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LIVORNO

di Ersilio Michel - Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)
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LIVORNO (XXI, p. 334)

Ersilio Michel

Il retroterra di Livorno abbraccia gran parte della Toscana. La zona tra Viareggio, Lucca, il crinale appenninico, la valle della Chiana sino al Trasimeno e la zona costiera fino a Campiglia formano all'ingrosso il territorio servito da questo porto. Durante la guerra mondiale, in seguito alla chiusura dei porti adriatici, l'influenza di Livorno si spinse sino alla Valle Padana, zona che fu perduta per il porto di Livorno, ritornate normali le condizioni.

Con legge 20 giugno 1929 è stata istituita la zona industriale che si estende a est e a sud della nuova darsena commerciale al Marzocco. Ai termini della legge citata, agli stabilimenti industriali tecnicamente organizzati che vi sorgeranno, ai relativi ampliamenti e trasformazioni, sono state estese le disposizioni d'indole economica e tributaria già accordate alla città di Napoli.

Tale zona industriale è stata il naturale complemento della grande opera portuale del regime fascista. Essa ha un'estensione di cento ettari: è servita da binarî ferroviarî di raccordo e da un canale lungo m. 1350 con fondale di nove metri che permette agli stabilimenti industriali il diretto contatto col piroscafo. Data la posizione geografica centrale che Livorno occupa nella penisola, i vantaggi che offre il suo nuovo porto ad alto fondale, modernamente attrezzato, e le accennate facilitazioni economiche e fiscali, la zona industriale doveva attrarre a sé nuove iniziative. E infatti già varî importanti stabilimenti vi sono sorti: una grande centrale termoelettrica di 50.000 kW. e stabilimenti per la produzione di caldaie e radiatori di ghisa, per la fabbricazione di tubi d'acciaio rivestito di cemento, per la produzione del "litopone", solfuro di bario, solfato di zinco, solfato di bario, ecc., dell'Azienda petrolî italo-romeni. Altre società industriali già esistenti hanno portato sulla zona i loro ampliamenti. Il grande stabilimento dell'Azienda nazionale idrogenazione combustibili, impiantato in località prossima alla zona industriale, è stato allacciato con le tubazioni al nuovo porto per ricevere i combustibili liquidi direttamente dai piroscafi.

Dal 1930 il cantiere Orlando (p. 336) fa parte della Società Odero-Terni-Orlando, derivata dalla fusione dei tre gruppi ricordati nel nome e che ha lo scopo di gestire gli stabilimenti meccanici e navali di una parte della Liguria e di tutta la Toscana.

Per l'approvvigionamento dell'acqua, la città è dotata di due acquedotti, quello vecchio di Colognole, e quello nuovo di Filettole, insufficienti ai bisogni della popolazione. In attesa di portare a Livorno altra acqua sorgiva dall'Appennino, si è provveduto, in località Stagno, a un impianto di potabilizzazione di acque superficiali. Nella città la vecchia tramvia elettrica è stata sostituita quasi interamente da un servizio filoviario. Negli ultimi anni si è continuata l'opera di demolizione delle vecchie case dei quartieri più popolari e se ne sono costruite di nuove più igieniche nelle vie periferiche: nel sessennio 1931-1937 l'istituto delle case popolari ha edificato ben 82 stabili con 1178 quartieri. Continua ora più alacremente l'opera di sventramento dopo la legge 6 giugno 1935 per il risanamento della città.

Monumenti (p. 336). - Il soffitto ligneo del duomo è opera di Vincenzo Dell'Imperatore. Altre fabbriche dovute a Leopoldo II sono il Cisternone, il Cisternino di Via Vittorio Emanuele, il Cisternino di Pian di Rota, i Bagnetti della "Puzzolente" di Pasquale Poccianti da Bibbiena. Fra gli edifici più recenti si ricorda il grandioso complesso costruttivo del Largo del Littorio facente parte della sistemazione edilizia del centro di Livorno.

Fra gli scultori livornesi dell'Ottocento e dei primi anni del Novecento si ricordano: Temistocle Guerrazzi (1806-1884) fratello di F. Domenico, Salvino Salvini (1824-1899) e Umberto Fioravanti (1882-1918). Fra i pittori: Serafino De Tivoli (1826-1884), Eugenio Cecconi, Vittorio Corcos, Angiolo e Adolfo Tommasi, Mario Puccini, Amedeo Modigliani.

Istituti di cultura (p. 337). - Oggi la biblioteca di Livorno conta circa 250 mila volumi. Recentemente è stato istituito sulla Spianata dei Cavalleggeri, lungomare, un Acquario municipale con annesso laboratorio di idrobiologia.

