LORENA
(franc. Lorraine; ted. Lothringen; Austrasia, Lotharingia nei docc. medievali)
Regione storica della Francia orientale, compresa fra il Belgio e il Lussemburgo a N, il fiume Sarre a N-E, l'Alsazia a E e la Champagne a O, che si raccoglie attorno agli alti bacini della Mosa e della Mosella.Le notevoli vestigia dell'età romana - come l'acquedotto di Jouy-aux-Arches presso Metz (dip. Moselle), gli anfiteatri di Metz e di Grand presso Neufchâteau (dip. Vosges), vari mosaici in ville e città antiche - testimoniano l'importanza della regione nell'epoca imperiale fino al 451, anno in cui gli invasori unni devastarono la città di Metz. Nei secoli successivi la L. godette di pace e prosperità sotto il governo dei Franchi, che dominavano tutta la regione fino al Reno e anche oltre. Alla morte di Clodoveo (511) venne creato un 'regno dell'Est' affidato al figlio primogenito Teoderico I (511-533), la cui capitale fu prima Reims; poi, con Sigeberto I (561-575) e con la moglie Brunilde (ca. 545-613), il centro principale del regno, allora detto di Austrasia, divenne Metz. Dopo una fase in cui la vita politica della regione fu fortemente scossa dai conflitti interni della dinastia merovingia, l'Austrasia ritrovò una reale indipendenza e una vita fiorente sotto il regno di Dagoberto I (623-639). Gli inizi della storia di una nuova dinastia sono legati alle figure di s. Arnolfo (m. tra il 640 e il 643), vescovo di Metz, capostipite dei Carolingi, e di Pipino I il Vecchio (m. nel 639 ca.), maestro di palazzo.Tutta l'attività intellettuale, artistica e religiosa della L. si concentrava nell'Alto Medioevo nelle città vescovili: Metz, alla confluenza dei fiumi Mosella e Seille, il centro più prestigioso, dove esistevano ca. venti chiese, con martyria affidati a chierici nei sobborghi e con la più antica basilica di questa regione, il Saint-Pierre-aux-Nonnains nella città più antica; Verdun (dip. Meuse), su una sommità lungo la riva sinistra della Mosa, stretta attorno alla cattedrale di Notre-Dame; Toul (dip. Meurthe-et-Moselle), più modesta, in un'ansa della Mosella, a capo di un'immensa diocesi che si estendeva dai Vosgi a E e fino al fiume Marna a O.Nel sec. 7°, periodo di importanti mutamenti, i discendenti di Arnolfo e di Pipino s'impadronirono gradualmente del potere supremo in Austrasia, finché, grazie alla vittoria di Tertry (687), Pipino II (m. nel 714) rimase l'unico maestro di palazzo di tutto il regno franco, che, sostanzialmente privo di un effettivo sovrano, era in mano ai grandi aristocratici. Questi ultimi costituirono la loro potenza territoriale e predisposero le basi dell'organizzazione religiosa del paese, contribuendo alla creazione di parrocchie e comunità monastiche; queste in un primo tempo si concentrarono sul versante occidentale dei Vosgi, nell'od. dip. Vosges, con la fondazione delle abbazie di Saint-Pierre (od. parrocchiale di Notre-Dame) a Remiremont, di Saint-Dié, di Saint-Pierre (od. Saint-Gondelbert) a Senones, di Notre-Dame a Etival (od. Etival-Clairefontaine), di Saint-Hydulphe a Moyenmoutier, destinate a diventare centri urbani; in seguito si insediarono ai margini delle città antiche se maschili (Saint-Evre a Toul, Saint-Vanne a Verdun, Saint-Arnould e Saint-Martin a Metz), all'interno se femminili (Saint-Pierre-aux-Nonnains e Sainte-Glossinde a Metz).Il periodo carolingio favorì ampiamente Metz. Il vescovo Crodegango (742-766), gratificato del pallium arcivescovile e capo della Chiesa franca, promosse, coinvolgendo progressivamente anche tutto il regno di Pipino III il Breve (751-768), un profondo rinnovamento in ogni campo dell'attività religiosa: la liturgia, il canto, le regole delle comunità, la struttura architettonica all'interno delle chiese. Il suo successore, il vescovo Angilramno di Sens (768-791), arcicappellano di Carlo Magno, consolidò il patrimonio