CAPPELLO, Lorenzo
Figlio di Marino di Pancrazio, del sestiere di S. Polo, nacque probabilmente intorno al 1369, giacché nell'anno 1387 partecipò all'estrazione della Balla d'oro. Sposò, secondo le genealogie nel 1398, Marina Foscarini figlia di Giovanni di Lorenzo; da lei ebbe due figlie, Franceschina e Isabetta, ed un figlio, Pietro, come risulta dal testamento di Marina, dettato il 15 dicembre del 1413.
Contemporaneo del C. fu un altro Lorenzo Cappello, comunemente indicato, per distinguerlo, come maior, cui, nel periodo di tempo ora considerato, vennero affidate alcune cariche: savio alle Entrate (maggio-ottobre 1419); savio di Terra (gennaio-giugno 1424, dicembre 1430-maggio 1431); capo del Consiglio dei dieci durante il processo del Carmagnola (marzo, maggio 1432). A proposito di questa notizia il Cappellari Vivaro confonde i due personaggi; d'altra parte, poiché le fonti non sempre li distinguono, è inevitabile in alcuni casi l'incertezza di attribuzione.
Non è possibile perciò stabilire quale dei due Cappello il 23 aprile 1405 fu designato a rappresentare in Ferrara per due mesi, in attesa dell'invio di un visdomino, il governo veneziano; né è possibile stabilire quale dei due Cappello il 30 luglio 1405 fu eletto savio sui problemi riguardanti le terre appena conquistate.
Dal dicembre 1404 fino alla Pasqua dell'anno seguente, durante la guerra contro Francesco Novello, il C., ancora agli inizi della sua vita pubblica, fu con due colleghi "provisor bladorum ab equis". Nel 1410 doveva già essere in Collegio come savio agli Ordini: il successivo consolato in Alessandria sembra confermarlo, considerato il rapporto di coerenza fra le due cariche. Il C. nel 1410, infatti, in un momento in cui l'attività dei mercanti veneziani in Egitto era minacciata da estorsioni e violenze, venne nominato console di Alessandria. Prima di partire, il 4 settembre ricevette precise direttive per una missione presso il sultano volta ad ottenere, qualora le cose non fossero ancora tornate alla normalità, il rispetto dei patti ed il ripristino delle franchigie e delle libertà concesse ai Veneziani.
Il C. aveva ormai intrapreso una fortunata carriera di uomo di Stato, che lo rese partecipe delle vicende della Repubblica in momenti assai delicati. Nel 1413 fu consigliere ducale, perciò, durante la vacanza ducale seguita alla morte di Michele Steno, diresse il governo della Repubblica, e presiedette alla nuova elezione, cui pure partecipò negli ultimi scrutini. Nell'anno 1414 egli fu uno dei tre provveditori che il Senato inviò a Zara per rafforzare e riorganizzare il dominio veneziano sulla Dalmazia finalmente recuperata dopo la tregua con Sigismondo. Il C. ed i suoi colleghi ebbero la commissione il 26 giugno e rimasero in carica fino a tutto settembre; tuttavia, una volta scaduto il loro mandato, essi parteciparono, fino a Natale, alle sedute del Senato riguardanti le cose di Dalmazia con il diritto di dare il loro parere e presentare le loro proposte, senza comunque poter votare le deliberazioni. Del resto, ancora nel 1415 e nel 1426 veniva richiesto, e rispettato, il parere degli ex provveditori.
I compiti affidati ai provveditori furono numerosi, e intensa fu la loro attività: per eliminare possibilità di ribellioni, allontanarono da Zara i nobili sospetti; inoltre provvidero alla difesa di Zara, Sebenico, Nona (circa quest'ultima Venezia, ancora incerta sull'utilità di tenerla sotto il suo dominio, chiedeva speciali ragguagli); infine presero una serie di misure che portarono alla ristrutturazione, in Zara, di tutto il sistema di riscossione delle entrate e di esazione dei dazi, specie quelli del sale, ponendo termine a gravi disordini e frodi.
Nel 1415 il C. fu di nuovo in Egitto, ambasciatore, insieme con Santo Venier, presso il sultano. Il 15 novembre gli ambasciatori, realizzando appieno lo scopo della loro missione, conclusero un trattato con cui Shaikh rinnovò i patti antichi, soppresse ogni abuso doganale, permise la presenza di un console veneziano a Gerusalemme, assicurò ai mercanti veneziani libertà di soggiorno nel suo territorio.
