LOMELLO (A. T., 24-25-26)
Paese della provincia di Pavia, l'antico Laumellum; posto a 92 m. s. m., sulla riva destra del fiume Agogna. Il suo comune (22,24 kmq.) contava 3113 ab. nel 1921, di cui 2228 nel capoluogo, il resto sparsi nel fertile territorio (risaie); 2881 nel 1931. Stazione ferroviaria della linea Pavia-Alessandria; tram per Pieve del Cairo e Mortara.
Monumenti. - Santa Maria Maggiore, costruzione laterizia, dimta in parte, offre forse il più antico esempio, nel primo quarto del sec. XI, di archi trasversali a sostegno della copertura dell'unica navata, in luogo di capriate; tipo divenuto poi frequentissimo. Il castello, benché assai deformato, ricorda l'età di Teodolinda; la chiesa di S. Michele ha ancora la sua vecchia abside romanica (sec. XII); la chiesa di S. Lorenzo ha pure avanzi romanici.
Storia. - Piccola città romana della XI regione augustea d'Italia (Transpadana). Di probabile origine preromana, nel territorio, secondo Tolomeo, dei Libici (v.). È collocata dagl'Itinerari romani nel cuore della regione a cui rimase nome Lomellina, quale stazione della grande via che da Ticinum (Pavia) conduceva per Augusta Taurinorum alla Narbonese nelle Gallie. Non lungi da Lomello, a Cutiae (oggi Cozzo), diramava dalla detta via quella che per Vercellae e i passi del Piccolo e Gran San Bernardo, conduceva a Lione e alle Germanie. Ampî sepolcreti documentano la fase della romanizzazione e i tempi dell'impero, segnatamente dell'alto impero. Poche finora le iscrizioni: se ne dedurrebbe che Lomello durante l'impero sia divenuto municipio. Fu luogo importante nei bassi tempi imperiali e nel periodo barbarico. Per la prima metà del secolo XII è nominato quale "castrum".
Bibl.: Corp. Inscr. Lat., V, p. 715; H. Nissen, Italische Landeskunde, II, p. 176; G. Ponte, Antichità lomelline, in Atti della Società piemontese di archeologia, V, p. 18; F. Gabotto, I municipi romani dell'Italia occidentale, ecc., in Bibl. della Società storica subalpina, XXXII (1908); A. Kingsley Porter, Lombard Architecture, II, New Haven 1917, pp. 500-509; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I, Torino 1927; Suppellettile di sepolcri di età romana trovati a Lomello (dono C. Nigra), in Bollettino d. Società piem. d'archeologia, III (1919), p. 82; C. Nigra, S. Maria Maggiore di Lomello, ibid., IV (1920), pp. 36-37.
I conti di Lomello. - La stirpe dei conti palatini di Lomello risale sino a Cuniberto, giudice del Sacro Palazzo, fatto conte di Lomello nel 996. Suo nipote Ottone (morto dopo il 1020) è il vero capostipite della famiglia. Questa ebbe la sua residenza nella rocca di Lomello, finché, tra il 1140 e il 1145, la rocca fu distrutta dal comune di Pavia e i conti costretti a sottomettersi e a disperdersi qua e la nei varî castelli del contado lomellino, originando numerosi rami i quali, pur mantenendo il titolo generico di conti palatini di Lomello, assunsero il titolo specifico del luogo dove dimoravano di consueto. Si ebbero così i rami di Medei di Albonese, di Gambarana, di Breme e, principale fra tutti, quello di Langosco (v.).
Bibl.: M. Zucchi, Lomello, in Miscell. storica ital., XL, Torino 1904; G. Biscaro, I conti di Lomello, in Arch. stor. lomb., XXXIII (1906); F. Gabotto, Sui conti di Lomello, in Boll. stor. bibl. subalpino, XII (1907); id., Ancora sui conti di Lomello, ibid., XIV (1909).