LORENTINO d'Andrea (Lorentino d'Arezzo)
Nacque in data incerta, convenzionalmente fissata al 1430 circa (Thieme - Becker, p. 381). Vasari, che lo chiama erroneamente Lorentino d'Angelo, ricorda L. come discepolo di Piero della Francesca e imitatore della sua maniera, affermando che "fece in Arezzo molte pitture e diede fine a quelle che Piero lasciò, sopravvenendogli la morte, imperfette" (p. 499).
Pasqui, archivista di Arezzo nonché erudito d'arte, nel sanare l'errore di Vasari pubblicò l'albero genealogico e tutte le notizie su L., desunte dall'esame dei documenti, con il nome "Lorentino di Andrea di Lorentino" e ne chiarì la discendenza "da una famiglia (chiamata dei Rondinelli) che proseguì per più generazioni a coltivare la nobile arte del dipingere", specificando anche che "Trattando ora di quel secondo Lorentino, detto pure Lorenzo di Andrea cuoiaio (e non di Angelo come erroneamente il Vasari) dirò di averlo trovato per la prima volta quale testimone in un atto del 10 aprile 1465" (pp. 51 s.). Di L., Pasqui pubblica inoltre pagamenti, testimonianze, commissioni.
Da tali documenti risulta che L. in età adulta abitava ad Arezzo in via d'Isacchino, di fronte a S. Domenico, in una piccola casa con orto di cui non riusciva a pagare interamente l'affitto al monastero di S. Maria in Gradi, e aveva alcuni appezzamenti di terreno vicino alla città (Pasqui, p. 52).
Spesso era ricompensato con beni di prima necessità: "A dì 25 febbraio 1480. A Lorentino d'Andrea detentore lire 13 per resto figure fatte nella badia di S. Fiora apresso la sepoltura di Francesco di Jacopo Cimatore, delle quali ebbe una botte di vino" (ibid., p. 53); Vasari, parlando della sua povertà ricorda che per dipingere un'immagine di S. Martino ricevette da un contadino "un porco che valeva cinque lire" (pp. 499 s.).
Risultano varie opere di L. lasciate nell'Aretino, alcune ancora visibili, altre scomparse. Tra queste ultime è senz'altro considerevole l'affresco con S. Sebastiano e s. Rocco fatto nella sala dell'Udienza del palazzo dei priori, ora palazzo comunale. L'11 giugno 1479 i rettori ordinarono di "pagare Laurentino Andree pictori qui pinxit sanctum Sebastianum et sanctum Roccum in audentia superiori et auravit campum Cricifixi, videlicet misit de novo aurum in totos libras octo" (Pasqui, p. 54). Le opere più note di L. e databili con certezza vanno dal 1463, con la cappella Carbonati in S. Francesco, al 1483, con l'affresco raffigurante la Madonna in trono con il Bambino tra i ss. Donato e Stefano nel palazzo comunale.
L. visse e lavorò sempre in terra d'Arezzo se si eccettua un breve soggiorno a Perugia. Cominciò la sua attività negli anni Cinquanta, alla maniera degli artisti locali che seguivano la tradizione tardogotica, ma già con alcune influenze della pittura pierfrancescana; è il caso degli affreschi di S. Polo, presso Arezzo, databili come nucleo tra il 1450 e il 1460 in cui il S. Antonio Abate, ben costruito e posizionato sotto un arco a tutto tondo in prospettiva, ha fatto ipotizzare anche l'utilizzo di un cartone pierfrancescano. Diversamente un dipinto con lo stesso soggetto in S. Clemente a Pigli, simile nell'impostazione e nell'iconografia, risulta meno convincente nell'impianto prospettico e nella resa dei volumi (Rorro, pp. 16-27, 29).
