LANA, Lodovico
Nacque da Giovanni nel 1597 (sconosciuta per ora resta l'identità della madre), probabilmente a Ferrara o nel Ferrarese.
Per il canonico Baruffaldi, primo biografo del L., la sua famiglia, oriunda di Brescia, si era in un primo tempo stabilita a Codigoro e successivamente a Ferrara. Proprio per la chiesa parrocchiale di Codigoro realizzò le sue prime opere pittoriche di "competente grandezza" (p. 199): venti quadri ovali, posti negli stalli del coro, rappresentanti il Salvatore, gli Apostoli, i Dottori della Chiesa e un S. Martino andati dispersi dopo il 1917, quando si riedificò la chiesa.
Le fonti menzionano un presunto apprendistato del L. presso lo Scarsellino (I. Scarsella), informazione di fatto non smentita dalle sue prime opere pervenuteci, dipinte dopo il suo arrivo a Modena intorno al 1619-20 (come sembra testimoniare la richiesta di cittadinanza modenese presentata dal L. al Consiglio comunale del luglio 1633), in significativa connessione con la morte dello Scarsellino avvenuta nel 1620. Nelle Storie di s. Ignazio di Loyola e s. Francesco Saverio (Modena, chiesa di S. Bartolomeo), nel Domine quo vadis? (Ibid., Museo civico) e nel Paesaggio fluviale con bagnanti (Bologna, collezione Lauro: ripr. in L'amorevole maniera…, p. 71 fig. 5) i modi del L. tradiscono fortemente la provenienza ferrarese con rimandi a D. Dossi, C. Bononi e soprattutto proprio allo Scarsellino nella costruzione dell'immagine attraverso forti risalti cromatici delle masse che si stagliano su sfondi illuminati da improvvisi bagliori temporaleschi. Nel Martirio dei ss. Giovanni e Paolo (post 1628: Modena, chiesa di S. Pietro) si avverte un intenso processo di maturazione del L., che, nelle tipologie umane, rivela il fascino esercitato su di lui dalla maniera del Guercino (G.F. Barbieri), del quale però non ha né la scioltezza, né la gioia esecutiva. A testimonianza della sua feconda produzione ritrattistica, al Ritratto di Girolamo Valeriani (collezione privata: ripr. in L'amorevole maniera…, p. 65 fig. 2), riconosciuto come opera del primo periodo modenese, sono stati affiancati i successivi Ritratto di dama (Dozza, rocca Malvezzi Campeggi) e Ritratto di Fulvio Testi (Modena, Galleria Estense) restituiti recentemente al L. fra i tanti che nel corso del tempo la critica gli ha attribuito (Negro, 1992; Mazza, 1999).
I modi guerciniani, che ben si manifestano anche nei ritratti, non provano l'interesse precoce mostrato dal L. per i "miracoli di Guido" (Baruffaldi, p. 201). L'influenza di Guido Reni sembra infatti intervenire in un momento successivo nella pittura del L.: quel "terzo modo" ricordato da Baruffaldi come un'unione perfetta tra lo stile del Guercino e la maniera di Reni, caratterizza soprattutto i lavori eseguiti dal L. negli anni Trenta.
