logica libera
logica libera linguaggio logico libero dall’assunzione che ogni termine singolare sia denotante. Un termine si dice denotante se fa riferimento a un oggetto oppure a un individuo esistenti; non è denotante un termine come «Pegaso» o «l’attuale re di Francia». Nel linguaggio dei predicati ogni termine è denotante. Per questo motivo, date una proprietà P e una lettera t che rappresenta un termine singolare è possibile dedurre logicamente dalla scrittura predicativa «la proprietà P vale per il termine t», la proposizione «esiste x tale che la proprietà P vale per x». Ciò non è valido nelle logiche libere. Infatti, introducendo un termine non denotante come «Pegaso», non è possibile dedurre da «Pegaso è un cavallo alato» la proposizione «esiste x tale che x è un cavallo alato». La costruzione di calcoli logici da cui fossero esclusi schemi inferenziali problematici come quello menzionato fu intrapresa, tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, da studiosi come il filosofo e logico finlandese Jaako Hintikka (1929) e il logico e psicologo statunitense Karel Lambert (1928), che coniò il termine. Successivamente, è stato affrontato il compito di fornire per le logiche libere una semantica adeguata. L’approccio più semplice consiste nel fare riferimento a un universo di discorso che include, oltre a un insieme di individui “esistenti” su cui si quantifica, anche un insieme di individui “possibili ma non esistenti”, che servono per l’interpretazione dei termini non denotanti. Approcci più sofisticati si rifanno alla cosiddetta semantica delle supervalutazioni, ideata dal filosofo statunitense di origini olandesi Bas van Fraassen (1941).