LORENZO da Ripafratta (Laurentius de Ripafracta de Pisiis)
Figlio di Tuccio, nacque il 23 marzo 1373 a Ripafratta, località nei pressi del fiume Serchio, al confine fra le Repubbliche di Pisa e di Lucca. Non ci sono notizie relative alla sua adolescenza; con tutta probabilità aveva poco più di venti anni quando prese l'abito domenicano in Pisa, fervido centro della riforma osservante per impulso di Giovanni Dominici (Giovanni Banchini). In seguito L. soggiornò a Cortona presso il convento dell'Ordine dei predicatori, anch'esso passato all'Osservanza, dove è attestato in qualità di novizio nel 1401 e nel 1403. Prima di essere assegnato al convento di S. Lucia di Fabriano L. conseguì il grado di lettore, probabilmente nello Studio fiorentino di S. Maria Novella. Poco tempo dopo doveva aver fatto ritorno nella cittadina marchigiana, dove L. compare in qualità di priore nel 1411 quando, come ricorda Tommaso (Caffarini) da Siena, fece richiesta presso il suo confratello, impegnato in prima persona nella promozione del culto di Caterina Benincasa, di due copie della Legenda minor in onore di Caterina, redatta da Tommaso. Dal locale convento L. si interessò anche dell'acquisto di alcuni codici da destinare alla biblioteca, come attesta un donativo del 1417 di 100 fiorini di Bartolomeo Lapacci de' Rimbertini, acquisto che avrebbe dovuto eseguire lo stesso Lorenzo. La sua permanenza a Fabriano dovette terminare poco tempo dopo; già nell'aprile del 1418, infatti, L. si trovava a Firenze: in un atto del 28 di quel mese L. sottolineava esplicitamente l'intenzione di rimanere nella città toscana, nonché la speranza di non dover più tornare a Fabriano, e rinunciava al mandato affidatogli a suo tempo da Bartolomeo de' Rimbertini (Orlandi, 1956, pp. 71 s.).
In quel torno di anni dovette avvenire l'incontro di L. con Antonino Pierozzi, futuro arcivescovo di Firenze che dal 1405 visse per lunghi periodi nello stesso convento cortonese nel quale aveva soggiornato Lorenzo. Non è però accettabile, sulla scorta delle argomentazioni sostenute da Orlandi (1956, pp. 43 s.), che L. sia stato la guida spirituale di Antonino.
L'equivoco è dovuto in primo luogo ai ricordi dello stesso Antonino che, in un breve passo del suo Chronicon, ricorda L. sostenendo che "huius sanctam conversationem in Domino familiariter cognovi"; anche una lettera, indirizzata dal presule fiorentino ai confratelli di L. pochi giorni dopo la morte di questo - nella quale, al di là dei consueti elementi topici, traspare l'indubbio dispiacere del Pierozzi per la morte di L. definito "maestro, dottore, padre nostro" (cfr. Razzi, p. 738) -, può aver dato luogo a tale ipotesi. Di certo i due ebbero modo di intrattenere costanti rapporti epistolari senz'altro più intensi dei brevi accenni in nostro possesso, accenni di cui si ha eco significativa non solo nella già ricordata epistola consolatoria di Antonino ("e finalmente mi doglio [(] non aspettando più delle sue soavi lettere, con le quali mi eccitava all'esecuzione del zelo pastorale", ibid.), ma anche nelle Additiones di Leonardo di ser Uberto Martini alla Vita Antonini di Francesco da Castiglione in cui si ricorda quanto affermato da Antonino: "in [(] sua epistula post quam factus est episcopus ad fr. Laurentium de Ripafracta" (p. 322).