della propria chiesa grazie ad alcune acquisizioni lontane: Luxeuil in Borgogna, Chiemsee in Alta Baviera, Marmoutier in Alsazia, Saint-Trond in Hesbaye (Belgio). Egli diede inoltre impulso allo scriptorium di Metz, dove venne redatta un'opera storica dovuta a Paolo Diacono, i Gesta episcoporum Mettensium, e dove contemporaneamente furono eseguiti alcuni libri miniati, fra cui l'Evangelistario di Godescalco (Parigi, BN, nouv.acq.lat. 1203). Questa attività vide un ulteriore incremento sotto l'episcopato del fratello di Ludovico il Pio, il vescovo Drogone (m. nell'856), il cui ricco sacramentario (Parigi, BN, lat. 9428) attesta sia l'alta qualità della produzione miniata sia la raffinatezza della lavorazione dell'avorio.La spartizione di Verdun dell'843 contribuì a delimitare in modo più preciso il territorio lorenese tra la Mosa, il Reno e i Vosgi. La provincia di Treviri, tra il massiccio delle Ardenne e la Borgogna, che costituiva indubbiamente un'unità religiosa e politica, venne affidata in un primo tempo al re - Lotario I, Lotario II, Zwentibold - e successivamente passò nelle mani dei duchi. La storia della seconda metà del sec. 9° appare dominata da due fenomeni importanti: i numerosi incontri dei vari re franchi, che si riunivano regolarmente nei palazzi lorenesi di Metz, Remiremont, Gondreville, Tusey, Thionville e Yutz, e la minaccia degli invasori, i Normanni, fermati a stento nell'882 a Remich, e gli Ungari, che valicarono i Vosgi.La Lotharingia - come veniva allora chiamata la L., dal nome del suo re Lotario II (855-869) -, che si estendeva dalla Frisia alla Borgogna, venne divisa nel sec. 10° in due ducati (959). La regione era inoltre attraversata da una frontiera linguistica che separava aree di cultura differente, germanica e romanza. I sovrani carolingi della Francia occidentale e di quella orientale manifestarono sempre una forte volontà di impadronirsi dell'intera regione, che ritenevano spettasse loro di diritto, mentre con i Capetingi si ebbe una definitiva rinuncia a questa conquista. La nuova dinastia imperiale germanica degli Ottoni instaurò poi definitivamente la propria autorità su tutto il paese, ingerendosi nelle istituzioni, nella politica di sostegno alle chiese, nelle attività artistiche. Le strutture carolinge vennero smembrate: le antiche città si arricchirono di possessi terrieri, di abbazie e di privilegi con o senza l'aiuto dei re. La ricchezza maggiore si concentrò così nelle mani dei prelati (i vescovi ma anche i grandi abati benedettini) e la potenza della Chiesa si manifestò nel vigore della produzione letteraria (storia, agiografia) e nella costruzione di chiese più ampie: la cattedrale di Saint-Etienne a Toul, voluta dal vescovo della città s. Gerardo (964-994); la cattedrale di Notre-Dame a Verdun, a doppio coro, eretta al tempo del vescovo Aimone (989-1024); la cattedrale di Saint-Etienne e l'abbaziale di Saint-Vincent a Metz, costruite in parallelo e intitolate verso il 1030. Durante il sec. 10° l'attività dei vescovi, che rimasero in carica a lungo e furono completamente al servizio dei sovrani, sostenne quella degli ordini monastici, mentre l'aristocrazia laica, impegnata nella faticosa opera di costruzione delle nuove signorie del sistema feudale, non appare tra i principali committenti.Una produzione di alto livello è attestata da alcuni capolavori dell'oreficeria sacra - per es. l'evangeliario, la patena e il calice di s. Gozzelino (Nancy, Trésor de la Cathédrale) - e da alcuni intagli eburnei, in particolare numerose placchette, oggi a Parigi, che ornano una serie di evangeliari (per es. Parigi, BN, lat. 9383); una di esse (Metz, Mus. Central) reca un'iscrizione con il nome del grande vescovo della città Adalberone II (984-1005), fratello del duca e primo cugino del re di Francia Ugo Capeto (987-996).I secc. 11° e 12° furono caratterizzati