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LONDRA B 76, Pittore di

di E. Paribeni - Enciclopedia dell' Arte Antica (1961)
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LONDRA B 76, Pittore di

E. Paribeni

Ceramografo attico operante entro il terzo venticinquennio del VI sec. a. C. Viene incluso da J. D. Beazley nel gruppo intorno a Nearchos, che peraltro raccoglie maestri abbastanza diversi per carattere e per livello artistico. In questo gruppo, accanto a personalità estremamente vivide e di tono assai elevato, innanzi tutto quelle di Nearchos stesso e del Pittore dell'Acropoli 606, che però possiamo intravvedere solo attraverso un numero assai limitato di opere, il nostro artista rappresenta l'elemento medio e stabile, dietro a cui si allinea il maggior numero di attribuzioni. Il Pittore di L. B 76 dipinge oltre alle consuete anfore ovoidali una serie di grandi vasi di tipo ancora assai arcaico, quali il dèinos, la loutrophòros, il tripode-kòthon, persino un lèbes gamikòs. Di qui il suo interesse per il racconto diffuso e un poco statico, con intrusione di animali e di elementi floreali inattesi: si direbbe anzi che il pittore abbia una speciale predilezione per le figure in serie, identiche nell'atto e appena variate nelle vesti, tante sono le ripetizioni delle tre dee condotte da Hermes al giudizio di Paride, di Teti con seguito di Nereidi che consegnano le armi ad Achille, di opliti con grande scudo circolare che avanzano accoppiati o in fila indiana.

Come è stato ripetutamente osservato da D. von Bothmer, per quanto riguarda forme e repertorio figurativo il pittore si avvicina estremamente al Pittore di Camtar: quest'ultimo ci appare in realtà una personalità più vigorosa e vitale, con le sue battaglie nervose e accanite, di fronte agli atteggiamenti più quieti e distaccati del nostro. Ma è innegabile che le due serie di opere sostanzialmente contemporanee e ben differenziate ai loro inizî, sembrano più tardi quasi venire a confluire.

Bibl.: J. D. Beazley, in Journ. Hell. Stud., LIV, 1934, p. 89; H. R. W. Smith, in Am. Journ. Arch., XLIX, 1945, p. 470; D. v. Bothmer, in Bull. Fine Arts Museum Boston, XLVI, 1948, p. 42; J. D. Beazley, Black-fig., 1956, p. 85; D. v. Bothmer, in Antike Kunst, I, 1959, p. 8 s.

Vedi anche
Nearco Ceramista attico (sec. 6º a. C.), dello stile a figure nere; forse padre di Tleson e di Ergotele, e avo del ceramista Nearco che dedicò sull'Acropoli la kòre di Antenore. La sua firma appare su due cantari frammentarî con Achille che si arma e una gigantomachia dal disegno elegante e sicuro. anfora Vaso a due anse, atto al trasporto e alla conservazione dei liquidi, largamente usato in tutta l’antichità. Le prime anfora compaiono nel periodo miceneo: hanno forma tozza e anse verticali. Questo tipo si perfeziona in seguito e si diffonde largamente nel periodo geometrico: grandiose le anfora ateniesi ... Tetide (o Teti; gr. Θέτις) Mitica ninfa marina, una delle 50 figlie di Nereo, sposa del mortale Peleo e madre di Achille. Prima di sposarla Peleo dovette vincerla, con l’aiuto di Chirone, in una dura lotta, perché la ninfa era abile a trasformarsi in serpente, in leone e in fuoco. Da madre, Tetide vegliò sempre ... divinità Essenza, natura divina. Nel cristianesimo è riconosciuta alle persone della Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. In senso più ampio, essere divino, dio, con riferimento alle figure delle mitologie antiche e delle religioni politeiste.
Vocabolario
pittóre
pittore pittóre s. m. (f. -trice) [lat. pictor -ōris, der. di pingĕre «dipingere», part. pass. pictus]. – 1. a. Chi dipinge, chi si dedica all’arte della pittura: p. professionista, dilettante; fare il p.; un p. di ritratti, di paesaggi;...
b, B
b, B (bi, ant. o region. be ‹bé›) s. f. o m. – Seconda lettera dell’alfabeto latino, derivata dal beta greco, che ha lo stesso valore fonetico della bēt fenicia. In italiano rappresenta la consonante esplosiva bilabiale sonora ‹b›, la cui...
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