Della cospicua produzione profana realizzata in quel periodo rimangono: Erminia e Tancredi (Modena, Museo civico), Dedalo e Icaro (Roma, Galleria Doria Pamphili) e S. Sebastiano curato da Irene (Modena, collezione della Banca popolare dell'Emilia Romagna), noto fino a pochi anni fa solo attraverso un'incisione autografa datata 1643 e custodito in origine insieme con i perduti Sponsali di Ruggero e Bradamante e Clorinda battezzata da Tancredi nel palazzo ducale di Sassuolo. A documentare la produzione incisoria del L., fedele traduttore all'acquaforte delle sue opere pittoriche, è l'esistenza di un ricco corpus di incisioni a lui ricollegabili grazie alle fonti e alla presenza in esteso della sua firma che spesso le accompagna, attraverso cui è possibile integrare e anche ricostruire parte della sua perduta attività di pittore: è il caso dell'Ercole che uccide il leone e delle due versioni del S. Sebastiano giacente (Bologna, Pinacoteca, Gabinetto dei disegni e stampe; Roma, Gabinetto delle stampe), quadri oggi non più reperibili e dipinti dal L. sempre per Sassuolo, oltre che del Seneca svenato (Bologna, Pinacoteca, Gabinetto dei disegni e stampe) opera presto inviata, secondo le fonti (Vedriani, p. 135; Baruffaldi, p. 205), a Milano. La Sacra Famiglia (anch'essa conservata a Bologna nel Gabinetto dei disegni e stampe) ha permesso, invece, l'identificazione di una tela, di analogo soggetto, rintracciata presso la sagrestia capitolare del duomo di Modena, da cui essa è evidentemente derivata e a cui possono essere a loro volta accostate un'altra Sacra Famiglia (Modena, Galleria Estense, depositi) e una Madonna col Bambino (Ascoli Piceno, Pinacoteca civica). A detta delle fonti (Vedriani, pp. 133 s.; Baruffaldi, pp. 198 s.; Tiraboschi, pp. 446 s.) altrettanto ricca è la produzione di pale d'altare destinate a Modena e ai territori limitrofi: oltre a una Testa femminile (Modena, Galleria Estense), forse frammento del perduto Martirio di s. Orsola (Baruffaldi, p. 202), a una S. Dorotea (Modena, Galleria Estense, depositi), al Gonfalone con s. Geminiano e la Vergine col Bambino datato 1633 (Ibid., palazzo comunale) e alla Pala del Voto (Ibid., chiesa del Voto), suo capolavoro datato 1636 di cui si conserva un disegno a sanguigna nel Museo civico di Modena, sono da ricordare una Madonna della Ghiara (Fanano, chiesa di S. Giuseppe), una Madonna col Bambino e un angelo (Milano, Galleria arcivescovile) e la cosiddetta Madonna di Fiorano (Modena, Galleria Estense, depositi).
La Pala del Voto, di notevoli dimensioni, descritta con dovizia di particolari da Baruffaldi (pp. 203 s.), si configura come un grandioso ex voto fortemente voluto dalla città di Modena. Infatti, con mirabile intento descrittivo unito a un rigoroso impianto controriformistico, il L. illustra nel registro superiore la rappresentazione simbolica della richiesta dei santi Omobono, Geminiano, Rocco e Sebastiano alla miracolosa Madonna della Ghiara, venerata nell'omonimo santuario reggiano, affinché interceda per la cessazione della peste che aveva flagellato Modena nel 1630, i cui tragici effetti sono efficacemente narrati nella parte inferiore della pala. L'opera, commissionata al L. il 31 dic. 1635, venne presumibilmente ultimata nel 1640, in coincidenza con il completamento dei lavori della cappella che la doveva contenere (L'esercizio della tutela…, p. 200; Peruzzi, 2003, p. 80). La pala, con il suo complesso programma iconografico supportato da smaglianti effetti cromatici e da uno straordinario accordo tra "le ricerche estetizzanti e le istanze della narrazione" (Mazza, 1993, p. 336), dev'essere considerata uno dei traguardi più ambiziosi e convincenti raggiunti dall'artista. Oltre a riprendere chiaramente l'impostazione della notissima Pala della Peste di Reni (Bologna, Pinacoteca), il L. ha qui tentato di sintetizzare in una coralità dialettica pose, gesti ed emozioni desunte da esperienze pittoriche precedenti e a lui contemporanee: nel suo eterogeneo repertorio, l'infuocata tavolozza del Guercino colora le idealizzate immagini reniane, insinuandosi tra il morbido classicismo di Annibale Carracci fino a irrobustire brani tratti dalla produzione del pesarese S. Cantarini, di F. Stringa e di S. Caula, siglando così l'inizio di una probabile storia della pittura ormai propriamente modenese (Peruzzi, 1986).
Tra le sue ultime opere una Natività della Vergine, un tempo in S. Domenico a Modena e oggi riconosciuta in una tela custodita nella Pinacoteca civica di Cento; un piccolo frammento con una Vergine in gloria proveniente forse dalla pala con la Madonna in trono tra i ss. Cosma e Damiano (Baruffaldi, p. 206); e la Crocifissione (Modena, chiesa del Voto) lasciata incompiuta nel 1646 a causa della morte improvvisa dell'artista avvenuta a Modena, in seguito a "un non so qual disordine accadutogli in lauta cena fattagli da certi amici" (Baruffaldi, p. 208) il giorno 15 ag. 1646; fu sepolto nella chiesa dell'Annunziata a Modena.