dalla costruzione di castelli, dal lento sviluppo della vita urbana intorno ai centri monastici e nobiliari, dal moltiplicarsi dei monasteri dei nuovi ordini, mentre nel sec. 13° si assistette, sul piano politico, a una progressiva ricostituzione dei principati sovrani e, sul piano economico e sociale, a una considerevole espansione delle città, con la nascita di una borghesia attiva; a questi due importanti fenomeni si associarono in campo artistico la diffusione e lo sviluppo nella regione prima dello stile romanico e poi di quello gotico; la produzione letteraria rimase invece in secondo piano. Nella vita politica della L., dimenticata dai Capetingi e marginale nell'impero, prevalsero a lungo i conflitti interni tra case feudali, ducali e comitali e alcune grandi signorie, come quelle di Apremont e di Commercy; il predominio spettò infine al conte di Bar, che edificò in due secoli un principato sulla Mosa. Lo sviluppo dei centri urbani e la nascita di una nuova classe sociale, costituita dai patrizi delle città e dai borghesi di numerose località attive nel commercio (Remiremont, Epinal, Neufchâteau, Saint-Mihiel, Pont-à-Mousson, Sarrebourg, Thionville), si espressero anche nella costruzione di nuove cinte murarie intorno ai sobborghi, diventati attivi e molto popolati, dominati da grandi chiese gotiche. Nelle abbaziali prevalse a lungo lo stile romanico, mentre le cattedrali di Metz e di Toul, ricostruite a partire dal 1220, le chiese conventuali degli Ordini mendicanti e anche molte parrocchie rurali adottarono elementi stilisticamente più aggiornati, quali archi rampanti, volte a crociera ogivali, grandi vetrate policrome e un'abbondante produzione statuaria.La 'repubblica' patrizia di Metz, dove il vescovo, perso terreno su tutti i fronti, dovette infine ritirarsi in esilio nella sua residenza di Vic-sur-Seille, risultò di gran lunga il centro più ricco della Lorena. Nuove fortificazioni inglobarono i grandi quartieri oltre la Mosella, mentre nei sobborghi meridionali al di là della Seille si tenevano fiere presso le abbazie di Saint-Arnould e di Saint-Clément. La borghesia dimostrava una esplicita predilezione per la cultura romanza e francese, a scapito di quella dell'impero di lingua germanica, come attestano sia la produzione letteraria, per es. la Geste des Loherains o i canzonieri, sia la partecipazione dei borghesi lorenesi ai tornei della Champagne e della Piccardia. Alla fine del sec. 13° l'influenza della Francia è evidente in tutti i campi, politico così come sociale, intellettuale e artistico.Gli ultimi due secoli del Medioevo furono caratterizzati dagli incessanti conflitti, alternati a tregue, tra i cinque principati lorenesi: il ducato, la contea di Bar (ducato dal 1354) e i tre vescovati di Metz, Toul e Verdun. Poiché alla morte dell'imperatore Carlo IV di Lussemburgo (1355-1378) - che concesse la Bolla d'oro del 1356 a Metz - la politica dei suoi successori si rivolse maggiormente alla Boemia e all'Austria, il processo di francesizzazione della L. si accentuò ulteriormente. Solo Metz mantenne tradizioni imperiali, ma il suo patriziato, ancora potente nel sec. 14°, subì un lento declino in quello successivo e dovette resistere agli incessanti tentativi dei duchi di impadronirsi della città. Nel Tardo Medioevo l'arte gotica continuò a diffondersi nella regione, dominando incontrastata negli ateliers di miniatura a Metz - come è attestato dalla produzione specialmente di libri d'ore e di manoscritti dell'Apocalisse - e nel campo della scultura, in cui spiccano le numerose raffigurazioni della Vergine, oltre che nell'architettura in genere. In particolare, si dotarono antiche chiese di aspetto modesto di nuove volte e si ultimarono in stile flamboyant le cattedrali di Metz e di Toul, in attesa della realizzazione della grande chiesa di Saint-Nicolas-de-Port.
