CIARDI, Livio
Nato a Rapolano (Siena) il 18 luglio 1881 da Giuseppe ed Olimpia Prosetti di modestissima condizione sociale, lavorò, ragazzo, alle fornaci di una piccola fabbrica di laterizi del suo paese; quindi, appreso il mestiere di aggiustatore meccanico, prestò il servizio militare di leva nella brigata ferrovieri di stanza a Torino, dove, congedatosi nel settembre 1902, passò alle dipendenze della Società delle strade ferrate del Mediterraneo, dapprima con la qualifica di fuochista e poi di macchinista.
Dopo una brevissima milizia nel Partito socialista italiano, si orientò verso l'anarchismo. Tale conversione fu dettata anche dalla diffidenza istintiva che il C., autodidatta, cominciò a nutrire per gli intellettuali, che, secondo il suo giudizio, controllando il vertice del Partito socialista ne avevano informato la prassi all'autoritarismo, allo statalismo e al parlamentarismo. Conseguente, "quindi, fu la sua adesione al Sindacato ferrovieri italiani (S. F. I.), nel cui I congresso (Roma, 26 aprile-1° maggio 1907) la tendenza sindacalista, favorevole all'"azione diretta" (boicottaggio, sabotaggio, ostruzionismo, sciopero), aveva avuto la prevalenza su quella gradualista, riformista e disponibile alla mediazione politico-parlamentare. In rappresentanza del personale di trazione del compartimento di Torino, il C. prese parte al convegno generale dei ferrovieri italiani (Roma, 11-14 sett. 1907), in cui fu lanciata al proletariato organizzato italiano la proposta di una lotta più incisiva per la giornata lavorativa di otto ore (La Tribuna dei ferrovieri, 1° ott. 1907).
La cessazione del suo rapporto di lavoro con. le Ferrovie dello Stato si inserì in un episodio, che acuì la tensione fra il S.F.I. e la Confederazione generale del Lavoro (C.G.d.L.).
I dirigenti confederali avevano accusato i ferrovieri di corporativismo e di insensibilità ai problemi delle altre categorie. In risposta, i dirigenti del S.F.I. avevano raccomándato ai propri iscritti di prendere parte ad ogni sciopero generale politico. A Milano, l'11 ott. 1907, proclamato lo sciopero generale cittadino dopo un sanguinoso conflitto fra carabinieri e operai dell'opificio meccanico Milani & Silvestri, la Camera dei lavoro, riformista, richiese la solidarietà dei ferrovieri, che aderirono allo sciopero nei compartimenti di Milano, Torino e Venezia. Quando, però, il Consiglio di amministrazione delle Ferrovie dello Stato era già riunito per Prendere provvedimenti disciplinari contro i ferrovieri che avevano abbandonato il servizio (a norma dell'art. 56 della legge n. 429, 7 luglio 1907)., la C.G.d.L. e il Partito socialista emanarono un comunicato congiunto, in cui sconsigliavano il S.P.I. dall'indire lo sciopero, "nell'interesse delle eventuali vittime".
Così diciannove ferrovieri, tra cui il C., furono licenziati, e circa 7.000 puniti, senza che il S.F.I., attribuendone la responsabilità alla C.G.d.L. e al P.S.I., ricorresse a una sola di quelle forme di "azione diretta" a più riprese caldeggiate.
Rimasto disoccupato, il C. fu impiegato dal S.F.I. presso la sua sede di Roma (dicembre 1907) e qui, nell'imminenza del II congresso, convocato nei giorni dal 29 gennaio al 2 febbr. 1908, diede alle stampe un opuscolo, I ferrovieri e il momento attuale, nel quale, in polemica coi fautori della mediazione politico-parlamentare nei conflitti del lavoro, teorizzava la rappresentatività del Parlamento non di interessi generali, ma particolarmente della borghesia (l'opuscolo ebbe una recensione elogiativa da parte dell'anarchico Luigi Fabbri, in La Tribuna dei ferrovieri, 15 genn. 1908).
Recatosi a Parma in Occasione dello sciopero generale contadino, indetto e diretto dai sindacalisti (1° maggio-22 giugno 1908), ebbe incarico da De Ambris, fuggito a Lugano per sottrarsi al mandato di cattura, di operarne la conclusione fallimentare (del ruolo del C. nell'ultima fase dello sciopero parmense sono contenuti riferimenti nell'art. di A. De Ambris, La storia di una "fuga", in L'Internazionale, (19 apr. 1913).
