CAVARO, Lorenzo
Fu, a quanto risulta da dati documentari accertati, capostipite della famiglia, che a cavallo tra il XV e il XVI sec. stabilì bottega di pittura a Cagliari nel quartiere di Stampace. Fu padre di Pietro, vero iniziatore della cosiddetta "scuola di Stampace" (in effetti non è stato ancora precisato se consista proprio in tale rapporto lo stretto vincolo di parentela comunque intercorrente fra loro), cui il C. non ebbe niente da insegnare. I pochi dipinti che di lui si conservano lo mostrano, infatti, del tutto estraneo alla formazione del figlio e legato invece, persino in senso involutivo, all'insegnamento del Maestro d'Olzai, per il quale è stata proposta l'identificazione con Antonio Cavaro.
Antonio Cavaro compare in un atto notarile del 14 maggio 1455 (Aru, 1926, pp. 172 s.), citato come pittore e proprietario di una casa nel quartiere di Stampace. Dato il frequente ricorrere di questo nome nell'ambito della famiglia, si è ritenuto possibile che Antonio fosse imparentato con il Cavaro. E, constatato lo stretto rapporto stilistico che lega il C. al Maestro d'Olzai, è stato proposto (Delogu, 1945, p. 21)d'identificare questo ultimo appunto con Antonio, perché nulla vieterebbe di pensare alla possibilità per il C. di una scuola in famiglia. Un'altra ipotesi, anche questa finora incontrollabile, che tenta in qualche modo di individuare la personalità di pittore di Antonio, si basa (Aru, 1924, p. 6)sulla presenza di un terzo esecutore, da considerarsi locale e indicabile solo in Antonio, nel retablo di S. Bernardino, che i pittori barcellonesi R. Thomas e J. Figuera eseguirono a Cagliari per la chiesa di S. Francesco di Stampace tra il 1455e il 1456.
Il più antico documento noto che riguarda il C. è del 28 genn. 1500 (Aru, 1924, p. 7), quello più recente del 20 luglio 1518 (ibid., 1926, p. 174). Nella sua opera più antica che si conserva, la firma e la data compaiono in questa forma: "En l'any MDI es pitada feta la dit retaulu per mas de mestal Lores Cavaro de stampas fila a XV de deseber an de sus dit". Questa scritta si legge nell'ancona che proviene al seminario vescovile di Villacidro dalla parrocchiale di Gonnostramatza. La sua struttura a doppio trittico è tipica del retablo tardogotico catalano: munita di pulvaroli, ha sei scomparti grandi, con la Crocifissione e la Madonna in trono al centro; ai lati, distribuita nei due scomparti alti, l'Annunciazione, e in basso a sinistra S. Pietro, a destra S. Paolo; nellapredella, costituita da nove pannelli, di cui tre formano lo sporto del tabernacolo, sono rappresentati S. Caterina, S. Giorgio, forse S. Sebastiano,l'Addolorata, la Pietà, S. Giovanni Evangelista, forse S. Pantaleo, S. Giuliano e S. Lucia. Di un altro polittico, datato 1507, ma senza firma e al C. giustamente assegnato dall'Arti (1924, pp. 13 s.), si conserva oggi nel Museo nazionale di Cagliari una Crocifissione che, insieme con una Madonna in trono, costituisce i resti del retablo della cappella Ballero in località Giorgino a Cagliari. Nei due retablos, la caratteristica riduzione popolaresca di modi e schemi catalano-valenzani del Quattrocento conferma l'esclusiva dipendenza del C. dal Maestro d'Olzai. A una fase più matura della sua attività, che accoglie anche influssi italiani, sono stati ascritti (Delogu, 1945, p. 19; 1967, p. 65) il S. Gerolamo penitente della chiesa della Purissima in Cagliari e il Transito della Madonna dell'Oratorio della Vergine d'Itria a Selargius, unico avanzo di un retablo scomposto e disperso nel secolo scorso. Non si può, però, concordare con l'attribuzione di quest'ultima opera, che sembra chiaramente spettare ad altra personalità ben distinta, seppure legata allo stesso ambiente e alla stessa educazione, e comunque meglio dotata.
Bibl.: C. Aru, La pittura sarda nel Rinascimento..., in Arch. stor. sardo, XV(1924), pp. 6-16 (p. 6 per Antonio); XVI (1926), pp. 172 s. (per Antonio), 174; R. Delogu, Il Maestro d'Olzai e le orig. della Scuola di Stampace, in Studi sardi, V(1945), pp. 19-21 (per Antonio); Id. Lineamenti di storia artistica, in Guida d'Italia del T. C. I., Sardegna, Milano 1967, p. 65; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 227 s.; Enc. Ital., IX, p. 558.