LOMBARDO da Piacenza
Le notizie su L., di cui non si conosce la data di nascita, non sono molto numerose. Sulla sua provenienza e formazione ci informa Erberto di Bosham, il biografo di Tommaso Becket; secondo la sua testimonianza L., originario di Piacenza, in data non precisata, ma comunque tra l'ottobre 1164 e il 1169, si era unito al gruppo di intellettuali che circondava l'arcivescovo di Canterbury Tommaso Becket: "Inter eruditos vero Thome eruditissimus preclarus quidam sicut natione et nomine Lumbardus, de preclara civitate Placentia oriundus, […] in sapientia et scientia magnus effectus est" (Vita s. Thomae, p. 32). Durante l'esilio in terra di Francia dell'arcivescovo di Canterbury L. ebbe modo di raffinare le sue conoscenze e anche di comunicare la sua dottrina di canonista agli altri membri della cerchia, compreso lo stesso Erberto di Bosham: "Ad cuius etiam docentis pedes quotidie sedebat discipulus qui scripsit hec" (ibid.).
Tra i più cari amici di Becket, che preferiva spesso la sua compagnia, nel 1169 L. fu nominato da Alessandro III subdiacono della Chiesa romana, prima del rientro dello stesso Becket in Inghilterra. Come subdiacono sottoscrisse un privilegio pontificio del 29 dic. 1170. Poco dopo venne creato, sempre da Alessandro III, cardinale prete del titolo di S. Ciriaco; la nomina avvenne prima del 3 apr. 1171, quando il cardinale L. figura tra i sottoscrittori di un privilegio papale. Le relazioni con il papa erano molto strette e il rapporto fiduciario, tanto che, ancora nel 1171, L. venne nominato da Alessandro III arcivescovo di Benevento, città che in quegli anni rivestiva un ruolo centrale nelle manovre politiche del pontefice.
Durante il conflitto che vide Alessandro III opposto all'imperatore Federico I Barbarossa e agli antipapi Pasquale III e Callisto III, Benevento costituì infatti un punto di riferimento per il pontefice, che nel 1167 fu espulso da Roma e trovò rifugio nella città campana fino al 1170. Qui la rete dei rapporti locali crebbe, ma la documentazione non permette di chiarire se la designazione al seggio di L. ebbe per promotore solo Alessandro III o aveva alle spalle anche richieste da parte dei cittadini beneventani.
La promozione al seggio arcivescovile ebbe come probabile conseguenza la sua esclusione dal Collegio cardinalizio, all'interno del quale non è più attestato dopo l'aprile 1171. Per la maggior parte le informazioni relative al periodo in cui L. mantenne la carica arcivescovile riguardano provvedimenti di gestione della Chiesa beneventana.
Nel settembre del 1172, alla presenza del rettore beneventano Landone, operò una permuta con Bartolomeo di S. Sofia, procuratore di Giovanni, abate dell'antico cenobio di fondazione longobarda di S. Sofia in Benevento. In un anno non precisato intorno al 1175 L., alla presenza dello stesso pontefice, procedette a risolvere con Pietro, vescovo di Larino, una questione da tempo in corso con l'episcopato di Larino riguardo all'esercizio dei diritti parrocchiali nel "castrum Murronum"; la soluzione viene citata e confermata in un privilegio di Lucio III del febbraio 1182.
L'11 febbr. 1175 un'altra questione controversa fu sciolta dallo stesso L., fidando sulla intercessione di Alessandro III, del cardinale ostiense Ubaldo, di Rainolfo arcidiacono e di Nicolò giudice. La vertenza riguardava il controllo della chiesa di S. Maria di Vitulano, per la quale erano in contrasto un chierico dell'episcopio, Guglielmo, figlio di Raone de Pardo, e il sacerdote Giovanni de Alexandro; l'arcivescovo decise che la chiesa dovesse essere trasferita in beneficio a Guglielmo, ma l'officiatura doveva ancora restare a Giovanni, conciliando così le richieste di entrambe le parti, che evidentemente avevano approfittato del periodo di soggiorno della corte pontificia a Benevento per crearsi relazioni all'interno della stessa.
Nel febbraio del 1176 L. operò una concessione a favore del capitolo della sua cattedrale; nello specifico venne concesso al capitolo il palazzo sito nell'area detta "in Iudicalia", già detenuto a suo tempo dal chierico Ludovico e dal cugino Gilberto. Nell'agosto dello stesso anno L. prese una decisione importante per le sorti nell'immediato del capitolo beneventano, dove erano evidentemente cresciute le pressioni per assicurarsi un seggio; per porre fine a questa situazione L. decise di bloccare per un triennio qualsiasi inserimento nel coro di beneventani e forestieri, mentre l'accesso era interdetto per sempre ai figli illegittimi e ai figli di chierici e abati.