Nel luglio 1908 fu chiamato a Piacenza per dirigervi la locale Camera del lavoro di tendenza sindacalista, carica che lasciò quando, dopo un breve soggiorno a Torino e una parentesi di richiamo sotto le armi, il comitato centrale del S.F.I., trasferitosi a Milano, ufficialmente il 29 sett. 1908, gli affidò compiti di propaganda e di riorganizzazione del sindacato. In seno al S.F.I., infatti, era insorta una grave crisi, che aveva costretto il vecchio gruppo dirigente, accusato di incapacità nell'indurre il governo a ritirare i provvedimenti punitivi del 1907, a cedere la direzione a un nuovo gruppo, che aveva deciso di abbandonare Roma, giudicata "città non adatta" a Ospitare la sede centrale del S.F.I.
Riferendo al III congresso del S.F.I. (Milano, 26-30 apr. 1909) sulla sua attività, il C. enunciò una sua concezione del movimento operaio, che lo collocava in una posizione ben precisa nel contesto del sindacalismo italiano.
Partendo da una interpretazione operaistica del postulato sulla emancipazione del proletariato ad opera dello stesso proletariato, rifiutò ogni legame del sindacato coi partiti e propose la formazione di un grande sindacato unitario apartitico, capace di riunire i lavoratori di tutte le componenti politiche di sinistra. Se era coerente con tale premessa la sua proposta di aderire alla C.G.d.L., la direzione confederale non poteva né accettare la tesi del C., che equiparava lo Stato imprenditore all'imprenditore privato, né accogliere il S.F.I. nella C.G.d.L., quando il C. dichiarava che l'affiliazione aveva lo scopo di conquistare la Confederazione al sindacalismo (La Tribuna dei ferrovieri, 15 maggio 1909).
Il grande sindacato unitario doveva essere prefigurato da un quotidiano apartitico, cui affidare il compito di contrastare presso l'opinione pubblica le campagne di stampa dei "giornalisti prezzolati", contrari alle rivendicazioni delle varie categorie operale, e in particolare dei ferrovieri, presentati come privilegiati e "succhioni" del pubblico denaro. Della nuova testata, La Conquista, che inaugurò le pubblicazioni a Milano il 13 nov. 1910, con il sottotitolo di "Quotidiano del movimento operaio", il C. fu membro del comitato promotore.
Nonostante il sottotitolo, il giornale era l'organo di stampa esclusivo delle forze sindacaliste: i finanziatori ne furono, oltre al S.F.I. (tramite la Cooperativa nazionale ferrovieri), le Camere del lavoro di Bologna, Piacenza, Parma e Ferrara, tutte controllate dai sindacalisti. La sua vita non fu lunga: sul numero dell'11 marzo 1911, apparve un comunicato del conutato centrale del S.F.I., che ne decretava la chiusura, avendo assolto il compito di "divulgare i termini del conflitto fra lo Stato e la classe dei ferrovieri".
Molto attivo nel movimento sindacalista, il C. partecipò ai due convegni bolognesi dell'8-9 maggio 1919 e dell'11-13 dic. 1910, prendendo posizione contro gli intellettuali, che, a suo parere, tentavano di strumentalizzare il movimento operaio per fame una base delle loro candidature elettorali. Essi, secondo il C., non avevano altra funzione che quella di divulgare i principi del sindacalismo e di popolarizzare le agitazioni economiche del proletariato; nel caso di intellettuali di formazione scientifica, il loro dovere era di "fornire agli operai le nozioni tecniche per fare il sabotaggio" (La Conquista, 29 nov.1910).
