RUEDA, Lope de
Autore drammatico, nato a Siviglia ai primi del sec. XVI, morto a Cordova nel 1565. Di origini assai umili, dapprima apprendista orafo, aggregatosi poi a una compagnia di comici italiani, il R. ebbe una giovinezza oscura e stentata. Solo dopo qualche anno di vagabondaggio, il R. poté formare una compagnia propria e raggiungere larga popolarità attraverso le città spagnole, attore e autore nello stesso tempo. Il primo documento in cui figura come attore è del 1534, a Toledo; nel 1554 era chiamato dal conte di Benavente per le feste in onore di Filippo II che s'imbarcava per l'Inghilterra; nel 1552 sposava l'attrice Marianna, che per qualche anno (1545-1551) era stata al servizio del duca di Medinaceli, Gastón de la Cerda, ai cui eredi il R. intentava causa per la pensione dovuta alla moglie (1554); successivamente troviamo il R. a Segovia (1558), a Siviglia (1560), a Toledo (1561), a Madrid, a Valenza, sempre chiamato in occasione di ricorrenze solenni. Del R. conosciamo anche il testamento (segnato a Cordova nel 1565) con cui dichiara sua erede la seconda moglie Angela Rafaela. Il Cervantes, ch'era alla soglia della giovinezza quando il R. invecchiava, ricorda le sue rappresentazioni con elogi entusiastici (si veda il prologo alle sue Ocho comedias e Los baños de Argel); J. de Timoneda, l'autore drammatico, gli fu amico e raccolse le opere del R., premettendovi qualche notizia biografica (Valenza 1567).
Il R. si avvicinò al teatro senza studio e soltanto per puro istinto. Prima di essere autore fu attore, sicché risulta palese quanto sia nativa ed elementare la sua sensibilità drammatica, che mirava solo a fornire nuove opere al repertorio della sua compagnia. La spinta gli venne dal teatro italiano e dai comici italiani che si erano largamente diffusi nella Spagna, specie nei primi decennî di quel secolo. Il R. ne accettava la lezione, tanto più schiettamente quanto poco scaltrita era la sua esperienza libresca; ma proprio per questa sua condizione mentale poteva poi seguire e sviluppare senza impacci eruditi e al di fuori dei rigidi schemi letterarî quel gusto per l'azione scenica che si affermerà sempre più vitale per lo spirito spagnolo dei secoli XVI-XVII. Così, per un verso, il R. non dissimula le sue fonti più dirette: i modelli italiani, che spesso si limita a ritradurre, riadattare e contaminare; ma accanto ai lavori d'intreccio romanzesco, avventuroso e classicheggiante, il R. rivela meglio il suo vivacissimo e genuino senso rappresentativo nei cosiddetti pasos, brevi composizioni, quasi a guisa d'intermezzi, di contenuto elementare e popolaresco, con una psicologia fragile ma tutta nativa e un gusto ingenuo per il comico che si genera da fatti semplici, deliziosamente realistici.
Nelle opere del primo tipo prevalgono le trame macchinose, la cui azione è chiarificata dalla rapidità del dialogo, dall'agilità delle scene, dalla perspicuità del linguaggio; ma complessivamente la tecnica drammatica vi si rivela superficiale. Quattro commedie in prosa rifanno temi della storia classica, della novellistica bizantina, delle narrazioni italiane (Eufemia; Armelina; Los engañados; Medora). Una commedia in versi, Discordia y cuestión de amór, è d'ispirazione idillica e si riconnette al dramma pastorale italiano (si vedano anche i dialoghi pastorali: Camilia; Timbria; Prendas de amor). Di patos, il genere più originale del R. e anche il più fecondo, ce ne sono pervenuti dieci (Los criados; La carátula; Cornudo y contento; El convidado; La tìerra de Jauja; Pagar y no pagar; Las aceitunas; El rufián cobarde; La generosa paliza; Los lacayos ladrones): essi rispecchiano più direttamente le simpatie del R. per la vita primitiva e intuitiva della gente umile; anche il dialogo, la rappresentazione dei tipi (tra cui il bobo, evoluzione del pastore che appare nelle commedie di J. del Encina e precedente del gracioso), lo stesso linguaggio sono più fertili di spunti comici e di modi realistici.
Ediz.: Obras, a cura di E. Cotarelo y Mori, Madrid 1908, voll. 2; ediz. di J. Moreno Villa, Madrid 1926.
Bibl.: A.L. Stiefel, L. de R. und das italienische Lutspiel, in Zeitschrift f. rom. Philologie, XV (1891), pp. 183-216 e 318-343. Inoltre: R. Ramírez de Arellano, L. de R. y su testamento, in Revista esp. de literatura, ecc., I (1901); N. Alonso Cortés, Un pleito de L. de R., Madrid 1903; id., L. de R. en Valladolid, in Bol. de la R. Acad. esp., III (1916); S. Salazar, L. de R. y su teatro, Santiago de Cuba, 1911.
Sa. B.