CARDUCCI, Lorenzo
Figlio di Agnolo di Bartolomeo e di Elisabetta Ricasoli, nacque a Firenze il 18 ott. 1427. Apparteneva ad una ricca famiglia di mercanti influente anche nella vita politica, visto che già suo nonno Bartolomeo aveva spesso ricoperto le maggiori magistrature cittadine, e che alcuni membri della sua famiglia avevano in passato più volte aiutato finanziariamente il Comune di Firenze quando si era trovato in gravi difficoltà o in pericolo.
Il C. appare per la prima volta sulla scena politica fiorentina nel settembre 1473 come uno dei componenti degli Otto di guardia e di balia. Nel gennaio 1474 fu eletto priore per il quartiere di S. Maria Novella; secondo l'Ammirato (Istorie fiorentine p. 273) nello stesso anno fu gonfaloniere. Il Del Furia, a questo proposito, sostiene che il C. non ricoprì la carica di gonfaloniere di Giustizia, bensì quella di gonfaloniere di Compagnia. Il 5 sett. 1477 troviamo il C., "de nobilissima familia, civis noster et orator benemeritus de Republica ac mercator insignis" come viene definito nelle lettere credenziali del governo del Comune al sultano Maometto II, alla testa di un'importante missione diplomatica e commerciale. Gli era stato affidato il comando di una squadra di due galee, che Firenze aveva inviato a Costantinopoli: suo compito era quello di propiziarsi il sultano, di guadagnarlo all'amicizia con Firenze, di riuscire ad avere la sua protezione per la colonia mercantile di Pera, e, in particolar modo, di ottenere agevolazioni per i mercanti fiorentini colà operanti. Doveva chiedere, infine, il rilascio del fiorentino Francesco di Piero Alderotti. Nel novembre dello stesso anno il Comune commetteva al C. e al proconsole fiorentino in Pera di impetrare la liberazione di Ercole Malvezzi. Il Babinger (Lorenzo de' Medici … ) afferma, a questo proposito, che il C. fu console della colonia di Pera a partire, almeno, dal settembre dell'anno 1477 come successore di Carlo Baroncelli, ma in realtà non c'è nessun motivo per includerlo nella lista dei consoli fiorentini. Egli era, allora, soltanto il capitano delle due galee partite per l'Oriente e rappresentante della Repubblica presso il sultano: la sua lettera di credenza lo dice infatti "orator" del Comune e non console della colonia. Nel 1478, comunque, il C. era di nuovo a Firenze, dove lo troviamo tra i membri della magistratura degli Otto.
Agli inizi dell'anno seguente era a Pera, forse in qualità di console. I rapporti tra la Sublime Porta e Firenze in questo periodo erano ottimi e Maometto II non mancò di manifestare la sua benevolenza nei confronti della Repubblica, quando, dopo l'assassinio di Giuliano de' Medici avvenuto il 26 apr. 1478 per mano di Bernardo di Bandino Baroncelli, quest'ultimo si rifugiò a Costantinopoli dove sperava di trovare ospitalità presso alcuni parenti, tra cui, forse, il console stesso della colonia, Carlo Baroncelli. Il C. l'8 maggio 1479 scrisse da Pera al Comune che il sultano, per amore di Firenze, aveva fatto arrestare l'omicida. Il 18 luglio successivo, il Consiglio della Repubblica si rivolse al C. perché egli si facesse interprete presso il "gloriosissimo principe" dei ringraziamenti più profondi della città e non mancasse di proclamare i Fiorentini come "addictissimi et observantissimi figliuoli di sua maestà" Incaricava inoltre il C. di domandare a Maometto II di tener in carcere sotto sicura sorveglianza "il tristo ribaldo" e di non lasciarlo fuggire. Dopo la lettera in cui gli erano state mandate queste istruzioni, il C. ne ricevette un'altra in cui gli si comunicava che Antonio de' Medici era stato inviato come ambasciatore presso il sultano Maometto II per regolare alcune questioni commerciali con la Sublime Porta, ma soprattutto per prendere in consegna il Baroncelli. Si chiedeva inoltre al C. di accogliere con "amore et reverentia" il Medici, e di prendere ogni misura necessaria per facilitare l'estradizione dell'assassino.
Ritornato a Firenze, il C. fu, dal dicembre 1479 all'aprile '80, dei Dieci di balia durante la guerra che, in seguito alla congiura dei Pazzi, opponeva Firenze al pontefice Sisto IV, sostenuto dal re di Napoli Ferdinando I. "In questo uficio - gli scriverà Vespasiano da Bisticci dedicandogli un "Proemio" alle Vite - vi trovasti uno potentissimo esercito, che ogni casa era nel governo vostro, e facesti resistenza a due sì grande potenze in modo che ne seguitò la pace, con grandissimo honore e riputatione della città e vostro".
Il C., che doveva senza dubbio godere del favore dei Medici, fu successivamente gonfaloniere di Giustizia nel 1483; fece quindi parte degli Accoppiatori nel 1484, e nello stesso anno fu ufficiale della Moneta per l'arte del cambio. Infine, nel 1488, fece parte della Signoria. Non ci è noto l'anno della sua morte, che tuttavia deve porsi dopo il 10 luglio 1493, data, questa, del già citato "Proemio" di Vespasiano da Bisticci.
Poco sappiamo della sua discendenza; certamente suoi figli (avuti dalla moglie Maria Pandolfini) furono un Agnolo che ricoprì numerose cariche politiche e Bartolomeo, di cui è noto solo che fu uno dei nemici del Savonarola. Non è invece accertato che fossero sue figlie Lisabetta, Cosa, Francesca e Maria, ricordate dalle fonti.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Carte Dei, s.v.Carducci; Firenze, Biblioteca naz., Poligrafo Gargani, s.v.Carducci; Vespasiano da Bisticci, Le vite di più uomini illustri del sec. XV, a cura di F. Del Furia, in Arch. stor. ital., IV(1843), pp. 311-313 (e cfr. anche l'ediz. critica a cura di A. Greco, I, Firenze 1970, pp. XXVII, XLIII); S. Ammirato, Famiglie nobili fiorentine, Firenze 1615, pp. 202 s.; Id., Istorie fiorentine, a cura di F. Ranalli, V, Firenze 1849, p. 273; Delizie degli eruditi toscani, IX(1777), p. 202; XX (1785), pp. 30, 418; XXI(1785), pp. 11, 23, 48, 202, 320; G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine divise nei suoi quartieri, IV, Firenze 1754, p. 63; F. Orsini, Storia delle monete della Repubblica fiorentina, Firenze 1760, pp. 187, 252, 292, 306; G. Müller, Documenti sulle relazioni delle città toscane coll'Oriente cristiano e coi Turchi, Firenze 1879, pp. XLII, 222 s.; F. Babinger, Lorenzo de' Medici e la corte ottomana, in Archivio storico italiano, CXXI(1963), pp. 316-317; Id., Maometto il Conquistatore e il suo tempo, Torino 1967, pp. 407, 575; M. E. Mallett, The Florentine Galleys in the Fifteenth Century, Oxford 1967, pp. 72 e n. 3, 175; G. M. Cagni, Vespasiano da Bisticci e il suo epistolario, Roma, 1969, pp. 90, 99 s., 189, 200 ss.; N. Rubinstein, Il governo di Firenze sotto i Medici (1434-1494), Firenze 1971, p. 295.