Tuttavia, pur ricoprendo una posizione di rilievo nel comitato nazionale dell'Azione diretta sin dall'aprile del 1911, concepì sempre il sindacalismo come una frazione di sinistra della C.G.d.L. Perciò, pur prendendo parte al congresso nazionale dell'Azione diretta (Modena, 23-26 nov. 1912), dove presentò la relazione Le organizzazioni degli addetti ai pubblici servizi, si oppose tenacemente alla confluenza del S.F.I. nell'Unione sindacale italiana (U.S.I.), che la grande maggioranza dei sindacalisti decise in sede congressuale di fondare in contrapposizione alla C.G.d.L. All'interno del S.F.I., però, la maggioranza era nettamente orientata per l'adesione all'U.S.I. e la rottura di ogni vincolo con la C.G.d.L., anche per l'avallo che questa aveva dato alla Federazione ferrovieri italiani, nata nel 1909 da una scissione a destra del S.F.I. (sulla posizione della C.G.d.L. in merito a tale scissione, cfr. La Tribuna dei ferrovieri, 15 febbr. 1910). Nel V congresso del S.F.I. (Milano, 10-16 marzo 1913) veniva votato a maggioranza un ordine del giorno di sospensione temporanea dell'affiliazione all'U.S.I. solo in considerazione della minaccia del C. di abbandonare, in caso contrario, la direzione de La Tribuna deiferrovieri, la cui redazione aveva cominciato a curare sin dal novembre del 1910. La popolarità di cui il C. godeva, anche fuori del S.F.I., era ancora grande, tanto che nello stesso congresso fu designato quale uno dei rappresentanti del S.F.I. all'VIII congresso della Federazione internazionale dei lavoratori dei trasporti convocata a Londra ai primi di settembre del 1913 (La Tribuna deiferrovieri, 8 apr. 1913, ma meglio in Avanti!, 15 marzo 1913).
Nella grande agitazione dei ferrovieri, che tenne desta l'attenzione dell'opinione pubblica e la vigilanza degli organi di polizia tra l'autunno del 1913 e la primavera del 1914, costringendo Giolitti alle dimissioni dalla presidenza del Consiglio il 19 marzo 1914, il C. svolse un ruolo importante nella sua qualità di redattore capo del giornale ufficiale del S.F.I. e membro pertanto di diritto della direzione del sindacato. Ma, sia per la crisi intervenuta ai vertici di questo, a causa del contrasto personale di due tra i suoi massimi dirigenti (Emanuele Branconi e Decio Papa), sia per la mancanza di energia e di decisione dimostrata dagli altri leaders, tra cui lo stesso C., l'agitazione si risolse in un fallimento.
La ritardata adesione del S.F.I. allo sciopero generale della settimana rossa (9-14 giugno 1914), la mancata risposta dello stesso sindacato ai licenziamenti e alle punizioni che colpirono i ferrovieri scioperanti incrinarono maggiormente la popolarità del Ciardi. Nell'estate del 1914 lo scoppio della conflagrazione europea accelerò in lui il processo di crisi politica iniziato già da qualche tempo.
In passato il C. era stato tratto in arresto (il 25 sett. 1911) e condannato dal tribunale di Milano (l'11 ott. 1912) a quattro mesi di reclusione (poi condonati per intervenuta amnistia con legge n. 1309 del 19 dic. 1912) per la sua attività di oppositore alla guerra di Libia. Inoltre, scoppiato il primo conflitto balcanico, in un pubblico comizio a Milano l'8 nov. 1912, aveva proposto un'azione concertata di tutti i lavoratori organizzati contro il rischio di una conflagrazione europea (La Tribuna deiferrovieri, 2 dic. 1912). Nei suoi interventi pubblici e nei suoi articoli, tuttavia, era sempre affiorata una forte componente antitedesca, che lo aveva portato a condannare il movimento operaio germanico come infatuato di autoritarismo e di statalismo, secondo lo spirito del popolo tedesco e in antitesi con la vocazione "libertaria" del popolo italiano (Filosofia prussiana universalizzata, in L'Internazionale, 16 maggio 1914).
Interpretò quindi subito il conflitto in atto come uno scontro tra la stirpe germanica, che con la sua "barbarie" ricordava le corde di Attila s, e la nazione francese, che aveva dato al movimento operaio i "diritti dell'uomo" e I'"epopea della Comune", e si distinse tra i primi e più accesi interventisti di sinistra. Nell'ottobre del 1914, partito volontario per combattere a fianco dei Francesi nel battaglione garibaldino, fece immediato ritorno in patria alla ingiunzione delle autorità militari transalpine di arruolarsi nella Legione straniera.