Il L. è anche ricordato per aver diretto dal 1630 la locale Accademia di pittura (Baracchi Giovanardi, 1981).
Fonti e Bibl.: F. Scannelli, Il Microcosmo della pittura, Cesena 1657, p. 357; L. Vedriani, Raccolta de' pittori, scultori ed architetti modenesi più celebri, Modena 1662, pp. 133-135; G. Baruffaldi, Vite de' pittori e scultori ferraresi (1697-1722), II, Ferrara 1846, pp. 198-208; G. Gori Gandellini, Notizie storiche degli intagliatori, II, Siena 1771, p. 182; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, VI, 2, Modena 1786, pp. 446-448; H. Voss, Ein Konzertbild der florentiner Portrait-Ausstellung und sein Meister, in Der Cicerone, III (1911), pp. 736-738; E. Mattaliano, Un inedito di L. L., in Musei ferraresi, II (1972), pp. 43-49; G. Gaeta Bertelà, Incisori bolognesi ed emiliani del Seicento, Bologna 1973, s.v., tavv. 733-737; O. Baracchi Giovanardi, L'Accademia di pittura nel palazzo comunale di Modena (secc. XVII-XVIII), in Atti e memorie della Deputaz. di storia patria per le antiche provincie modenesi, s. 11, III (1981), pp. 63-67; L. Ficacci, Incidenze del Guercino negli Stati estensi, in Frescobaldi e il suo tempo (catal., Ferrara), a cura di J. Bentini et al., Venezia 1983, pp. 149-153; L. Peruzzi, in S. Pietro a Modena. Mille anni di storia e di arte, Milano 1984, pp. 115-123; From Borso to Cesare d'Este. The school of Ferrara 1450-1628 (catal.), London 1984, pp. 112 s.; L. Peruzzi, in L'arte degli Estensi (catal.), Modena 1986, pp. 114-122; J. Southorn, Power and display in the seventeenth century. The arts and their patrons in Modena and Ferrara, Cambridge 1988, pp. 64, 147; D. Benati, La pittura nella prima metà del Seicento in Emilia e in Romagna, in La pittura in Italia. Il Seicento, Milano 1989, I, ad indicem; L. Peruzzi, ibid., II, p. 779; La Galleria Estense: doni, lasciti, acquisti (1884-1990), a cura di G. Ghilardi, Modena 1990, fig. 56; A. Mampieri, L. L., in La scuola di G. Reni, a cura di E. Negro - M. Pirondini, Modena 1992, pp. 277-294; A. Pellicciari, L'eredità di G. Reni, in La pittura in Emilia e in Romagna: il Seicento, I, Milano 1992, p. 201; J. Bentini, Gli Estensi: una dinastia, due capitali, II, Milano 1993, p. 239; A. Mazza, La pittura a Modena nel Seicento: le chiese, ibid., pp. 336-339; L. Peruzzi, Ricognizione dei dipinti già nel palazzo ducale, in Q.B. Quaderni della Biblioteca comunale di Sassuolo, 1996, n. 2, pp. 132-137; I dipinti antichi. Banca popolare dell'Emilia Romagna, a cura di D. Benati - L. Peruzzi, Modena 1997, pp. 80-82; Sovrane passioni. Le raccolte d'arte della Ducale Galleria Estense (catal., Modena), a cura di J. Bentini, Milano 1998, pp. 300-305; D. Benati - L. Peruzzi, I pittori estensi e il collezionismo privato: un primo consuntivo, in Tesori ritrovati. La pittura del Ducato estense nel collezionismo privato, a cura di J. Bentini, Modena 1998, pp. 42-46, 102, 191 s.; O. Baracchi, Arte alla corte di Francesco I, in Atti e memorie della Deputaz. di storia patria per le antiche provincie modenesi, s. 11, XX (1998), app. 3, pp. 152 s.; L'esercizio della tutela. Restauro tra Modena e Reggio Emilia (1985-1998), a cura di L. Bedini - J. Bentini - A. Mazza, Verona 1999, pp. 96 s., 141 s., 197-200; L'amorevole maniera. L. L. e la pittura emiliana del primo Seicento (catal., Modena), a cura di D. Benati - L. Peruzzi, Cinisello Balsamo 2003.