Il suo stile ebbe una svolta dopo la diretta collaborazione con Piero della Francesca alle Storie della Vera Croce dove dipinse le Donne che assistono alla prova (Battisti, 1971, I, pp. 171 s.) e, secondo Longhi (p. 48), anche il S. Ludovico. Tuttavia rintracciare con certezza la mano di L. non è cosa facile poiché fu un pedissequo esecutore dei cartoni del maestro (Damiani, pp. 75 s.; Rorro, pp. 59 s.). Certo invece è che la lezione pierfrancescana fu fondamentale per lui, e lo provano gli affreschi della cappella Carbonati del 1463 (Rorro, pp. 31-34), sempre in S. Francesco, dove dipinse una Crocifissione e una Madonna della Misericordia, entrambe direttamente riferibili agli stessi soggetti dipinti da Piero nel Polittico della Misericordia del Museo civico di Sansepolcro. Nella stessa cappella dipinse le Storie di s. Bernardino i cui personaggi sono ripresi dalle vicine Storie della Vera Croce. Per confronto con le figure della cappella Carbonati è attribuibile a L., nello stesso periodo, l'affresco staccato con S. Ludovico della Pinacoteca di Sansepolcro (Battisti, 1971, II, p. 98).
Quello fu il momento più alto della carriera di Lorentino d'Andrea. Tra il 1452 e il 1460 aveva collaborato con Lazzaro Vasari nella chiesa di S. Maria Nuova a Perugia alle Storie di s. Lucia, vicine stilisticamente agli affreschi di S. Polo. Ancora a Perugia lavorò con Piero della Francesca nella predella del Polittico di S. Antonio delle Monache, tra il 1465 e il 1470 secondo alcuni studiosi e dopo il 1484 per Battisti (1971). Fra il 1460 e il 1470 nella chiesa di S. Firmina, presso Arezzo, affrescò una Madonna con Bambino dall'incarnato pierfrancescano, su un trono disegnato prospetticamente, e un'Annunciazione all'interno di uno spazio architettonico ben definito - tanto che si è pensato a un modello del maestro - resa poco leggibile da una successiva scalpellatura eseguita per far aderire un nuovo intonaco (Rorro, pp. 26-28). Interessante di quel periodo la Madonna affrescata su un'abitazione privata nella località di Agazzi, simile per iconografia alla Madonna della Misericordia e per stile alle figure di S. Firmina (ibid., p. 30). Tra il 1470 e il 1479 non vi sono opere certe, mentre del 1480 è la cappella di S. Antonio (o de' Giudici) sempre in S. Francesco, con la famosa lunetta della Visitazione, interessante per la costruzione prospettica che ha fatto ipotizzare ancora una volta l'utilizzo di un cartone di Piero della Francesca (ibid., p. 40; Curzi, p. 10). La tavola con Madonna in trono e santi, nella Pinacoteca comunale di Arezzo, reca la data 1482; l'affresco del Palazzo comunale è del 1483 (Maetzke, 1974).
Per accostamento stilistico in questo periodo sono da considerare i due santi francescani in S. Domenico, gli affreschi di S. Maria delle Grazie e l'affresco staccato del Museo diocesano di Arezzo (Madonna in trono con il Bambino e angeli), l'opera senz'altro più ricca e meglio dipinta della maturità dell'artista (Rorro, pp. 42, 46 s.). Da qui il fare pittorico di L. sembra quasi dimenticare l'esperienza con Piero, e pare tornare a uno stile rigido, come nel caso delle tavole con S. Gaudenzio e S. Stefano conservate nella Pinacoteca comunale di Arezzo (ibid., p. 52). Gli affreschi della pieve di Sietina e Badicroce, attribuitigli da Salmi (1916, pp. 168-174), vanno più probabilmente riferiti ad altri pittori vicini alla lezione di Piero. Ultima data certa è quella del necrologio del registro della Fraternità dei Laici "1506 ottobre 23 Laurentinus Andrete pictor sepultus in sancto Dominico" (Pasqui, p. 55).
