LOLO
. Popolazione non cinese della Cina. Formano agglomerazioni considerevoli nelle zone montane delle provincie Szech'-wan, Yün-nan, e si estendono nel Kwei-chow e in piccola parte nel Tonchino settentrionale (Indocina Francese).
Le più antiche memorie dei Lolo sono contenute in iscrizioni cinesi del 405, 458 e del 971 d. C., dalle quali risulta che fin da allora i capi delle tribù erano già dominati dai Cinesi e si trovavano presso a poco nelle stesse condizioni odierne. Il nome Lolo si trova negli scritti cinesi fin dal 1275. Essi chiamano sé stessi col nome di Ne-su, che significa "noi" (ne) "uomini" (su). Alcune usanze, descritte da Marco Polo, delle provincie di Gaindu e Toloman si riferiscono probabilmente ai Lolo: "sono assai bella gente, non perfettamente bianchi, ma bruni. Sono buoni uomini d'arme. Hanno città in gran numero, ma soprattutto numerose vi son le castella in altissime e forti montagne".
Il poco che si conosce sin'ora di preciso sull'antropologia dei Lolo è dovuto a A.-F. Legendre. Egli misurò in un primo tempo diciannove soggetti di età diversa provenienti da territorî del bacino del Ngan-Ning e, in un secondo, altri dieci del massiccio dell'Ua-tu-vo (bacino del Tu-tu-ho). Secondo il Legendre, le misurazioni relative presenterebbero così piccole differenze che egli crede legittimo riunire le due serie. Così procedendo, si avrebbe una statura media di m. 1,67, un indice cefalico medio di 79,4, un indice nasale di 75,9. A proposito di quest'ultima misura però il Legendre osservò la presenza di casi di schietta platirrinia, che abbassano il valore dell'indice dei restanti casi, che è spesso di leptorrinia. Questi soggetti platirrinici presentano anche altri caratteri distintivi. L'indice facciale superiore è in media 44,35, quindi di faccia piuttosto bassa. L'indice schelico è di 52,75, perciò, secondo la classificazione di Giuffrida-Ruggeri, di mesatischelia, verso la brachischelia. I Cinesi circostanti sono brachischeli, ma non a grande distanza da essi. Il rapporto dell'arto superiore alla statura è di 43,65, cioè piuttosto piccolo (Francesi = 45,03), ma l'avambraccio è relativamente più lungo, rispetto al braccio, di quello che non sia nei Francesi, in guisa che la cortezza dell'arto superiore è a carico del braccio e della mano. I caratteri facciali sono schiettamente differenti da quelli dei tipi mongoloidi, sebbene un certo grado di mongolismo non sia disconoscibile. Così il dorso nasale è sempre ben formato e nella regione della base il naso è ben prominente. La base è diretta verso l'innanzi e il basso, ciò che, unito al dorso spesso convesso, dà al profilo nasale un aspetto inconsueto ai mongoloidi. La radice nasale è per lo più bene in rilievo. La salienza dei malari all'innanzi e all'esterno è media, il prognatismo è debole. L'occhio è spesso orizzontale e la piega mongolica parrebbe rara. I capelli sono neri e diritti. Il Legendre aggiunge che si trovano negli strati inferiori della popolazione (schiavi) altri due tipi a caratteri negroidi: il primo ha naso schiacciato, labbra sottili, enorme mandibola, prognatismo forte, statura bassa e colorito chiaro. Il secondo si differenzierebbe dal primo per le labbra assai spesse e il colorito assai scuro. Nell'uno e nell'altro il capello ondulato e riccio sarebbe estremamente raro. Il Legendre dice di averlo visto due volte sopra migliaia di Lolo. È difficile, allo stato attuale dire a quale tipo umano generale siano da riferire i Lolo. L'opinione emessa da certi autori della loro somiglianza con gli Zingari è poco fondata.
La loro lingua appartiene al gruppo tibeto-birmano ed è suddivisa in numerosi dialetti. Ha un sistema di toni che forma uno dei più caratteristici tratti che stabiliscono la parentela delle lingue tibeto-birmane. Hanno temperamento guerriero, portamento slanciato, barba folta e ondulata. Le donne, eleganti e graziose, amano la danza e il canto e sono molto rispettate: alcuni capi di tribù sono donne. Conservano le forme di un'antica organizzazione feudale e sono più o meno sottomessi alle autorità cinesi. Non hanno cognomi (che assumono soltanto per necessità dei loro rapporti con i Cinesi), ma soltanto nomi personali. Le loro tradizioni religiose e le loro leggende hanno una grande importanza per i rapporti che esse hanno con quelle della Cina antica. Il culto ha alcuni punti analoghi a quello dei Cinesi (tavolette per gli antenati, sepoltura dei defunti). Sembra che il buddhismo non abbia seguaci tra i Lolo. Il cristianesimo si propaga lentamente.
Hanno una scrittura ideografica indipendente da quella dei Cinesi, che comprende circa 3000 caratteri. L'alcool e l'oppio producono gravi danni alle popolazioni Lolo, le quali vivono in condizioni difficili di vita, in alta montagna, esercitando specialmente la pastorizia, un poco l'agricoltura e la caccia. Hanno alcune industrie rudimentali.
Bibl.: Per il nome v. A. Vissière, Les désignations techniques Houei-houei et Lo-lo, in Journ. Asiat., 1914, p. 175; per l'antropologia: A.-F. Legendre, Les Lo-lo, Mém. de la Soc. Antropol., Parigi 1909, pagine 77, 520; per la lingua: P. Vial, Dictionnaire Franåais-Lo-lo (dialecte gni), Hong-Kong 1909; P. Liétard, Grammaire du dialecte lo-lo p'o, con testi tradotti, biblioteca dell'"Anthropos", I, n. 5, Münster 1913; B. Laufer, The Sihia language, a study in Indo-Chinese philology, in T'oung-pao, 1916. Per la storia: E. Chavannes, Quatre inscriptions au Yün-nan, in Jour. Asiat., II (1909), p. 5; Les barbares soumis du Yün-nan, trad. dal cinese da G. Soulié e Tchang Yi-tch'ou, in Bull. de l'Éc. Franå. de l'Extr. Or., 1908, p. 335. Descrizioni di costumi e relazioni di viaggio: E. Colborne Baber, Travels and research in the interior of China, Suppl. Papers of the Roy. Geogr. Soc., I, 1882; Ct. Bonifacy, Études sur les coutumes et la langue des Lolo, in Bull. Éc. Fr. de l'Extr. Or., 1908, pp. 531-558; Langues et écritures des peuples non-chinois de la Chine, Mission d'Ollone, Parigi 1912; Henri d'Orléans, Du Tonkin aux Indes, Parigi 1897; Etnographie indo-chinoise: les Lo-lo, in Bull. de l'Éc. Franå. de l'Extr. Or., 1921, pp. 193-196.