Dopo l'intervento italiano, il S.F.I., anche per le pressioni del C., invitò i ferrovieri a sospendere ogni rivendicazione di categoria per collaborare alla comune vittoria (La Tribuna dei ferrovieri, 5 giugno 1915). Richiamato alle armi nel luglio del '15, il C., dopo l'emanazione del decreto luogotenenziale n. 1165 del 4 sett. 1916, presentò domanda di riammissione nelle Ferrovie dello Stato. Riassunto nel luglio 1917, fu come ferroviere esonerato dal servizio militare e quindi destinato al deposito locomotive dello scalo Sempione di Milano, dove egli si accostò all'Unione sindacale milanese interventista, il cui leader, Edmondo Rossoni, fu uno dei promotori del convegno delle organizzazioni economiche aderenti al Comitato sindacale italiano, diretto da Alceste De Ambris e dal fratello del C., Luigi. Dal convegno, che si tenne nel capoluogo lombardo il 9 giugno 1918 nella stessa sede dell'Associazione industriale e commerciale di piazza S. Sepolcro, ove saranno fondati i Fasci nazionali di combattimento, uscirà l'Unione italiana del lavoro. In questo Convegno, il C., che già si era avvicinato al Partito repubblicano, attenuò il suo antistatalismo e il suo antiparlamentarismo. Quindi, pur simpatizzando sin dall'inizio per il fascismo, il cui attivismo si presentava molto congeniale al suo antintellettualismo, prese la. tessera del Partito nazionale fascista solo nel 1923.
In seno al movimento sindacale fascista, egli, che vantava una lunga esperienza di organizzatore, fece rapida carriera, anche perché il regime aveva bisogno urgente di quadri esperti da utilizzare al fine di contrastare l'antifascismo del proletariato industriale con il filofascismo dei lavoratori dei servizi. Tra i sindacalisti fascisti., però, il C. si distinse anche per le posizioni conservatrici e la subordinazione alle istanze dell'ala meno progressista del P.N.F. Dopo aver operato la riduzione del sindacalismo ad attività puramente assistenziale e rivolta al miglioramento delle condizioni di lavoro, fu avverso a indiscriminate rivendicazioni salariali incompatibili con i principi di una economica conduzione aziendale.
All'inizio degli anni Trenta, nella polemica che si accese antorno alle tesi di Ugo Spirito sulla "corporazione proprietaria", fu tra coloro che accusarono le formulazioni dello Spirito di filobolscevismo, dimostrando un'accentuata preoccupazione per la compressione e il soffocamento dell' "iniziativa privata" (Ministero delle Corporazioni, Attidel II Convegno di studi sindacali e corporativi, Ferrara, 5-8Maggio 1932, III, Roma 1932, pp. 142 ss.; Atti dell'assemblea generale del Consiglio nazionale delle corporazioni, sessione V, Roma 1933, pp. 68-71; Rivista delle comunicazioni, V [1933], II, pp. 578 s.).
Per le sue posizioni fu largamente premiato dal fascismo con cariche, onori e prebende. Incaricato sin dal 1923 di organizzare la corporazione degli addetti alle comunicazioni interne, assunse la segreteria delle corrispondenti associazioni, di categoria. (postelegrafonici, telefonici di Stato, ricevitori postali, ferrovieri). Segretario dal 1927 al 1929 della Federazione nazionale dei sindacati fascisti dei trasporti terrestri e della navigazione interna, dal 1929 al 1933 fu presidente della confèderazione omonima (dal 24 maggio 1932 Confederazione delle comunicazioni interne), designato anche nel marzo 1933 conunissario della Feder. naz. dei sindacati fascisti dei lavoratori dei. porti.
Deputato nelle legislature XXVII (1924-9), XXVIII (1929-34), XXIX (1934-39), quale membro del consiglio della Corporazione dell'ospitalità, in rappresentanza dei lavoratori dell'industna, ebbe il diritto di accedere nel 1939 alla Camera dei fasci e delle corporazioni (legislatura XXX). I legami più stretti fra Italia fascista e Germania nazista non fecero più riaffiorare neppure la sua componente antitedesca. Nel 1938 si dichiarava grato al fascismo per "aver potenziato il sindacato, affidandogli compiti di vitale importanza" (Intorno a Sorel, in Rivista del lavoro, VII[1938], 7, pp. 27).