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite… (1568), a cura di G. Milanesi, II, Firenze 1878, pp. 499 s.; U. Pasqui, Pittori aretini vissuti dalla metà del XII secolo al 1827, Firenze 1918, pp. 51-55; U. Tavanti, Scoperta di affreschi di Pier della Francesca ad Arezzo, in L'Arte, IX (1906), p. 305; A. Del Vita, Nuovi documenti sui pittori Bartolomeo della Gatta, L. d'A.,Angelo di Lorentino e Domenico Pecori, in Rassegna d'arte, XI (1911), pp. 168 s.; M. Salmi, Ricerche intorno alla badia di Ss. Fiora e Lucilla, in L'Arte, XV (1912), p. 290; L. d'A. di Lorentino, in Catalogo della Pinacoteca comunale di Arezzo, a cura di M. Salmi, Città di Castello 1912, pp. 32-34; A. Del Vita, Notizie su antichi artisti aretini, in L'Arte, XVI (1913), p. 232; U. Tavanti, La pieve diSietina, Arezzo 1913, p. 10; J. Crowe - G.B. Cavalcaselle, History of painting in Italy, London 1914, p. 31; A. Del Vita, La Pinacoteca di Arezzo, in Rassegna d'arte, II (1915), pp. 84-88, 110-120; M. Salmi, La scuola di Piero de' Franceschi nei dintorni di Arezzo, in Rass. d'arte antica e moderna, III (1916), pp. 168-174; Id., Un affresco di L., in Rivista d'arte, XII (1930), pp. 544-548; C. Verani, S. Polo, in La Nazione (Arezzo), 13-14 marzo 1938; M. Salmi, S. Domenico e S. Francesco ad Arezzo, Roma 1951, p. 18; I. Belli Barsali, Angelo di Lorentino, in Diz. biografico degli Italiani, III, Roma 1961, pp. 229 s.; F. Santi, Gli affreschi di Lazzaro Vasari in S. Maria Nuova a Perugia, in Bollettino d'arte, IV (1961), 46, pp. 315-322; R. Longhi, Piero della Francesca, in Opere complete, III, Firenze 1963, pp. 48, 52, 74, 95, 101 s., 143 s., 214; P. Donati, Piero o L.?, in Antichità viva, IV (1965), 5-6, pp. 56-68; M. Salmi, S. Maria delle Grazie ad Arezzo e il suo piazzale, in Commentari, XX (1969), p. 51; E. Battisti, Piero della Francesca, Milano 1971, I, pp. 171 s., 432, 532; II, pp. 11, 23, 29, 32, 40, 43 s., 70, 91, 96, 98; M. Salmi, Civiltà artistica della terra aretina, Novara 1971, pp. 47 s., 119-121; A. Tafi, S. Maria delle Grazie ad Arezzo, Arezzo 1973, pp. 117 s.; A.M. Maetzke, L. d'A. Madonna in trono tra i ss. Donato e Stefano, in Arte nell'Aretino, recuperi e restauri dal 1968 al 1974 (catal.), Arezzo 1974, p. 97; A. Tafi, Immagine diArezzo, Guida storico-artistica, Arezzo 1978, pp. 43, 86 s., 115, 161, 221, 250, 258, 369, 472 s., 484; M. Salmi, La pittura di Piero della Francesca, Novara 1979, pp. 96, 106, 108, 112, 128; M. Mercatini, Il palazzo di Fraternita in piazza Grande ad Arezzo, Arezzo 1980, pp. 24, 39; A. Tafi, S. Polo ad Arezzo, la sua pieve ed il suo santuario mariano, Cortona 1983; A. Andanti, In una edicola di campagna, in Antichità viva, XII (1983), 4, pp. 36-38; A.M. Maetzke, Lapittura del Quattrocento nel territorio aretino, in La pittura in Italia. Il Quattrocento, Milano 1987, I, p. 347; R. Bartoli, ibid., II, pp. 667 s.; P.A. Soderi, Pieve a Sietina, Arezzo 1987, pp. 76 s.; A. Paolucci, Piero della Francesca, Firenze 1989, p. 47; G. Renzi, Piero della Francesca, pittore teologo, Siena 1990, pp. 13 s.; C. Bertelli, Piero della Francesca, Milano 1991, p. 218; E. Battisti, Piero della Francesca, a cura di M. Dalai Emiliani, Milano 1992, ad. ind.; S. Casciu, Antecedenti a Piero nell'Aretino, in Nel raggio di Piero. La pittura nell'Italia centrale nell'età di Piero della Francesca (catal.), Venezia 1992, pp. 33-45; G. Damiani, Intorno a Piero. Antecedenti a Piero nell'Aretino, ibid., pp. 67-83; A. Paolucci, Per il seguito minore di Piero della Francesca nell'Italia centrale, ibid., pp. 174 s.; A. Rorro, L. d'Arezzo discepolo di Piero della Francesca, Roma 1996; V. Curzi, L. d'A. copista di Piero della Francesca…, in Piero interpretato, Notizie da Palazzo Albani/Quaderni, 1998, pp. 9-12; F.A. Massetani, Diz. degli aretini illustri, Arezzo 1936-42, n. 2325; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 381.