LOREDAN (Loredano)
Antica famiglia patrizia veneziana, che i cronisti veneti facevano discendere da Muzio Scevola. Più modeste, in realtà, le origini storiche di questa casa, che comincia ad apparire con il sec. XI. I L. diedero in ogni tempo alla repubblica di Venezia cittadini e soldati di grande valore. Marco, procuratore di S. Marco intorno alla metà del sec. XIV, fu tra gli elettori del doge Andrea Dandolo. Suo contemporaneo l'altro procuratore di San Marco, Paolo, che tenne alti uffici in pace e in guerra. Ma la maggiore gloria della casa comincia con Pietro (v.). Nel sec. XV Daniele e Niccolò furono baili di Negroponte: il primo dal 1422 al 1424, il secondo dal 1429 al 1430; Barnabò e Paolo furono governatori di Tessalonica, rispettivamente dal 1424 al 1427 e nel 1429. Il secondo, inviato ambasciatore al sultano Murad I, fu imprigionato dopo l'occupazione di Tessalonica da parte dei Turchi. Fu anch'egli "generale da mar" nel 1453, incendiò 22 galere turche e sconfisse i Turchi nel 1464. Avversario accanito dei Foscari, fu tra coloro che costrinsero il doge Francesco all'abdicazione (1459). Antonio, suo figlio, procuratore di S. Marco, si segnalò specialmente a terra nella difesa di Scutari, assalita nel 1474 da ingenti forze turche, insufficientemente aiutato dall'armata veneziana di Triadano Gritti. Con pochissime forze il L. resistette ai ripetuti assalti di Soliman-bey: riparò di notte i danni dell'incessante bombardamento, costrinse i nemici ad abbandonare l'impresa. Strenui avversarî dei Turchi furono anche il cugino di Antonio, Alvise, pure procuratore di S. Marco, e Andrea, che si segnalò attaccando risolutamente l'armata turca, che nel 1499 presso l'isola di Sapienza minacciava la Morea. La sua condotta stimolò molti altri comandanti di navi ad attaccare i Turchi, ma il capitano generale Antonio Grimani esitò, sicché si manifestò a bordo dell'armata una dimostrazione a lui ostile, al grido di Loredan, Loredan". Notevole figura della famiglia fu il doge Leonardo (v.). Altro doge fu Pietro (1481-1571), che, successo a Girolamo Priuli, dopo sessantasei scrutinî, il 26 novembre 1567, resse lo stato fino al 5 maggio 1570. Durante il suo breve dogado s'inasprirono i rapporti tra Venezia e Roma, in seguito all'elezione a cardinale (1561) dell'ambasciatore veneto Marcantonio Da Mula, che fu bandito dalla repubblica per avere accettato dignità da un governo straniero. Il dissidio s'aggravò per il rifiuto veneziano di ricevere i decreti del Concilio di Trento e per il divieto fatto ai sudditi della Serenissima di ottemperare alla bolla In coena Domini. Sul finire del dogado di Pietro Loredan i Turchi riprendevano le loro mosse contro Cipro. Il provveditore generale delle Isole Ionie, Antonio, difese per due settimane, insieme con Schulenburg, Corfù dai Turchi e li costrinse a rinunciare all'assedio (1716). Ultimo doge della famiglia fu Francesco, che resse la repubblica dal 18 marzo 1752 al 19 maggio 1762. Alla caduta della repubblica la famiglia era divisa in tre rami, di S. Luca, di S. Giovanni in Bragora e di S. Pantaleo. Sopravvive il ramo detto di S. Vio.