BARTOLI, Lodovico
Nacque a Firenze verso la metà del sec. XIV. Niente sappiamo della giovinezza di lui, né dove egli sia stato abilitato a esercitare il notariato. Nel 1373, comunque, egli era già notaio, come lo dimostra il primo contratto da lui stipulato e oggi conservato nell'Archivio di Stato di Firenze, mentre nel censimento generale degli abili agli uffici del 1381 (squittinio generale) veniva squittinato fra i notai del gonfalone Nicchio, del quartiere di S. Spirito, il che ci fa pensare che egli abitasse al di là dell'Arno. Il B. fu notaio di diversi uffici della Repubblica fiorentina in città e nel contado e fu proprio negli ozi di Caprese che volse in rima il Corbaccio del Boccaccio, opera cui deve la fama. Il 14 giugno 1406 venne estratto notaio dell'Opera del Duomo di Firenze, carica da lui tenuta con onore per sei mesi. Non se ne conosce la data di morte, ma il fatto stesso che Agnolo di Zanobi di Taddeo Gaddi, il nipote del grande Taddeo prediletto da Giotto, non lo dica morto nell'anno in cui trascrisse l'opera di lui (1414) fa ragionevolmente pensare che il decesso sia da collocare almeno dopo quella data, anche se non troppo lontano da essa.
Al B. deve essere riconosciuto un posto, anche se non di particolare rilievo, nella storia della letteratura italiana per il rifacimento poetico del Corbaccio del Boccaccio, da lui voltato in ottava rima e da lui stesso chiamato scherzosamente il Corbaccino-Quando la riduzione sia stata eseguita si ricava negli ultimi versi dell'opera, dove ser Lodovico si nomina come autore del Corbaccino rimato "per me / Lodovico Bartoli, stando con poca chontesa / per oficial nella villa di Chapresa /".
Poiché la podesteria di Val Caprese inizia col 1386,cioè da quando la zona passò sotto la giurisdizione fiorentina, la riduzione non può essere stata fatta prima di quell'anno, mentre la copia del Gaddi (1414) ci dà il termine "ad quem": la composizione del Corbaccio del B., in conclusione, deve essere collocata nel periodo 1386-1414-Una collocazione nel tempo più precisa non è possibile perché la carica di notaio era di libera scelta dei singoli podestà, e quindi nei registri di tali podesterie appaiono solo i nomi e cognomi di questi ultimi, ma niente si dice del personale del loro seguito, fra cui era anche il notaio, scelto e pagato direttamente dall'interessato.
Come è noto, il Corbaccino del B., composto di ben 274 stanze, fu pubblicato da Guido Mazzoni (Il Corbaccino di ser Lodovico Bartoli) nel Propugnatore, n. s., 1, 2 (1888), pp. 240-301, ma al testo mai segui l'illustrazione, di cui pure era stata fatta esplicita promessa: e si rifarà proprio a questa mancata illustrazione del Mazzoni Pio Raina in un breve studio inserito nel volume pubblicato in occasione del sesto centenario della nascita del Boccaccio (Castelfiorentino 1913, pp. 72 ss.). L'edizione del Mazzoni, anche se questi non lo dichiara esplicitamente, venne condotta sul codice Laurenziano, pluteo 90, Sup. 104, che contiene anche il Ninfale del Boccaccio, il quale era stato già segnalato nel sec. XVI da Giovan Battista Doni nel suo Catalogo degli scrittori fiorentini, e poi nel sec. XVIII dal Negri e dal Mazzuchelli.
Al B. sono state negate vere qualità poetiche e, pur essendo egli stato un discreto rimatore, più che poeta è stato definito un ottimo cantastorie, del quale ha tutto il fare, compreso il nessun ritegno a ricorrere a zeppe in servizio della misura e, soprattutto, della rima. La sua trasposizione in rima è molto spesso libera trasformazioùe, anche se i passi riportati fedelmente, e talvolta addirittura con le stesse parole del testo originario, sono molti. Particolare sbrigliatezza, vivacità e intima partecipazione risaltano nelle descrizioni, specialmente in quelle naturali.
Fonti e Bibl.: Squittinio dell'a. MGCCLXXXI in Delizie degli eruditi toscani, a cura di Ildefonso di S. Luigi, XVI, Firenze 1783, p. 250; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini,Ferrara 1722, p. 362; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, p. 450; T. Lodi, Il Catalogus scriptorum florentinorum di Giovanbattista Doni, in La Bibliofilia (1961), pp. 138 e ss.