Storia (p. 337). - Livorno nel Risorgimmto. - Nel periodo del Risorgimento Livorno ebbe parte importante nello sviluppo delle idee liberali e nelle cospirazioni per l'indipendenza nazionale.

Assai presto giovani animati da generosi propositi si raccolsero attorno a F. D. Guerrazzi e a Carlo Bini, collaborando al giornale L'Indicatore livornese. Numerosi cittadini si affigliarono, prima alla carboneria, poi alla Giovine Italia e ad altre società segrete. I frequenti arrivi di vapori rendevano facili e rapide le comunicazioni. Fallite le cospirazioni della Giovine Italia, anche a Livorno, a poco a poco, si andò manifestando una corrente politica contraria ai moti rivoluzionarî e favorevole invece alle riforme da introdursi nel governo in pieno accordo col principe. Ne furono capi, più o meno riconosciuti, l'avv. Giuliano Ricci e i fratelli Bartolomei, mentre il Guerrazzi rimaneva capo visibile del partito democratico. Accordate nel 1847 le prime riforme dal granduca, frequenti, quasi continue, furono le agitazioni e le dimostrazioni cittadine capeggiate dal Guerrazzi e propugnate dal Corriere livornese che divenne assai presto il suo organo personale. Numerosi livornesi parteciparono alla prima guerra d'indipendenza, ma se diedero prova di valore, non rispettarono l'ordine e la disciplina. Tornati in patria malcontenti diedero alimento a nuove agitazioni e a nuovi disordini, i quali nemmeno si quietarono, quando il Guerrazzi fu nominato capo del potere esecutivo. Restaurata la dominazione lorenese, la città si oppose, invano, con le armi all'ingresso degli Austriaci (10-11 maggio 1849), comandati dal gen. Costantino d'Aspre. L'occupazione austriaca durò sino ai primi del 1855: nonostante i rigori dell'oppressione straniera, i liberali mantennero fede ai loro principî, e anzi divennero più numerosi; i popolani si dimostrarono sempre più avversi al governo lorenese e abbracciarono le idee repubblicane propugnate dal Mazzini. Il quale, nel giugno del 1857, sperando di rivoluzionare tutta la penisola, preparò un'insurrezione anche a Livorno, contemporanea a quella di Genova e di Sapri, e vi mandò a capitanarla l'amico Maurizio Quadrio. Ma questo moto del 30 giugno non ebbe l'appoggio della popolazione e i pochi animosi, 300 circa, che tentarono di sollevarsi contro le milizie granducali, furono da queste facilmente sopraffatti, dispersi, e alcuni fucilati. Di lì a poco, caduta la dinastia straniera, Livorno, che aveva partecipato alla preparazione di quell'evento, aderì prontamente al nuovo ordine di cose instaurato in Toscana, mentre varie centinaia di cittadini si arruolarono per combattere la seconda guerra d'indipendenza. Più numerosi furono i Livornesi che parteciparono, volontarî, alla spedizione garibaldina in Sicilia e nell'Italia meridionale, alla guerra di liberazione del Veneto, alla campagna dell'Agro Romano.

La provincia (p. 339). - Col decreto del 15 marzo 1925 venne a far parte della provincia di Livorno anche il comune di Sassetta.

Bibl.: A. Santelli, Stato antico e moderno, ovvero l'origine di Livorno in Toscana dalla sua fondazione fino all'anno 1646, Firenze 1769; G. Vivoli, Annali di Livorno, voll. 4, Livorno 1842-46; C. Tesi, Livorno dalle sue origini sino ai nostri giorni, voll. 3, ivi 1863-68; P. Vigo, Statuti di Livorno, ivi 1892; Il porto pisano, ivi 1896; A. Mangini, Compendio della storia di Livorno, Firenze 1911; P. Vigo, Livorno, Bergamo 1915; N. Toscanelli, Il "Portus Pisanus"e le origini di Livorno, Pisa 1934. - Per gl'istituti di cultura: P. Mantovani, Il museo archeologico e numismatico di Livorno, Livorno 1892; P. Vigo, L'Archivio storico cittadino, Firenze 1899; L. Pescetti, Il museo civico, Livorno 1935. - Livorno ebbe in due periodi diversi (1894-98 e 1910-11) una Miscellanea storica livornese diretta da P. Vigo; negli anni 1926-27 una Rivista di Livorno, subito seguita dalla rivista Liburni civitas. Nel 1937 si è iniziata la pubblicazione di un Bollettino storico livornese.

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