LOGOGRIFO (dal gr. λόγος "parola" e γρίϕος "rete, viluppo")
È un enimma (v.) fatto, anziché su una cosa, su una parola. Il logogrifo era anticamente noto agli Arabi che hanno composto trattati su questa materia.
Dai tempi antichi sino alla metà del sec. XVIII sotto il nome collettivo di logogrifi si comprendevano tutti i giuochi di parole che differivano dall'enimma vero e proprio. Così era detto logogrifo un bifronte, una sciarada, una decapitazione, una parola decrescente o un incastro (v. enimmistica). Tali giuochi erano conosciuti dai Greci e dai Romani. E noto lo scherzo bifronte di Cicerone nella clausola di una lettera diretta a un amico: Legendo METULAS imitabere cancros (leggendo metulas imita i gamberi, cioè va indietro, e leggi salutem); dal quale certo derivò il notissimo logogrifo attribuito a L. Ariosto: Mitto tibi navem, prora puppique carentem; Mitto tibi metulas: si vis cognoscere, vertas (per dire Ave e Salutem). Nicolò Reusner, nella sua Griphologia, sive Logogriphorum Sylvula (Francoforte 1599), ne raccolse circa trecento esempî: eccone uno sulla parola MUSICA (musca, musa, mus, sica, mica):
Musica dulce canit totum: sed ventre reciso
Musca stridet: simul et musa perenne viget.
Mus rodit solido capite: hoc sine sica trucidat
Aufert hac homini saepius illa caput.
Usus dimidium si tollitur, inde quod extat
In reliquo remanet corpore mica salis.
Il logogrifo, come è inteso dalla moderna nomenclatura enimmistica, non è altro che un anagramma incompleto, e da quello differisce soltanto in ciò: mentre nell'anagramma ogni parte del giuoco richiede l'impiego di tutte le lettere della parola madre (l'intero) qui è sufficiente adoperarne alcune solamente.
Esempio: dato come totale la parola ARGOMENTO, si possono formare le parti: morte, argento, torme, grano, armento, trame, merto, matrone, romane, oro, grato, ecc.
È necessario che nessuna lettera della parola madre venga omessa nell'insieme delle combinazioni ricavate: se la parola madre contiene una vocale o una consonante ripetuta due o più volte, bisogna che almeno una delle parti ricavate presenti la medesima caratteristica; così come ciascuna lettera dell'intero non può essere ripetuta in una delle parti se non si trova ripetuta nell'intero stesso.
Dalla parola CAPRICCIO si ricavano: capo, Cipro, ricco, corpi, pacco, Ciro, ecc. Si trae anche copia, ma non si potrebbe trarre coppia, perché due P nella parola madre non vi sono; è obbligatorio trovare almeno una parola che abbia due I, come riccio o ripicco, e una che contenga tre C (perché altrettanti ve ne sono nella parola madre) e ne ricaveremo ciccia o cocca; altrimenti il logogrifo sarebbe incompleto ed errato.
Il logogrifo può essere letterale, come nell'esempio suesposto o sillabico, quando le combinazioni sono ricavate dalle sillabe che compongono la parola madre senza disgiunger mai le lettere singole di ogni sillaba.
Così: DO-MI-NA-TO-RE darebbe le combinazioni: mito, nato, rena, remi, minareto, donatore, minatore, ecc. Quando le varie combinazioni di un logogrifo vanno diminuendo rispettivamente di una lettera ciascuna e risultano quindi tante quante sono le lettere della parola base, si ha il logogrifo decrescente, da non confondersi con la parola decrescente anagrammata (v. anagramma). Esempio: Paradiso, diaspro, sapori, spada, raso, ara, di, o.
Logogrifo acrostico. - È costituito da tante parole quante sono le lettere della parola madre, e ciascuna parola comincia successivamente per le lettere di quella. Esempio: Senato, Estero, Maestro, Intero, Nestore, Asino, Termine, Osteria, Resina, Eremita (parti) = SEMINATORE (totale). Affine al logogrifo acrostico è il logogrifo mesostico, nel quale non le iniziali ma le lettere centrali delle parti dànno l'intero.
Ecco come con la parola base ARLECCHINO si potrebbero ricavare varî tipi di logogrifi:
Anche il logogrifo, come gli altri giuochi enimmistici, dalle parole può venire applicato alle frasi: si hanno così il logogrifo a frasi il logogrifo sillabico a frasi, ecc.