CARDELLI, Lorenzo
Figlio del "romano" Domenico, nacque intorno al 1733, essendo registrato di 61 anni al momento della morte. La prima notizia che lo riguarda è del 1766 quando è pagato per l'esecuzione in peperino delle basi dei pilastri, dello zoccolo e delle due cornici ovali sulle porte del salone d'oro di palazzo Chigi a Roma, decorato tra il 1765 e il 1767 per le nozze di don Sigismondo Chigi con Maria Flaminia Odescalchi (G. Incisa della Rocchetta, in Boll. d'arte, VI [1926-27], p. 370). Nel settembre del 1779 riceve la visita del giovane Canova, che descrive lo studio dello scultore: "vidimo diversi belli camini addorni dintaglio dun gusto eccellente vari vasi di porfido, e di marmo ripieni di bassi rilievi, e foglie vidimo anco tre copie di statue antiche ma in piccolo" (A. Canova, Quaderni di viaggio, a cura di E. Bassi, Firenze 1959, p. 37). Certo doveva aver fama di buon antiquario perché in una lista di antiquari attivi a Roma in quegli anni, fatta probabilmente da Alessandro Bracci, commissario alle antichità nel 1768, viene dato l'indirizzo della sua bottega in una traversa di via Condotti che dovrebbe essere l'attuale via Belsiana (S. Howard, in The Burlington Magazine, CXV [1973], p. 735).
Negli stessi anni il C. iniziò a operare per il rinnovamento del casino di villa Borghese a Roma, dove eseguì diversi lavori: nel 1780 era pagato per avere rifatto i piedi e i coperchi di due vasi di porfido eseguiti nel 1620 e nel 1622 da Lorenzo Nizza; nel 1781-82 eseguì una tazza in marmo rosso antico a tre manici, in origine posta nella camera del Sileno e oggi conservata nella stanza egizia; nel 1785 era pagato per aver scolpito quattro vasi in marmo a forma di kantharos decorati con la rappresentazione delle quattro stagioni, scolpite da M. Laboureur, in origine posti nella sala di Apollo e Dafne e oggi nella galleria a pianterreno. Nello stesso anno eseguì il lato con l'aquila della base dell'Apollo e Dafne di Bernini, gruppo trasportato allora nel centro della sala. Inoltre, sempre negli stessi anni, scolpì per villa Borghese i capitelli "intrecciati con gli animali dello stemma Borghesiano" nella sala di Enea e Anchise, le due aquile sull'ingresso della villa (oggi verso porta Pinciana) e le capre per l'isoletta del giardino del lago. Nel 1787 firmava un contratto per il trasporto da Ostia e il relativo restauro di un pavimento a mosaico da porre nel gabinetto nobile di palazzo Altieri, rinnovato sotto la direzione di Giuseppe Barbieri.
Per Stanislao Augusto, re di Polonia, eseguì la copia di un vaso di villa Medici e tre caminetti in marmo (T. Mańkowski, Rzeûby zbioru Stanislawa Augusta [La collez. di sculture di Stanislao Augusto], in Rozprawy Wydziału filologicznego Poiskiej Akademii Umiejętnośici, Kraków 1948, 7, p: 80).
Morì a Roma il 5 dic. 1794.
Abitava al n. 51 della strada Paolina dove continuò a risiedere per molti anni - anche quando si chiamò via del Babuino - la sua famiglia; dai libri parrocchiali di S. Lorenzo in Lucina, oltre alla data della morte, si possono ricavare le nascite dei suoi numerosi figli: la moglie era Annunziata Borghese romana. Dei figli furono scultori, oltre a Domenico e Pietro, Giuseppe (28 genn. 1769-17 febbr. 1822), definito anche architetto, ed Eusebio (15 ag. 1771-22 febbr. 1837), anche intagliatore. Salvatore, nato e morto a Roma (16 apr. 1773-12 dic. 1840), fu incisore. Dal Thieme-Becker (Künstlerlexikon, V, p. 583), risulta operoso come incisore di corte in Russia dal 1797. La cosa è confermata dallo Stato d'anime della parrocchia di S. Lorenzo in Lucina dal quale risulta di nuovo a Roma nel 1819. Dall'Unione Sovietica non è stato possibile avere ulteriori notizie. Nella Calcografia nazionale sono conservati dodici rami da opere famose di pittura. La figlia Maria (battezzata il 2 giugno 1770) sposò lo scultore carrarese Pietro Marchetti.
Un libro di spese e memorie del C. (cfr. De Minicis) non è stato rintracciato.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. stor. del Vicariato, Parrocchie di S. Lorenzo in Lucina e di S. Maria del Popolo,Libri dei nati e dei morti,Stati d'anime; Giornale delle Belle Arti, I (1785), pp. 337 s.; L. Lamberti-E. Q. Visconti, Sculture del palazzo della Villa Borghese detta Pinciana brevemente descritte, II, Roma 1796, pp. 12, 16 s., 51, 86; G. Zoega, Lettera da Roma datata 8 sett. 1797, in Minerva, maggio 1799, p. 145; G. De Minicis, Monum. della contessa di Lusazia, in L'Album, XXVII (1860), pp. 212 s.; L. Hautecoeur, Romeet la renaissance de l'antiquité à la fin du XVIIIesiècle, Paris 1912, p. 131; V. P. Christensen, Billedhuggeren D. Cardelli, in Nordisk Tidskrift (Stockholm), 1916, pp. 124-140 passim; I. Faldi, Galleria Borghese,Le sculture dal sec. XVI al XIX, Roma 1954, pp. 35, 47 s., 58-60; G. Hubert, Lasculpture dans l'Italie napoléon., Paris 1964, p. 61; A. Schiavo, Palazzo Altieri, Roma s. a., pp. 113-115, 151.