GALLO, Lodovico
Quasi nulla si sa di questo mercante o semplice viaggiatore veneziano operante nei decenni centrali del Cinquecento. Le uniche informazioni sulla sua esistenza si ricavano indirettamente dalla lettura del verbale del colloquio avvenuto il 4 luglio 1561 tra il G. e Lorenzo Tiepolo, console veneziano in Siria, quando il G., ritornato da un viaggio compiuto in Oriente, venne invitato dal diplomatico a dare ragguagli sulla rotta seguita e informazioni circa lo shah di Persia Tahmasp e i rapporti di quest'ultimo con Solimano I, in una fase critica delle relazioni tra i due imperi. Il documento a cui ci si riferisce è comunque una copia del verbale che dovette essere redatto dal console o da un suo segretario: esso è datato 3 sett. 1590 e quindi non è certo da attribuirsi alla penna di Lorenzo Tiepolo, com'è stato recentemente ipotizzato, quanto piuttosto del figlio di questo, Giovanni, dal momento che Lorenzo incontrò la morte, insieme con Marcantonio Bragadin, nel 1571 a Famagosta. Che il G. fosse veneziano lo indica il titolo stesso della relazione concernente l'incontro che egli ebbe ad Aleppo con le autorità consolari: "Relatione de Lodovico Gallo da Venezia del viaggio suo da Chiaul di India fino in Aleppo".
Nessun elemento reale consente di avallare l'ipotesi di quanti hanno identificato il G. in uno degli antenati di quei Gallo, mercanti di pellami di Bergamo, che si trasferirono nel Cinquecento a Venezia, per affermarsi nel secolo seguente come famiglia di segretari e pervenire infine nel 1694, con Bartolomeo, al titolo di patrizio veneto. I Gallo che nel Seicento entrano nella Cancelleria ducale paiono infatti non avere nulla a che fare con il viaggiatore cinquecentesco.
Il G., come molti dei mercanti veneziani del tempo, non avrebbe lasciato traccia di sé, se il Tiepolo non avesse dimostrato interesse per questo viaggiatore che, appena rientrato dalle Indie, poteva informarlo non solo sul percorso compiuto ma sulla stessa figura di Tahmasp.
Il Tiepolo aveva sempre dimostrato grande attenzione non solo ai problemi economici del commercio veneziano d'Oriente, ma anche alle relazioni complesse e tese tra l'Impero turco e il sofì di Persia, irriducibile avversario degli Ottomani. Inoltre, proprio Tahmasp, figlio di Ismail, il re guerriero fondatore della dinastia dei Safawidi, aveva suscitato a Venezia viva ammirazione e soprattutto aveva acceso le speranze di quanti vedevano nei Persiani il baluardo contro l'espansionismo ottomano, come d'altra parte era successo con il suo leggendario padre, che non aveva mancato di prospettare un'alleanza con Venezia in funzione antiturca, riprendendo la tradizione quattrocentesca di Hussun Cassan.
Per quanto riguarda il viaggio compiuto dal G. dall'India ad Aleppo, che fu sede a partire dal 1548 del consolato di Siria, esso indica dal punto di vista geografico un itinerario che ripropone, accanto al collegamento Chiaul-Ormuz, la tradizionale rotta carovaniera seguita dalle mercanzie che dalla lontana Persia si riversavano sul mercato realtino in anni in cui, nonostante l'apertura della via portoghese, rappresentava ancora il più rapido collegamento con l'India. Questo antico percorso, proprio nel secondo Cinquecento, riprendeva la sua vivacità, dopo le crisi che l'avevano colpito nei decenni precedenti e prima della totale decadenza inferta al commercio veneziano dall'affermazione olandese nell'Oceano Indiano.
