BAITELLI, Lodovico
Nato a Brescia dal nobile Costanzo, vi fiorì nel quarto e quinto decennio del sec. XVII. Studiò all'università di Padova e vi si addottorò in diritto. Tornato a Brescia, esercitò un ruolo di rilievo nella vita politica locale e fu varie volte inviato a Venezia a far presenti interessi e richieste della sua città. E a Venezia l'abilità di parlatore e le solide cognizioni giuridiche gli valsero, oltre al titolo di conte e cavaliere, la nomina a consultore in iure.
Consulti, considerazioni, scritture, pareri, sommari e riassunti storico-giuridici, scritti, per lo più, in collaborazione con Scipione Feramosca, testimoniano questa attività del B., durante la quale dovette occuparsi dei più svariati argomenti (cfr., per le questioni più minute, al Museo civico Correr di Venezia i codd. Cicogna 3282/68 e 2485, cc. 41r-42v): dalle liti tra Cremonesi e Bresciani (1639) alle divergenze confinarie tra la Serenissima e lo Stato pontificio riguardo alla zona della foce del Po, dall'opportunità di pubblicare le polemiche e personalissime Historie venetiane di Nicolò Contarini (1638) alla validità delle pretese di titolo regio accampate da Vittorio Amedeo I di Savoia, il quale, appunto al fine di suffragare tale rivendicazione, faceva asserire che la sua casa aveva avuto sul regno di Cipro diritti e meriti maggiori di quelli vantati dalla Repubblica veneta (1633-1635; cfr., a proposito di quest'ultimo problema, nell'Arch. di Stato di Venezia, Consultori in iure,filza 568, contenente vari scritti a firma del B. e del Feramosca). Dalle carte del B. venne altresì ricavata e pubblicata nel 1663 una Breve istoria delle santissime Croci Orifiamma e del Campo, gran Tesoro della città di Brescia. Va pure ricordata la sua breve trattazione sui Confini della città di Brescia d'ordine dell'ecc.mo Senato discritti l'anno 1643 (ms. alla Bibl. Naz. Marciana di Venezia, cod. It.,cl.VII, nel cod. misc. 7453 [MCLV], n. 15, cc. 225 r-282 r), ove l'esaltazione un po' stucchevole del luogo natio, che precede l'excursus storico, lascia trasparire tuttavia accenti sinceri di tenerezza e commozione. Di maggior rilievo ed importanza il grosso volume - edito a Milano nel 1671 e, più accuratamente, a Ginevra nel 1687 - De ultimis voluntatibus decisiones,ponderosa e particolareggiata trattazione di diritto testamentario.
La figura del B. non si esaurisce però nello studioso e nell'esperto di diritto: fu infatti anche uomo politico e uomo di parte. In tale veste ci appare soprattutto nell'intransigente difesa del monopolio politico della nobiltà bresciana, e più precisamente dei nobili dottori e proprietari, di fronte a un timido tentativo di allargare la partecipazione agli organi cittadini. Egli stesso ne diede diretta testimonianza nella Historia del moto della plebe di Brescia per l'ingresso del Maggior Consiglio,della quale esistono varie copie (ci limitiamo a segnalare quella posseduta dalla Bibl. Querini Stampalia di Venezia, cl. IV, cod. LXV).
Nel luglio 1644 parecchi borghesi di Brescia, con alcuni elementi della nobiltà minore, protestarono presso le autorità veneziane contro il malgoverno dei nobili, chiedendo il ripristino e il rispetto degli antichi statuti. Il Senato, sensibile a simili lagnanze, il 3 settembre ordinò ai rettori di apportare sostanziali modifiche agli ordinamenti. Il consiglio generale di Brescia fu pertanto ampliato da trecentonovantacinque a settecento membri, fra i quali vennero introdotti alcuni di estrazione mercantile: "plebe canaglia, gente levata dalla zappa o dall'aratro" li definisce il B. con esasperata faziosità. I nobili, timorosi di una così massiccia immissione di nuovi elementi, inviarono con altri il B. a Venezia allo scopo di far annullare la deliberazione senatoria. Qui il B., valendosi delle autorevoli conoscenze di cui godeva, quali il savio grande Giacomo Marcello, il procurator Giovanni Nani e perfino il doge Francesco Erizzo, seppe abilmente presentare i borghesi di Brescia come ambiziosi inetti e turbolenti. La nobiltà al contrario, anche se non ne poteva negare la disinvoltura in fatto di rispetto per statuti e consuetudini, gli appariva, e cosi soprattutto cercò di presentarla ai senatori, interamente dedita al bene pubblico. Essa - scriveva il B. nella sua Historia - non soltanto "non ha mai introdotto disordini, ma ha procurato sempre ordini migliori, non solo non ha fatto alterationi essentiali nel governo, ma sempre lo ha rifformato in meglio". Un siffatto argomentare trovò ascolto: così, nell'aprile del 1645, il Senato revocò il decreto del settembre precedente e ridiede praticamente alla nobiltà tutto il potere.
Ma evidentemente questa non si dimostrò in grado di far fronte efficacemente alle sempre più critiche condizioni delle finanze cittadine, se il B., a soli tre anni di distanza, nel 1648, dovette stendere una Supplica fatta al principe dalla città e territorio (pubblicata da A. Zanelli, pp. 253-257), ove, in stile gonfio ed ampolloso, mise in luce la deplorevole situazione di Brescia che pur tanti contributi aveva corrisposto alla Repubblica. Non s'accorgeva il B. che tutto ciò era un'implicita ammissione dell'impotenza della fazione nobiliare con tanta partigianeria da lui sostenuta.
Ignoto è l'anno della morte del Baitelli.
Una sorella del B., Angelica, badessa del monastero bresciano di S. Giuba, raccolse le memorie storiche del monastero dalla fondazione, fatta risalire al 740, sino al 1657: memorie che, col titolo di Annali istorici,ebbero a Brescia due edizioni: 1657 e 1794.
Bibl.: L. Cozzando, Libraria bresciana,Brescia 1694, p. 158; N. Comneno Papadopoli, Historia gymnasii Patavini, II,Venetiis 1726, p. 327; G. Cinelli Calvoli, Biblioteca volante,I,Venezia 1734, p. 79; G. Fontanini, Biblioteca dell'eloquenza italiana,annotata da A. Zeno, II, Venezia 1753, p. 378, n. 3; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia,II, 1, Brescia 1758, p. 75; V. Peroni, Biblioteca bresciana,I,Brescia 1816, pp. 79 s.; E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni veneziane, III,Venezia 1830, pp. 289, 290; F. Odorici, Storie bresciane,IX, Brescia 1860, p. 277; A. Zanelli, Delle condizioni interne di Brescia dal 1426 al 1644 e del moto della borghesia contro la nobiltà del 1644, Brescia 1898, pp. 10,11, 13, 79 n. 2, 80, 125, 170-203; F. Capretti, Mezzo secolo di vita vissuta a Brescia nel Seicento,Brescia 1934, pp. 569 n. b., 570-584; G. Cozzi, Il doge Nicolò Contarini. Ricerche sul patriziato veneziano agli inizi del Seicento,Venezia-Roma 1958, pp. 200-202, 227; G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle bibl. d'Italia,III, p. 51; LVI, p. 12.