Nominato senatore per la terza categoria il 26 febbr. 1943, morì a Roma l'8 agosto dello stesso anno.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Casell. Pol. Centr., busta 1326, fasc. 49762; ma il suo itiner. polit. e ideale è meglio ricostruibile attraverso i numerosi periodici ai quali collaborò e di cui ricordiamo, per il periodo 1904-1915, oltre alla Tribuna dei ferrovieri e alla Conquista: l'Allarme, l'Avanti!, l'Azione diretta, la Cultura socialista, la Demolizione, la Giovane Italia, l'Iniziativa, l'Internazionale, il Lucifero, le Pagine libere; per il periodo 1918-1938: l'Italia nostra, il Lavoro d'Italia, Politica sociale, il Popolo d'Italia (ed. romana), la Rivista del lavoro, la Rivista delle comunicazioni (della quale fu nel 1929 presidente dei comitato di redazione, e direttore dal 11930 al 1933). Per la collabor. ai periodici pubblicati a Roma cfr. O. Maiolo Molinari, La stampa period. romana dal1900 al 1926, Roma 1977, ad Indicem; per la collabor. ad altri periodici, cfr. Ente per la storia del socialismo e del movimento operaio italiano, Bibliografia del socialismo..., Periodici, Roma-Torino 1956, ad Indicem. Maggiori dettagli sulla sua partecipazione all'VIII congresso della Federaz. internaz. dei lavoratori dei trasporti sono in International transport workers' federation, 8th Congress (London 1913), Berlin 1914, passim. Per un quadro della sua attività parlamentare, cfr. Indice alfab. dell'attività parlamentare dei deputati, aggiunto agli Atti del Parlamento ital., Camera dei deputati, Discussioni, legislatura XXVII, XXVIII e XXIX ad Ind. Presentò anche una comunicazione al XV congresso internazionale di navigazione (Venezia 1931) sull'Organisation du travail dans les ports italiens, della quale fece pubblicare un estratto. Cfr. inoltre Ministero delle Corporazioni, Atti dell'Assemblea generale del Consiglio nazionale delle corporazioni, sessione I, Roma 1931, p. 87; sessione II, ibid. 1931, pp. 46 ss.; sessione IV, ibid. 1932, pp. 136 s.; sessione V, ibid. 1933, pp. 68-71. Cfr. inoltre Partito socialista italiano, Resoconto stenogr. del XIV congr. naz. del part. socialista ital. (Ancona, 26-29 apr. 1914), Città di Castello 1914, p. 267; I. M. Sacco, Storia dei sindacalismo, Milano 1942, ad Indicem; Y. De Begnac, L'arcangelo sindacalista (F. Corridoni), Milano 1943, ad Indicem; B. Mussolini, Opera omnia, a cura di E. e D. Susmel, Firenze 1956-1963, VI, VII, VIII, XI, XX, XXI, XXII, XXIV, XXXV, ad Indicem; E. Santarelli, Il socialismo anarchico in Italia, Milano 1959, ad Indicem; B. Vigezzi, L'Italia di fronte alla prima guerra mondiale, I, Napoli-Milano 1966, ad Indicem; M. Fatica, Origini del fascismo e del comunismo a Napoli (1911-1915), Firenze 1971, ad Indicem; A. Pepe, Storia della C.G.d.L. dalla guerra di Libia all'intervento, Bari 1971, ad Indicem; F. Cordova, Le origini dei sindacati fascisti (1918-1926), Bari 1974, ad Indicem. Notizie biogr. sommarie si trovano in I 535eletti per la XXVII legislatura, Bologna s. d., ad vocem; C. Camoglio, La nuova Camera fascista (profili e figure dei deput. della XXVIII legislatura), Roma 1929, ad vocem; E. Savino, La Nazione operante, Novara 1937, ad vocem; I consiglieri naz. della Camera dei fasci e delle corporazioni, Milano 1939, ad vocem; Chi è? 1940, ad vocem; Il Senato vitalizio dal 4 marzo 1848 al 7 nov. 1947. Elenchi alfabetici e cronologici, Roma 1947, ad vocem; F. Bartolotta, Parlamenti e governi d'Italia dal 1848 al 1970, Udine 1971, ad vocem.