Per sua dichiarazione il G. inizia il 15 genn. 1561 il viaggio verso Aleppo, dove era suo proposito ottenere dal sultano un lasciapassare per sé e per mastro Geronimo speziale di Daniele Barbarigo, console ad Alessandria prima del Tiepolo. A quella data si era imbarcato a Chiaul, centro portoghese sulla costa occidentale dell'India, e dopo una navigazione di trenta giorni aveva raggiunto Moscath (l'attuale Masqat) sulla costa araba, da dove, fermatosi solo il tempo necessario a caricare i viveri, si era diretto verso Ormuz, l'isola nello stretto omonimo, che venne raggiunta in quindici giorni di navigazione. Dopo una sosta, il 16 marzo raggiunse in una notte la terra ferma, sbarcando a Cornoruch (attuale Kuh-e-Hormoz), da dove la mattina seguente si incamminò per Lar, sede della residenza del re Abrahim (Lar è l'antico nome arabo per il Gujarat, nell'India occidentale). In questa città il G. si fermò per due settimane; da qui si mise in cammino per le terre persiane toccando prima Giaré (attuale Jahrom) e poi Sciraz. Fermatosi per due giorni, raggiunse in undici giorni Spaon (Esfahan); dopo una breve sosta in quattro giorni scese a Casan (Kashan) e in altri due a Sual; poi, di nuovo senza soste, dopo un cammino di due giorni raggiunse Com (Qom), da dove ripartì per Gaberghin, sede della corte del re di Persia. Da qui il 16 marzo si rimise in viaggio per Tauris (Tabriz), donde in tre giorni raggiunse Salman e in quattro Van. Ancora quattro giorni ed è a Bitlis (nell'Anatolia orientale), altri quattro ed è a Caraiemith (Kara Amid antico nome di Diyarbakir), tre giorni ancora per Urfa, due per Biri (attuale Birecik), sull'Eufrate, e da qui finalmente, lasciate le terre del dominio persiano, entra in Siria e il 3 luglio giunge ad Aleppo.
Nella breve descrizione della rotta seguita - il documento in questione consta di poche carte - il G. non si sofferma sulle città e sulle terre toccate, che d'altra parte dovevano essere note al Tiepolo, essendo in gran parte i tradizionali centri della antica carovana di Persia e già descritti nelle relazioni di viaggi che godettero grande fortuna a Venezia tra Quattro e Cinquecento; solo qualche breve cenno per Spaon "città grossa, et di traffichi", o per Casan "terra mercantesca, et di maggior negotiy de l'altre", o per Gasbeghin "città grande, et honorata". Con ricchezza di particolari risponde invece alle più insistenti domande del console circa la corte dello shah e soprattutto circa l'ospitalità offerta da Tahmasp a Bayazid, il figlio di Solimano I che si era rifugiato con i figli in Persia chiedendo asilo. Sollecitato dal Tiepolo il G. spiega che lo shah, di fronte alla richiesta di due ambasciatori turchi che chiedevano la restituzione del figlio al padre, aveva fatto sapere all'ospite "che non l'haveria ne fatto morir, ne mandato dal padre, et che vivesse allegro". Cosa che poi non corrispose alla realtà dal momento che di lì a poco Bayazid venne consegnato a Solimano.
Niente altro gli archivi ci hanno restituito di questo sconosciuto viaggiatore.
Fonti e Bibl.: Venezia, Bibl. del Civ. Museo Correr, Mss. Wucovich-Lazzari, b. 21/13: Relatione de Lodovico Gallo da Venezia del viaggio suo da Chiaul d'India fino in Aleppo. 4 luglio 1561 (il fasc. contiene la descrizione di altri due viaggi, rispettivamente con meta e partenza da Aleppo, che peraltro nulla consente di connettere alla figura del G.); il testo venne pubblicato, con breve introduzione, da N. Barozzi, Descrizione del viaggio di un veneziano alle Indie nel 1561, in Lo Spettatore (Firenze), 10 maggio 1857, pp. 220-222. Cfr. inoltre: E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, VI, Venezia 1853, p. 657; Relazioni dei consolati di Alessandria e di Soria per la Repubblica veneta tenuti da Lorenzo Tiepolo negli anni 1552-1560, Venezia 1857, p. 43; G. Berchet, La Repubblica di Venezia e la Persia, Torino 1865, p. 74; P. Amat di San Filippo, Biografia dei viaggiatori italiani con la bibliografia delle relazioni di viaggio dai medesimi dettate, Roma 1881, p. 300; P. Donazzolo, I viaggiatori veneti minori. Studio bio-bibliografico, Roma s.d., pp. 132 s.; La Persia e la Repubblica di Venezia. Mostra di documenti dell'Archivio di Stato e della Biblioteca Marciana di Venezia, Teheran 1973, pp. 37 s.; G. Lucchetta, L'Oriente mediterraneo nella cultura di Venezia tra il Quattrocento e il Cinquecento, in Storia della cultura veneta, 3, Dal primo Quattrocento al concilio di Trento, II, Vicenza 1980, pp. 428 s.