id., I fratelli Festi, estratto da Trentino, VI(1938); B. Rizzi, Quattro lettere inedite di C. Belgioioso al trentino L. F., in Studi trentini di scienze stor., XXIX(1950), pp. 121-131.