Bibl.: R. Parisot, Histoire de la Lorraine, 4 voll., Paris 1919-1924; Visages de la Lorraine (Horizons de France), Paris 1950; M. Arnold, La Lorraine au Haut Moyen Age, in L'histoire de la Lorraine, a cura di R. Poidevin, H. Tribout de Morembert, Strasbourg 1976; Histoire de la Lorraine, a cura di M. Parisse, Toulouse 1977; P. Racine, La Lorraine de 1180 à 1480, Wettolsheim 1977; Histoire de Nancy, a cura di R. Taveneaux, Toulouse 1978; Lorraine, a cura di C. Bonneton, Paris 1980; M. Parisse, La Lorraine monastique au Moyen Age, Nancy 1981; Histoire de Verdun, a cura di A. Girardot, Toulouse 1982; M. Parisse, S. Gaber, G. Canini, Grandes dates de l'histoire lorraine, Nancy 1982; Histoire de Metz, a cura di F.Y. Le Moigne, Toulouse 1986; Le vie religieuse, a cura di R. Taveneaux (Encyclopédie illustrée de la Lorraine), Nancy 1987; La vie artistique en Lorraine, a cura di H. Collin (Encyclopédie illustrée de la Lorraine), Nancy 1988; La vie intellectuelle, a cura di L. Versini (Encyclopédie illustrée de la Lorraine), Nancy 1988; M. Parisse, Austrasie, Lotharingie, Lorraine, in Histoire de la Lorraine, a cura di G. Cabourdin, Nancy-Metz 1990.M. Parisse
La storia della miniatura medievale in L. rispecchia quella della regione, crocevia tra la Francia e l'impero, che accolse, a diversi livelli a seconda dei momenti e dei luoghi, le influenze delle due culture.I centri di produzione di manoscritti miniati si collocano nell'area francofona, anche se l'appartenenza delle tre diocesi lorenesi di Metz, Toul e Verdun alla provincia ecclesiastica di Treviri le poneva in contatto con l'ambiente culturale renano. La miniatura lorenese accolse anche l'eco delle correnti artistiche che si propagavano dall'Inghilterra e dalla Francia verso Colonia e il basso corso del Reno, attraversando la vicina regione mosana. Nel corso del Medioevo essa venne favorita da due fattori: una importante produzione letteraria e storiografica e la continua presenza di committenti; agli esponenti delle alte gerarchie ecclesiastiche e alle grandi abbazie si associarono infatti in funzione di committenti, a partire dal sec. 12°, non solo i membri dell'aristocrazia, ma anche un mecenatismo urbano, costituito dal clero e soprattutto dal patriziato delle città episcopali.Benché le antiche provenienze, gli indizi testuali (per es. usi liturgici, dialetto lorenese) e gli aspetti paleografici (studiati essenzialmente per il sec. 11°) permettano di identificare i manoscritti prodotti in L., si è comunque ancora ben lontani dalla possibilità di stabilire per ciascuno di essi il preciso luogo di produzione. Allo stesso modo, anche la delimitazione rispetto ad alcune regioni vicine, in particolare la Champagne, si rivela in qualche caso non priva di difficoltà. Fra le tre città episcopali, distanti l'una dall'altra meno di km. 100, la scelta si orienta, nel dubbio, necessariamente su Metz, centro per il quale si dispone infatti di un panorama assai completo, a detrimento delle diocesi di Verdun - la cui produzione risulta pressoché ignota, o forse inesistente, in epoca gotica - e di Toul, riguardo alla quale le arti del libro medievale attendono ancora un adeguato interesse degli studi; tra le grandi abbazie della regione dei Vosgi emerge solamente quella delle canonichesse di Remiremont, della quale sono noti alcuni manoscritti liturgici.I codici associati all'episcopato di Angilramno di Sens (768-791) testimoniano dell'attività di uno scriptorium a Metz nel corso dell'ultimo terzo dell'8° secolo. La decorazione piuttosto modesta, costituita da iniziali ornate, mostra, al pari della loro scrittura, un influsso dell'arte insulare. Il sacramentario che il vescovo di Metz Drogone fece realizzare, per uso personale, alla metà del sec. 9° (Parigi, BN, lat. 9428) è, per contro, il prodotto sontuoso di un'arte aulica. Lo stile nervoso delle sue miniature e le figure agili ed espressive lo collocano nella tradizione della scuola di Reims del tempo dell'arcivescovo Ebbone (816-845); le numerose iniziali istoriate ne fanno una testimonianza capitale per la storia dell'illustrazione del sacramentario.Per quanto riguarda il