LOEBEN, Otto Heinrich, conte von
Scrittore romantico tedesco, nato di antica nobile famiglia il 18 agosto 1786 a Dresda, morto ivi il 14 aprile 1825. Studiò legge alle università di Wittenberg e Heidelberg, ove conobbe Eichendorff, Arnim, Brentano, Görres, e si volse egli stesso con entusiasmo alla poesia, pubblicando nel 1808 a Mannheim, sotto lo pseudonimo "Isidorus Orientalis", il romanzo allegorico Guido, imitazione del Heinrich von Ofterdingen di Novalis, d'ispirazione religiosa, con abbondanza d'elementi fantastici e di fiaba. Religiosità, fantasticherie romantiche e scarsa concretezza di visione caratterizzano altresì le sue poesie (Blätter aus dem Reisebüchlein eines andächtigen Pilgers, 1808; Gedichte, 1810), ove la varietà dei motivi e delle forme corrisponde alla varietà dei modelli imitati, come il romanzo pastorale cavalleresco Arkadien (1811-1812) e la successiva produzione poetica, a cui dedicò la sua vita, trascorsa, dopo la partecipazione alle campagne del 1814 e 1815 contro Napoleone, in una quiete laboriosa, soprattutto a Dresda, in continuo contatto coi poeti del secondo romanticismo, le cui tendenze riecheggiano e si accentuano in lui.
Tra le altre sue opere si ricordano: i Lotosblätter (1817), raccolta di aforismi più ingegnosi che profondi; le numerosissime novelle pubblicate isolate o raccolte in volumi, fra i quali: Rosengarten (1817), contenente novelle in versi, come Cephalus und Procris; Ritterehre und Minnedienst (1819), con le novelle Der grüne Vogel, Der Falke, Der Rosenbecher, Markgraf Walther und Griseldis, ispirate a motivi del Decamerone; e le Erzählungen (1822-24), fra cui Die Totenmahnung e Lorelei, eine Sage vom Rhein, dalla quale il Heine trasse ispirazione per il suo Lied: Die Lorelei. Notevole per opportuni rilievi, e interessante come documento del gusto del tempo, la sua critica all'Allemagne della Staël (1814).
Ediz.: R. Pissin, Ausgew. Gedichte v. O. H. Graf v. Loeben, Berlino 1906 (D. Lit. Denkm. d. 18 u. 19. Jahrh., n. 135)
Bibl.: R. Pissin, O. H. Graf v. L., Berlino 1905; W. Kosch, Zur Gesch. der Heidelberger Romantik, in Euphorion, XIV; E. Kollmann, Novalis' "Heinrich von Ofterdingen" und der "Guido" des Grafen v. L., Budweis 1916.