BAROTTI, Lorenzo
Nacque in Ferrara il 20 dic. 1724 da Giovanni Andrea e da Elisabetta Lollio. Compiuti i primi studi sotto la guida del padre, il 3 ott. 1740 entrò novizio nella Compagnia di Gesù, nella quale prese gli ordini due armi dopo. Seguì nei quattro anni successivi i corsi di retorica e di filosofia nel seminario di Ferrara. Dal 1746, destinato all'insegnamento, fu professore di grammatica e di retorica nei collegi dei gesuiti, prima a Padova poi a Venezia, ove forse compose il suo primo poemetto, Il tempio di Pallade,che però vide la luce molti anni dopo a Torino.
Verso il 1750 fu mandato a Bologna per attendervi agli studi di morale e di teologia, che intraprese tuttavia più per obbedienza che di propria scelta, contrario com'era al metodo formalistico imperante nei collegi dei gesuiti. Testimonianza di questa sua avversione per gli studi intrapresi, nei quali dovette tuttavia durare tre anni, è una Epistola indirizzata nel 1752 a G. B. Roberti, ove lamenta che "svelto a forza dal servizio onorato delle muse" è oppresso dalla "inamabil scolastica". L'Epistola fu poi pubblicata insieme con il Tempio di Pallade nel 1767.
Nel 1753 pubblicò a Bologna, nella Raccolta di Rime per le Nozze Caprara Salviati, il poemetto in ottave La Fisica ,che gli assicurò buona fama fra i poeti dotti del tempo.
Anziché diffondersi nell'esposizione di recenti scoperte scientifiche o nella descrizione di nuove tecniche, il B. sembra piuttosto disposto a celebrare tutte le conquiste della scienza modema, che fuga le tenebre dell'aristotelismo e della scolastica. Del genere didascalico il poemetto conserva solo l'espediente del viaggio fantastico e delle allegorie. Un certo ardore giovanile, l'entusiasmo per i "limpidi veri", una fiducia sconfinata nel libero ingegno umano, insieme con una buona padronanza dell'ottava ariostea, fanno giungere talvolta il B. sino al limite della poesia.
Nel 1761 i suoi superiori, ben conoscendo l'avversione del B. all'insegnamento della filosofia e della teologia, "con savio consiglio anziché alle cattedre lo destinarono al pergamo" e lo inviarono a predicare a Castiglione delle Stiviere, donde poi si recò per i quaresimali a Roma, Genova, Lucca, Torino, Ferrara e Ravenna - Ma la nuova attività non gli impedì di coltivare ancora la poesia. Così nel 1767 pubblicò a Torino la terza edizione della Fisica (la seconda era stata impressa a Ferrara nel 1754) insieme con le ottave del Tempio di Pallade, e un poemetto, anch'esso in ottave, Le Fontane, ove seguendo i precetti di G. B. Roberti, il B. tentò di trattare poeticamente un argomento di interesse didascalico come l'origine dei fiumi, col risultato che il decoro poetico vi si rivela quasi sempre una goffa sovrapposizione, mentre la dottrina delle acque dilaganti e delle acque profonde è esposta con tanti e tali artifici, che riesce quanto mai oscura.
Il B. ritornò poi a Bologna, ove tenne le sue lezioni sacre, frequentatissine, dal pergamo della chiesa di S. Lucia. Mortogli il padre, nel 1772 ritornò a Ferrara ove lo sorprese nel luglio del 1773 la notizia dello scioglimento della Compagnia di Gesù e della conseguente secolarizzazione. Nemico del compromesso e dell'adulazione, non volle accettare il canonicato che gli veniva offerto.
Sono forse da attribuirsi agli anni intorno la soppressione dell'Ordine, quando maggiore era il risentimento contro i cappuccini, sostituiti ai gesuiti in quasi tutti i seminari, il Capitolo al p. Masotti e il poemetto La Scolastica, di cui le autorità ecclesiastiche vietarono la pubblicazione, e che giacciono ancora inediti nella Biblioteca Ariostea di Ferrara. In attesa di tempi migliori si occupò solo di emendare e di pubblicare le sue opere. In quello stesso anno, 1773, pubblicò a Venezia la quarta edizione della Fisica insieme con una Epistola a G. Rosales, con una Canzone ad un nobile veneto,con la traduzione in versi sciolti dell'egloga La Sanità di T. Parnell e con un'Orazione in lode di s. Filippo Neri.
Nel 1777 pubblicò in Ferrara le Memorie istoriche dei letterati ferraresi, lasciate inedite dal padre, in una magnifica edizione illustrata. L'iniziativa gli meritò le lodi di Clementino Vannetti, che lo ascrisse col nome di Crimanio alla Accademia degli Agiati di Rovereto, l'unica cui egli appartenne fra le tante che gli offrirono l'associazione. Nel 1779, in appendice al Prodromo della nuova Enciclopedia italiana di A. Zorzi, pubblicò un Ragguaglio sulla vita dell'autore. Attese quindi alla correzione delle settantasette lezioni sacre tenute a Bologna, che pubblicò in due volumi a Parma nel 1785.
È questa l'opera più interessante del B. e quella che meglio mostra le qualità del suo ingegno, nemico insieme delle disquisizioni teologiche e della retorica magniloquente. Nelle Lezioni tentò, e con successo, una maniera di esporre facile e piana, servendosi di una prosa lontana da quell'"atticismo gesuitico" che il Foscolo rimproverava al Roberti. I brevi passi dottrinali, gli accenni polemici al gíansenismo e all'illuminismo, che non avversa in toto e senza diretta conoscenza degli autori, non deviano mai il B. dal suo scopo, che è quello di giungere a una interpretazione morale lucida, semplice, congeniale alla sensibilità moderna del testo sacro.
L'impegno per la pubblicazione dell'opera non gli precluse però la strada della poesia e nel 1787 pubblicò a Parma per le nozze Onesti-Falconieri un altro poemetto in ottave, Il Caffè, nel quale narra, avvalendosi con scherzosa ironia del consueto artifizio della favola mitologica, della scoperta, dell'uso e dei vantaggi dell'"arabica bevanda". Nel 1793 pubblicò a Ferrara una nuova edizione delle Memorie istoriche, accresciute di un secondo volume dovuto interamente a sue ricerche erudite.
Morì improvvisamente a Ferrara il 18 dic. 1801.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, v. 409; G. B. Roberti, Opere, X, Bassano 1797, pp. 212 s.; L. Ughi, Diz. stor. degli uomini illustri ferraresi, I, Ferrara 1804, p. 31; G. Baruffaldi iunior, Continuazione delle Memorie istoriche dei letterati ferraresi, Ferrara 1811, p. 192; C. Vannetti, Opere, VII, Venezia 1831, p. 247; E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri, I, Venezia 1834, pp. 247 S.; G. B. Comiani, I secoli della letteratura italiana, VII, Torino 1856, p. 473; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, I, Bruxelles 1890, coll. 908-910; Memorie dell'Accademia degli Agiati dì Rovereto, II, Rovereto 1905, p. 507; E. Bertana, In Arcadía, Napoli 1909, pp. 1982 s; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VI, col. 886.