Non si hanno notizie certe di L. fino al 1423 quando tenne a Pistoia, in occasione delle solenni feste, rispettivamente di S. Atto e di S. Iacopo, patroni della città, un ciclo di prediche. A Pistoia L. dovette rimanere senz'altro anche in seguito, accolto nel convento di S. Domenico passato all'Osservanza domenicana nel 1422: l'autorità da lui goduta è testimoniata, fra l'altro, dalla carica di "sindaco" attestata nel 1424; l'anno successivo L. compare in occasione di un capitolo conventuale tenutosi sempre a Pistoia.
In seguito L. fu di nuovo a Fabriano: il 6 nov. 1428 era presente al capitolo di S. Lucia. L'affidamento ad Antonino della Congregazione osservante cismontana, avvenuto nel 1432, favorì la definitiva permanenza di L. a Pistoia. In occasione della festa di S. Eulalia L. ne tenne nella cattedrale il solenne panegirico, ma il suo impegno omiletico dovette svolgersi anche in altre occasioni, come attesta un contributo devoluto in suo favore dall'Opera di S. Iacopo, contributo rinnovato anche l'anno seguente per le prediche tenute da L. nel corso delle feste di S. Eulalia e di Maria madre di s. Iacopo.
Del carattere e delle peculiarità degli interventi svolti da L. dai pulpiti pistoiesi non si hanno altre testimonianze se non, appunto, i contributi sopra citati e il ricordo lasciato sempre da Antonino Pierozzi ("in praedicatione non curiosus, sed utilis et copiosus"); è mancata quindi per L., forse non a caso, una figura come quella di Benedetto di Bartolomeo, il noto "riportatore" del ciclo senese di Bernardino da Siena, né è possibile pensare che egli abbia fatto ricorso, dato il suo progressivo radicarsi in Pistoia, a quei "libri da bisaccia" così familiari all'omiletica itinerante di quegli anni.
Dal 1444 L. ottenne dall'Opera di S. Iacopo un sussidio settimanale di 10 lire, dovuto a una non meglio precisata malattia, sussidio che l'Opera devolvette in favore di L. fino alla sua morte; probabilmente L. doveva già soffrire di quell'ascesso alla tibia cui accenna Antonino ("infirmitatem tibiae ulcerosae per plurimos annos") e per alleviarne il dolore ricevette, sempre dall'Opera di S. Iacopo, un contributo straordinario di 5 lire per "una materassa" (Mascarucci, p. 17).
Il suo inserimento nella città di Pistoia, documentato anche per il 1445, è testimoniato dalla donazione di 200 fiorini che, a nome del convento di S. Domenico, L. ricevette nell'aprile del 1447 dai familiari del giureconsulto Filippo Lazzeri per la costruzione di un sepolcro monumentale nella chiesa conventuale; l'autorità e il prestigio goduti presso le notabili famiglie cittadine sono confermati dalla sua presenza, in qualità di testimone, in occasione di due testamenti, rispettivamente del 1449 e del 1450, dettati da due gentildonne pistoiesi, Vanna de' Buondelmonti e Filippa moglie di Filippo "Iacobi Gheri".
Quando nel 1446 Antonino Pierozzi fu eletto arcivescovo di Firenze, il presule poté senz'altro contare su L. per l'affermazione di quell'azione morale e moralizzatrice che caratterizzò il suo episcopato e che si diresse anche nei confronti di Pistoia, diocesi suffraganea di Firenze, retta da Donato de' Medici.
Si può al riguardo lecitamente ipotizzare che L. abbia svolto una vera e propria opera di raccordo fra istanze cittadine, la cogente azione intrapresa da Antonino e l'attività di Donato, animata dalle direttive di controllo della famiglia Medici. Lo si evince, per esempio, da una lettera del 1450 dell'arcivescovo a Dondo Donato, ma del cui tenore testimonia una copia della stessa indirizzata a Lorenzo.