Nell'aprile del 1177, infine, L. emise a favore dell'arcidiacono della cattedrale, il già ricordato Rainolfo, che lo aveva coadiuvato in precedenza, un privilegio con il quale non solo gli confermò tutti i benefici da lui già detenuti, ma aggiunse anche la formalizzazione dell'incarico di vicario per gli affari relativi alla diocesi. È ipotizzabile che anche questa nomina di Rainolfo sia da leggere come una manifestazione delle difficoltà che L. incontrava nella concreta gestione della diocesi, verosimilmente da imputare a problemi di natura fisica. Infatti non lo si rinviene tra i partecipanti al concilio Lateranense del marzo 1179, mentre si era certamente già dimesso dalla carica arcivescovile il 27 luglio dello stesso anno, quando il pontefice intervenne per sancire, in accordo con il capitolo della stessa cattedrale beneventana, l'assegnazione al dimissionario di una serie di rendite che gli garantissero una decorosa vita nella città di Benevento. È stata sottolineata l'anomalia diplomatica del privilegio pontificio, in quanto si tratta di un ibrido tra litterae gratiosae e un privilegio; questa commistione si può spiegare come una manifestazione di stima nei confronti di L., per il quale si volle riservare anche il formulario proprio dei privilegi.
Sulle motivazioni delle dimissioni da parte di L. c'è stato in passato il tentativo di trovare delle relazioni con la collocazione nel Mezzogiorno di un altro rinunciatario, ben più ingombrante: Giovanni di Strumi, antipapa con il nome di Callisto III. Secondo le interpretazioni di Jordan, Houben e Laudage, Giovanni subito dopo la rinuncia si sarebbe accordato per la carica di abate, ma, nelle more della designazione dell'abbazia da assegnargli, era stato insignito del titolo di rettore pontificio a Benevento sino al marzo 1181, cioè almeno sino alla morte di Egidio, abate della Ss. Trinità di Venosa, al quale appunto successe. De Vipera ha inteso la designazione per il titolo di arcivescovo e quindi ne ha dedotto che L. fosse stato spinto a una rinuncia in favore dell'ex antipapa. In realtà non vi è motivo di pensare alla necessità di una simile manovra, che avrebbe danneggiato un personaggio, L., sino ad allora in ottimi rapporti con il pontefice stesso. Già Ughelli, poi seguito dagli altri studiosi, ritenne che non fosse necessario né vi fosse posto per inserire Giovanni di Strumi nella cronotassi degli arcivescovi beneventani.
In seguito mancano notizie riguardanti L.; lo stesso anno di morte non può essere meglio precisato, ma va collocato posteriormente al luglio 1179. Non è inoltre rimasta traccia della sua competenza in ambito canonistico.
Fonti e Bibl.: Herbertus de Bosham, Vita s. Thomae Cantuariensis, a cura di F. Liebermann - R. Pauli, in Mon. Germ. Hist., Script., XXVII, Hannoverae 1885, p. 32; Alexandri III papae… epistolae et privilegia, in J.-P. Migne, Patr. Lat., CC, col. 1242 n. 1428 (a. 1179); Materials for the history of Thomas Becket…, a cura di J.C. Robertson, III-VII, London 1877-82, ad ind.; Ph. Jaffé, Regesta pontificum Romanorum, a cura di S. Löwenfeld et al., I, Lipsiae 1885, n. 13457; P.F. Kehr, Papsturkunden in Spanien, II, Berlin 1828, p. 441 n. 111; Id., Italia pontificia, a cura di W. Holtzmann, IX, Berolini 1962, pp. 69 n. 69, 70 n. 70, 71 n. *1, 96 n. 52, 175 n. *5; Le più antiche carte del capitolo della cattedrale di Benevento (668-1200), a cura di A. Ciaralli - V. De Donato - V. Matera, Roma 2002, pp. 263 n. 92, 266 n. 94, 271 n. 97, 285 n. 104; C. Lepore, La Biblioteca capitolare di Benevento. Regesti delle pergamene (secoli VII-XIII), in Riv. stor. del Sannio, XIX (2003), 1, pp. 201 s. nn. 101, 103; XIX (2003), 2, pp. 177 n. 106, 181 s. n. 113; M. De Vipera, Chronologia episcoporum et archiepiscoporum metropolitanae Ecclesiae Beneventanae, Neapoli 1636, pp. 114 s.; P. Sarnelli, Memorie cronologiche de' vescovi ed arcivescovi della S. Chiesa di Benevento, Napoli 1691, pp. 100-102; F. Ughelli - N. Coleti, Italia sacra, VIII, Venetiis 1721, coll. 121-123; G.A. Tria, Memorie storiche civili ed ecclesiastiche della città e diocesi di Larino metropoli degli antichi Frentani, Roma 1744, pp. 190-193; K. Ganzer, Die Entwicklung des auswärtigen Kardinalats im Hohen Mittelalter. Ein Beitrag zur Geschichte des Kardinalkollegiums vom 11. bis 13. Jahrhundert, Tübingen 1963, pp. 121-123; K. Jordan, Callisto III, antipapa, in Diz. biogr. degli Italiani, XVI, Roma 1973, p. 768; V. De Donato, Ancora un "nuovo" documento pontificio, in Riv. di storia della Chiesa in Italia, XLVIII (1994), pp. 460-464; H. Houben, Die Abtei Venosa und das Mönchtum im normannisch-staufischen Süditalien, Tübingen 1995, p. 163; J. Laudage, Alexander III. und Friedrich Barbarossa, Köln-Weimar-Wien 1997, p. 232.