LÓPEZ de VILLALOBOS, Francisco
Medico, umanista e poeta spagnolo, nato nella provincia di Zamora, forse a Villalobos, intorno al 1473, morto a Valderas (León) nel 1549. Studiò a Salamanca, a spese forse del marchese di Astorga, che fu suo protettore. Ben presto la sua scienza medica, ch'egli praticava oltre a trattarla da teorico, lo portò a contatto delle famiglie più aristocratiche, fino a che fu assunto come medico di corte, prima con Ferdinando il Cattolico, poi con Carlo V e Filippo II. Nel 1542 si ritirò a Valderas, dove continuò la sua attività letteraria, con la quale aveva sempre alternato l'opera del medico.
Fin dalla sua prima opera rivelava la sua preparazione scientifica e la sua indole di letterato: il Sumario de medecina (Salamanca 1498), scritto in "romance trovado", cioè nel metro ampio e narrativo di arte mayor, è il primo poema didattico spagnolo. Ma le opere in cui si manifestava il vero temperamento dello scrittore, curioso di questioni naturali e morali, ch'egli, pur investendole con acuta e agile esperienza degli uomini e delle loro qualità, trasportava in un piano di briosa e vivacissima rappresentazione, sono il Libro de los problemas e il Tratado de las tres Grandes: l'uno ricco di episodî e frammenti della realtà umana, considerata nella varietà delle sue classi e dei suoi tipi, con uno stile veristico e sempre gustoso; l'altro - sulla "gran parlería" (l'eloquenza ciarliera), la "gran porfía" (la dialettica sofistica), la "gran risa" (il riso vero e quello sciocco) - si risolve in una saporita e spassosa serie di tratti caricaturali, tra il burlesco e l'umoristico, con un sano e festoso senso del comico. La stessa grazia, arguta e rapida, ispira le sue non poche Cartas che informano sulla sua vita di cortigiano e di uomo colto. È modello di prosa il commento alla sua canzone Venga ya la dulce muerte, una delle sue ultime composizioni.
Ediz.: Problemas, Las tres Grandes e la Canción, Zamora 1543. Scrisse inoltre: Congresiones (Salamanca 1514); un commento ai primi due libri della storia naturale di Plinio (Alcalá 1524); una traduzione dell'Anfitrione di Plauto (Saragozza 1515), ecc. L'ediz. del 1543 è riprodotta, assieme all'Anfitrión, in Bibl. de aut. esp., XXXVI; Algunas obras de L. de V., ed. A. M. Fabié, Madrid 1886.
Bibl.: A. Paz y Melia, Sales españolas, II, Madrid 1902, pp. 3-33.