Nella missiva Antonino, dietro sollecitazione del suo confratello, interviene in un caso riguardante un'anonima "iuvencula" pistoiese, il cui sposo, "Raphael filius plebani domini Vannini", aveva espresso l'intenzione di indossare l'abito domenicano. La lettera di Antonino, nello sciogliere i dubbi circa la validità dell'azione, sosteneva che la famiglia dello sposo dovesse intervenire in favore della giovane, definita nel testo "valde pauper"; oltre a essere "un altro segno, ancora, di quell'attenzione antoniana per il mondo femminile" (Vian, p. 394), la lettera illustra bene i rapporti fra il Pierozzi e L., mentre più defilato, quasi mero esecutore, appare Donato de' Medici.
Stessa sollecitudine di carattere morale L. espresse di nuovo, nel 1452, rivolgendosi ad Antonino in merito alla liceità dell'erezione del monumento funebre di Filippo Lazzeri, disposta cinque anni prima. Anche in questo caso Antonino, disponendo la parziale mutazione del lascito della famiglia Lazzeri in favore di opere necessarie al convento, si rivolgeva al vescovo Pietro, sottolineando come questo suo intervento fosse dovuto a un espresso interessamento di Lorenzo.
L. morì a Pistoia il 27 sett. 1456, come ricorda l'obituario del convento di S. Domenico: "die 27 septembris [(] felicis memoria anima beati Laurentii de Ripafracta seu de Pisis a carne soluta est" (Pistoia, Biblioteca comunale Forteguerriana, Mss., B.76, c. 32 r9; cfr. Orlandi, 1956, pp. 85 s.).
Il Comune di Pistoia stanziò un contributo di 300 lire per le spese della solenne cerimonia funebre, disponendo altresì l'erezione del bel monumento funebre, ancor oggi presente in S. Domenico, forse opera della bottega dei fratelli Rossellino (Antonio e Bernardo Gamberelli).
Il culto di L., già disposto nel XVI secolo, fu confermato da Gregorio XVI il 4 apr. 1846.
Fonti e Bibl.: Antoninus archiepiscopus Florentinus, Chronicon seu Summa historialis, Lugduni 1543, p. CLXXVII; S. Razzi, Vite de' santi e beati toscani, Firenze 1593, pp. 736-738; L. Martini, Additiones, in Acta sanctorum Maii, I, Parisiis-Romae 1866, pp. 319, 332; Il processo Castellano, a cura di M.-H. Laurent, Milano 1942, p. 77; V. Marchese, Cenni storici del beato L. da R., domenicano, in Id., Scritti vari, Firenze 1855, pp. 439-464; R. Morçay, Saint Antonin fondateur du couvent de Saint-Marc, Tours-Paris 1914, p. 173; I. Taurisano, Catalogus hagiographicus Ordinis praedicatorum, Romae 1918, p. 39; L. Chiappelli, Storia e costumanze delle antiche feste patronali di s. Iacopo in Pistoia, Pistoia 1920, p. 42; Th. Kaeppeli, Bartolomeo Lapacci de' Rimbertini (1402-1466) vescovo, in Archivum fratrum praedicatorum, IX (1939), p. 120; S. Orlandi, Necrologio di S. Maria Novella, II, Firenze 1955, pp. 168, 392; Id., Il beato L. da R. campione della riforma domenicana, Firenze 1956; O.P. Mascarucci, Ricordi pistoiesi inediti sul beato L. da R., in Bull. stor. pistoiese, LIX (1957), pp. 12-23; J. Koudelka, Il fondo libri nell'Archivio generale O. P., in Archivum fratrum praedicatorum, XXXIX (1969), p. 180; P. Vian, Una lettera inedita di s. Antonino da Firenze a L. da R. (10 nov. 1450), in Miscellanea apostolica Vaticana, IV, Città del Vaticano 1990, pp. 385-394; E. Vannucchi, L'influenza degli Ordini mendicanti sulla vita religiosa dei laici, in Gli Ordini mendicanti in Pistoia (sec. XIII-XV). Atti del Convegno di studi, 2000, a cura di R. Nelli, Pistoia 2001, pp. 214, 218; Bibliotheca sanctorum, VIII, coll. 144 s.