logica deontica
logica deontica estensione della logica classica che studia gli enunciati che fanno riferimento ai concetti di dovere, potere ecc. Il suo nome deriva infatti dal verbo greco déomai (devo); essa viene solitamente contrapposta alla logica delle asserzioni o → logica aletica (dal greco alétheia, verità). Le sue origini risalgono al giusnaturalismo di Leibniz, il quale pensava che fosse possibile dedurre tutta la morale e tutto il diritto da pochi principi. La logica deontica si è affermata nella prima metà del Novecento come settore di studio autonomo. Il suo sviluppo è stato molto contrastato perché il neopositivismo e il cosiddetto circolo di Vienna, nella loro lotta contro la metafisica, consideravano come privo di significato qualsiasi enunciato che non fosse suscettibile di una verifica empirica. Questa situazione venne poi superata, soprattutto grazie all’opera del filosofo e logico finlandese G.H. von Wright, che ricondusse la logica deontica alla → logica modale, riducendo i modi deontici essenzialmente a quattro: permesso, proibito, obbligatorio, indifferente. Gli enunciati vengono formalizzati attraverso questi quattro modi, che esprimono delle prescrizioni o delle norme, al fine di stabilirne la validità e la coerenza delle connessioni. Lo scopo di creare un calcolo logico deontico è quello di determinare il valore logico delle norme e di verificare, in maniera rigorosa, se da un dato insieme di norme discende una certa affermazione. Per creare un sistema logico siffatto è necessario esplicitare degli assiomi. Per esempio, nel sistema della logica deontica minimale, ideato da von Wright, si utilizza l’assioma: Oƒ ⇒ Pƒ in cui ƒ è un enunciato, il simbolo ⇒ rappresenta il connettivo di implicazione mentre i simboli O e P rappresentano rispettivamente i modi deontici obbligatorio e permesso. Il significato di tale assioma è perciò: «Se ƒ è obbligatorio allora ƒ è permesso».