MARESCOTTI, Lodovico
MARESCOTTI (Mariscotti), Lodovico. – Nacque a Siena da Ugo di Lodovico, del ramo Marescotti dei Grandi di Siena, e dalla sua seconda moglie Bartolomea di Mino di Battista, nel marzo 1414; ricevette il battesimo il 20 dello stesso mese.
Essendo poco credibile che all’età di diciassette anni il M. possa avere goduto, nel 1431, della dignità di consigliere del Consiglio grande di Siena (Arch. di Stato di Siena, Concistoro, 2654, ins. 109), la prima testimonianza certa che lo riguarda è un documento del 3 apr. 1434, con il quale Bartolomea lo autorizzava, ancora minorenne, a vendere tre di quattro parti di una bottega nella contrada della Bocca del Casato (Ibid., Mss., A.30, c. 64r).
Nel 1436 il M. sposò Niccola di Guido di Carlo Piccolomini, con la quale ebbe almeno quattro figli: Ugo Francesco (1442), Carlo (1443, morto bambino), Carlo (1448) e Rinaldo (1452).
Come molti giovani senesi della sua generazione (Francesco Accolti, Francesco Patrizi e soprattutto Agostino Dati), il M. fu probabilmente spinto agli studi letterari dal magistero umanistico di Francesco Filelfo, che insegnò in città fra il 1434 e il 1438. Come è stato di recente mostrato (Casciano), è infatti da attribuirsi alle cure del M. – in base alla lettera prefatoria che la accompagna – una trascrizione dei Carmina Priapea indirizzata a Oddantonio di Montefeltro e nota in due esemplari (Parigi, Bibliothèque nationale, Fonds Lat., 8206; Biblioteca apost. Vaticana, Urb. lat., 745). La copia dei Priapea deve essere ricondotta al periodo che va dall’aprile 1443 al luglio 1444, fra l’investitura del giovane nuovo duca di Urbino nel duomo di Siena per mano di Eugenio IV (25 apr. 1443) e la sua morte violenta nella congiura dei Serafini (22 luglio 1444). In effetti, la Cronaca di T. Fecini fornisce una testimonianza decisiva sui contatti tra Oddantonio e il M., raccontando che proprio nei giorni della sua permanenza a Siena egli si recò in visita a palazzo Marescotti. Secondo la prefatoria sarebbe stato lo stesso Oddantonio a chiedere al M. una copia dei Carmina Priapea, essendo evidentemente a conoscenza dei suoi interessi umanistici. La natura apologetica della lettera nei confronti del contenuto dell’opera permette di stabilire che il M. fu lettore di Antonio Beccadelli (Panormita), dal quale riprende alcuni argomenti topici impiegati da quest’ultimo in una lettera a Poggio Bracciolini del 1426 per giustificare il suo altrettanto licenzioso Hermaphroditus.
Forse la morte improvvisa di Oddantonio, forse le vicende politiche senesi allontanarono tuttavia il M. dagli ozi letterari. Se tra il 1441 e 1442 era già stato dei Maestri del sale, nel 1447 fu eletto provveditore della Biccherna per il terzo di Città. Nel 1452 e nel 1459 fu officiale di Mercanzia e nel 1454 e nel 1460 operò nella magistratura dei Pupilli. Rimane così solo un’ulteriore testimonianza letteraria del M. (Reggio Emilia, Biblioteca municipale, Turri, F.129): una lettera prefatoria ad alcune orazioni di Agostino Dati indirizzata al cardinale Prospero Colonna.
Nella lettera il M. si scusa per il ritardo con il quale adempie al desiderio espresso dal cardinale di ricevere opere recenti da leggere, giustificandosi con il richiamo agli impegni familiari e lavorativi. Se non era quindi venuto meno nel M. l’interesse per le faccende letterarie, con ogni evidenza egli poteva dedicarvisi ormai solo occasionalmente, negli spazi lasciati liberi dagli obblighi politici e civici. Per questo si è a ragione interpretata la figura del M. come un ulteriore caso di quella parabola tipicamente senese «da umanista a burocrate» già individuata in riferimento ad Antonio Bichi e Achille Petrucci (Fioravanti; Casciano).
Ormai votato al negotium, il M. seguiva con preoccupazione l’evolversi della situazione politica italiana, come mostrano due lettere dell’estate 1459 (Arch. di Stato di Siena, Particolari, Famiglie senesi, 95) che lo informavano dell’avanzata delle flotte catalane verso Napoli. Una simile apprensione si spiega probabilmente con il fatto che già dal 1461 egli si sarebbe trovato a Terracina in qualità di «habitator et castellanus arcis et civitatis Terracene» (Ibid., Legato Bichi-Borghesi, II, 187). Là, nel febbraio 1464, riconobbe il figlio Pietro Paolo, nato da un amore ancillare con Lianora di Pizzo di Calabria. Le attività del M. continuavano tuttavia ad avere Siena come epicentro, in particolare la cura del patrimonio familiare con l’acquisto di terre e case fra Radicondoli e S. Maria in Pilli.
Un contratto di vendita dell’agosto 1473 (Ibid., Particolari, Famiglie senesi, 95) e la notizia del suo secondo matrimonio con Ganoccia di Luigi d’Aldobrando Cerretani nel 1474 (Ibid., Mss., A.55, c. 333r) forniscono i riferimenti temporali post quem per la morte del Marescotti.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Siena, Mss., A.50, c. 257r; A.55, cc. 331r-333r; A.61, cc. 49-50; Biccherna, 1132, c. 332v; Concistoro, 2654, ins. 109; Piccolomini Naldi Bandini (Deposito), 40; A. Beccadelli, Epistolarum libri, Venetiis 1553, cc. 79v-83r; T. Fecini, Cronaca senese (1431-1479), a cura di A. Lisini - F. Jacometti, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XV, 6, p. 855; G. Prunai, Notizie e documenti sulla servitù domestica nel territorio senese (secc. VIII-XVI), in Bull. senese di storia patria, VII (1936), pp. 416-419; B. Fava, Elenco descrittivo di 30 codici quattrocenteschi della Biblioteca municipale di Reggio Emilia, in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le antiche provincie modenesi, VII (1955), pp. 160 s.; G. Fioravanti, Università e città: cultura umanistica e cultura scolastica a Siena nel Quattrocento, Firenze 1981, pp. 40-53; Les manuscrits classiques latins de la Bibliothèque Vaticane, a cura di E. Pellegrin et al., II, 2, Paris 1982, pp. 641 s.; P. Casciano, L. M. senese: da umanista a burocrate, in Filologia umanistica…, a cura di V. Fera - G. Ferraù, I, Padova 1997, pp. 387-400; M. Ilari, Famiglie, località, istituzioni di Siena e del suo territorio. Indice… dell’Arch. di Stato di Siena, Siena 2002, p. 216; P.O. Kristeller, Iter Italicum, II, p. 84.