periodo compreso tra la fine del sec. 10° e l'11°, è stato individuato un gruppo di manoscritti, consistente essenzialmente in vangeli provenienti in larga misura da Metz. In essi l'omogeneità paleografica e codicologica si contrappone alla varietà degli stili, riflesso dei molteplici modelli adottati: la miniatura carolingia - la Prima Bibbia di Carlo il Calvo (Parigi, BN, lat. 1), prodotta a Tours, era allora conservata nella cattedrale di Metz -, quella ottoniana, dalla Reichenau, da Treviri e da Echternach, quella franco-sassone ovvero insulare. A Verdun la miniatura fece la sua comparsa nell'ultimo quarto del sec. 11° nello scriptorium dell'abbazia di Saint-Airy, sostituito a partire dalla prima metà del secolo successivo da quello di Saint-Vanne; essa si mostra tributaria dell'arte mosana e di quella di Echternach, fenomeno che si spiega con i legami tra Verdun e le diocesi di Liegi e di Treviri.L'epoca romanica risulta ancora poco nota nel suo insieme, a eccezione del caso di Verdun. Vi si colgono comunque gli elementi che caratterizzano l'arte non spettacolare degli scriptoria monastici, che, dominata dalle iniziali ornate disegnate a penna, si inscrive nella grande corrente della miniatura prodotta nella regione compresa tra Reno e Mosa. Vanno tuttavia segnalate alcune vite illustrate di santi, come a Verdun, ancora nel sec. 11°, quelle di s. Vitone (Verdun, Bibl. Mun., 2) e di s. Agerico (Verdun, Bibl. Mun., 8) e a Metz, nel sec. 12°, quelle di s. Lucia (Berlino, Staatl. Mus., Pr. Kulturbesitz, Kupferstichkab., 78.A.4) e di s. Martino (Epinal, Bibl. mun., 145).L'apogeo della miniatura lorenese si colloca tra la fine del sec. 13° e la fine del secolo successivo, con una fiorente produzione di manoscritti, assai diversificata per quanto riguarda i testi e, al tempo stesso, profondamente omogenea. All'interno di un gruppo di manoscritti illustrati dell'Apocalisse, i più antichi, risalenti agli ultimissimi anni del sec. 13°, sono caratterizzati da un rapporto assai evidente con modelli inglesi; uno dei più celebri è l'Apocalisse Burckhardt-Wildt (già Basilea, Coll. Burckhardt-Wildt; de Winter, 1983). Tali codici sono stilisticamente legati anche a un gruppo di celebri manoscritti liturgici riccamente illustrati per Renaud de Bar, vescovo di Metz (1302-1316), membro di una delle più grandi famiglie lorenesi, inserita in una rete di alleanze di respiro europeo: breviario estivo (Verdun, Bibl. Mun., 107); breviario invernale (Londra, BL, Yates Thompson 8); messale (Verdun, Bibl. Mun., 98); pontificale (Cambridge, Fitzwilliam Mus., 298); rituale, oggi perduto (già a Metz, Bibl. Mun., 43). Questa circostanza può spiegare il fatto che i manoscritti commissionati dal vescovo mostrano in maniera assai netta le influenze che determinarono i caratteri della miniatura lorenese dell'epoca: inglesi, per la partecipazione di artisti insulari; francesi, nell'introduzione dell'eleganza lineare parigina; fiamminghi, nello stile degli agili personaggi e nell'abbondante illustrazione marginale; renani, nei colori intensi e in una ricerca di espressività che andò ulteriormente accentuandosi nei decenni successivi.Vide la luce in L. nel sec. 14° uno dei più antichi gruppi di libri d'ore. Essi hanno in comune - oltre agli usi liturgici, nella maggior parte dei casi di Metz - la comparsa precoce di alcune immagini devozionali, la più caratteristica delle quali è la rappresentazione della Vergine che allatta il Bambino, con valenze apocalittiche e al tempo stesso di umiltà, spesso accompagnata dalla figura della destinataria del manoscritto. Al Tardo Medioevo risalgono codici come il salterio-libro d'ore di Apremont, del 1300 ca., legato ai manoscritti di Renaud de Bar (Oxford, Bodl. Lib., Douce 118; Melbourne, Nat. Gall. of Victoria, 1254/3), e le Ore di Isabella di Baviera, del 1380 ca. (Parigi, BN, lat. 1403), illustrate da un artista che lavorò anche per l'arcivescovo di Treviri, Cunone di Falkenstein. Alcuni codici, redatti all'uso di Toul, denotano una netta influenza tedesca: un messale premostratense del primo quarto del sec. 14° (Baltimora, Walters Art Gall., 127) si colloca