Durante il nuovo conflitto con Sigismondo, apertosi nel 1418 allo scadere della tregua, il C. ebbe quasi certamente più incarichi, poiché sembra da escludere in queste vicende la presenza di Lorenzo Cappello maior. Già prima che spirasse la tregua, nel quadro dei preparativi che la Repubblica andava compiendo in vista di un rinnovarsi delle ostilità, nel novembre 1417 il C. fu inviato con Niccolò Zorzi nelle città di Terraferma per indurle a contribuire alle spese militari. Il 18 giugno 1418, iniziata la guerra, il C. fu chiamato a far parte del Collegio di cinque savi, cui spettava ogni decisione circa le operazioni militari; in tale carica rimase fino a tutto dicembre. L'anno seguente, mentre era consigliere ducale, da settembre a metà ottobre fu provveditore al campo; partecipò quindi all'assedio di Prata, arresasi il 29 settembre, e alla conquista di Serravalle. Nei primi mesi del 1420 fu di nuovo savio alla Guerra. Infine, quando in Senato, in marzo, a pochi giorni dalla resa, si procedette all'elezione di un provveditore da inviare a Feltre, venne nominato il C., certamente in considerazione della sua esperienza e delle sue qualità di amministratore: come primo rettore veneziano di Feltre avrebbe dovuto infatti affrontare tutti i problemi connessi col governo di una città appena acquistata e che, oltre tutto, si era dimostrata ostile a Venezia. La partenza dovette essere sollecita: il 15 aprile il C. si preparava a raggiungere la sede, anche se la Repubblica non poteva pagargli subito tutto il salario.
L'anno stesso in cui per il C. scadeva questo mandato, i rapporti veneto-egiziani furono compromessi dall'atteggiamento del nuovo sultano Tatar, e fu necessario inviare in Egitto un'ambasceria, formata da Bernabò Loredan e dal C., il quale per la precedente esperienza, per le capacità diplomatiche dimostrate, per la perfetta conoscenza della lingua araba si presentava effettivamente come persona più adatta a svolgere quella missione tanto difficile e delicata. Poiché Tatar aveva soppresso i privilegi accordati da Shaikh ed aveva posto un termine massimo di quattro mesi al soggiorno dei mercanti veneziani nel suo territorio, la commissione, approvata il 23 dic. 1421, affidava agli ambasciatori il compito di convincere Tatar a rinnovare i patti antichi e ad abrogare il decreto limitativo, o a concedere almeno una proroga del termine. Il 23 apr. 1422 gli ambasciatori conclusero la loro missione secondo le direttive ricevute, poiché ottennero da Beris bey, il nuovo sultano salito al trono durante il loro soggiorno al Cairo, il rinnovo dei patti conclusi nel passato - specie quello stretto con Shaikh - e la abrogazione del limite di soggiorno. La stipulazione dei nuovi accordi significò la ripresa dei traffici con l'Egitto, interrotti durante la congiuntura. Il Priuli ricorda che nel viaggio di ritorno il C. fu fatto prigioniero dai Turchi, ma fu subito riscattato.
Testimonianze piuttosto frammentarie provano confusamente, per il 1422, la presenza del C. in Collegio come savio di Terra e consigliere ducale, secondo quanto ricorda anche il Priuli.
Dal 1424 al 1427 il C. fu a Candia. Eletto capitano, nel marzo del 1424 provvide ad arruolare le compagnie di armati che avrebbe condotto con sé; egli raggiunse l'isola, insieme con il nuovo duca Francesco Loredan, probabilmente in luglio. Scaduto nel marzo 1426 il mandato del Loredan il C., fino al luglio dell'anno seguente, svolse, secondo la consuetudine, anche le funzioni di duca in attesa dell'arrivo nell'isola dei nuovi rettori.
Con il decennio successivo si concluse la vita pubblica del Cappello. In questo periodo tenne per due volte l'ufficio di avogador de Comun, la prima volta dal febbraio 1429 al febbraio 1431; la seconda volta dall'aprile 1434 all'agosto 1435. Per tutto l'anno 1432 fu presente in Collegio, come savio di Terra, savio grande e consigliere. Quasi sicuramente fu di nuovo in Collegio nel periodo compreso fra l'aprile 1433 ed il marzo 1434. Infine nel 1435, una volta lasciato l'ufficio di avogador, fu nominato podestà di Verona.
Il Priuli afferma che il C. fu consigliere ducale anche nel 1438, capitano del viaggio di Fiandra nel 1422 e capitano del viaggio di Alessandria nel 1432; ma non siamo in grado - per il silenzio delle fonti - di confermare tali notizie.
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