nella linea stilistica dei manoscritti dell'Apocalisse e si caratterizza allo stesso tempo per alcuni punti in comune con la miniatura mosana e, attraverso questa, con quella renana, di Colonia in particolare; l'influenza renana è ancora più evidente in un libro d'ore, redatto all'uso di Remiremont, risalente al secondo terzo del sec. 14° (Cambridge, Fitzwilliam Mus., 9-1951).Tra le opere in dialetto lorenese, per la maggior parte riccamente illustrate, vanno segnalate alcune raccolte devozionali (per es. Parigi, BN, fr. 17115), due vite di santi - quella di s. Giovanni Evangelista, dell'inizio del sec. 14° (Carpentras, Bibl. Inguimbertine, 467), e quella di s. Clemente, vescovo di Metz, della fine dello stesso secolo (Parigi, Ars., 5227), che per stile e tecnica a grisaille su sfondo colorato si avvicina a esempi alsaziani -, una traduzione delle opere di Boezio (Montpellier, Bibl. Interuniv., Section Médecine, 43) e una raccolta di testi letterari comprendente il racconto del Tournoi de Chauvenci (1285), composto per la corte lorenese (Oxford, Bodl. Lib., Douce 308).La produzione del sec. 15° appare anch'essa assai eterogenea e di qualità fortemente diseguale. L'arte pittorica di Henri d'Orquevaulz, attivo a Metz intorno al 1440-1450, deriva nettamente da fonti neerlandesi-renane; sono noti come sue opere un codice di Tito Livio illustrato per Giovanni III di Vy, scabino di Metz (già Coll. Major Abbey), e alcuni libri d'ore; nella realizzazione di uno di essi (Metz, Bibl. Mun., 1581) egli collaborò con un pittore, più segnato dal gusto francese, che sembra aver lavorato soprattutto per destinatari della diocesi di Toul: il Maestro di S. Goéry, così denominato da una delle due miniature di sua mano aggiunte al vangelo purpureo dell'abbazia delle canonichesse di Epinal (Bibl. mun., 201). L'impronta dell'arte tedesca divenne ancora più sensibile nelle migliori opere della seconda metà del sec. 15°, come in un messale (Parigi, BN, lat. 11592), redatto all'uso di Toul, e soprattutto in un libro di preghiere per Loretta di Herbeviller, illustrato da artisti forse d'origine alsaziana o sveva (Parigi, BN, lat. 13279).A partire dall'ultimo quarto del sec. 15° la produzione lorenese, nel campo dei manoscritti, appare dominata dai gusti cosmopoliti della corte ducale, che fece successivamente ricorso a pittori di diversa origine. Sotto il duca Renato II (1451-1508) ebbe il sopravvento in L. l'influsso francese; in particolare, il duca chiamò da Avignone Georges Trubert, il pittore preferito di suo nonno, il re Renato. Specializzato nell'illustrazione di libri liturgici - per es. il diurnale e il breviario in due volumi di Renato II di Lorena, entrambi a Parigi (BN, lat. 10491; Ars., 601; Mus. du Petit Palais, Dutuit 42) -, questo artista incarna, all'alba del Rinascimento, un classicismo sereno e poetico, un universo coloratissimo profondamente francese, nonostante la conoscenza delle acquisizioni dell'arte italiana e fiamminga. La produzione locale autoctona sembra pressoché scomparire in questa fase; solamente a Toul si può constatare l'esistenza di un'attività attraverso i libri d'ore (Epinal, Bibl. mun., 96; Nancy, Bibl. mun., 34), la cui illustrazione segue la tradizione pittorica francese, pur denotando un'influenza fiamminga nella scelta di certi soggetti e nella decorazione delle cornici alla maniera dei codici di Gand e Bruges.
Bibl.: F. Ronig, Die Buchmalerei des 11. und 12. Jahrhunderts in Verdun, Aachener Kunstblätter 38, 1969, pp. 7-212; P.M. de Winter, Visions of the Apocalypse in Medieval England and France, Bulletin of the Cleveland Museum of Art 70, 1983, pp. 396-417; Ecriture et enluminure en Lorraine au Moyen Age, cat., Nancy 1984; Metz enluminée. Autour de la Bible de Charles le Chauve. Trésors manuscrits des églises messines, Metz 1989; C. Marchitiello Mark, Manuscript Illumination in Metz in the Fourteenth Century. Books of Hours, Workshops and Personal Devotion (tesi), Princeton 1991; F. Avril, N. Reynaud, Les manuscrits à peintures en France 1440-1520, cat. (Paris 1993-1994), Paris 1993, pp. 182, 190-191, 375, 377-387, nrr. 103-104, 215-219.C. Rabel