LIVIA Drusilla
Moglie di Augusto, discendente dalla gente Claudia; il padre di lei era entrato per adozione nella famiglia dei Livii Drusi. Nata il 30 gennaio del 58 a. C., a circa 15 anni fu sposata con Tiberio Claudio Verone, suo congiunto e uomo piuttosto anziano. Al tempo dell'assassinio di Cesare, suo padre e suo marito appoggiavano la causa dei cesaricidi, e contemporaneamente alla battaglia di Filippi nasceva Tiberio. Intanto Ti. Claudio Nerone, nominato pretore e schieratosi con Antonio contro Ottaviano, partecipava alla guerra di Perugia. Dopo la caduta di Perugia (40 a. C.) Nerone fuggì, seguito dalla famiglia. Dopo la pace di Brindisi fra Ottaviano e Antonio, Ti. Claudio Nerone e i suoi poterono tornare in Italia ritirandovisi a vita privata. Fu appunto poco dopo questa decisione (39 a. C.) che Ottaviano s'innamorò di Livia con tanta passione da non volere neppure attendere che si fosse sgravata del figlio che portava in seno. Chiesta e ottenuta l'autorizzazione al collegio dei pontefici per sposarla immediatamente malgrado la gravidanza, Ottaviano ottenne il divorzio da Ti. Claudio Nerone, e subito dopo la sposò. Ottaviano aveva già una figlia, Giulia, dalla seconda moglie, Scribonia;. Livia a sua volta portò nella nuova casa Tiberio, che aveva quattro anni, e dopo tre mesi partorì il secondo figlio di Nerone, Druso. Questo matrimonio significò anehe l'alleanza fra Ottaviano e una parte dell'aristocrazia senatoria.
La tradizione storica è, nei riguardi di L., generalmente ostile o maldisposta. Madre di Tiberio, su lei si riversò logicamente molto del rancore e delle antipatie suscitate dal figlio. I ritratti di lei la rappresentano più severa e dotata di maestosa e aristocratica bellezza che non piacente o graziosa. Per Augusto fu compagna fedele, affettuosa nel curarlo nelle malattie, nel seguirlo nei viaggi; sulla sua devozione e indulgenza verso di lui le fonti raccontano persino aneddoti scandalosi e del tutto inverosimili. La parte che ebbe nella vita politica romano e imperiale è difficilmente valutabile, perché lo storico deve sempre tenere conto dell'eco della maldicenza romana e dell'ostilità delle fonti: certo è che fu spesso consigliera e collaboratrice attenta e disposta a meditare e a sostenere le opinioni proprie e quelle del consorte. La politica dei costumi fatta da Augilsto ebbe in L. una fautrice e una interprete convinta. Nei riguardi dell'impero L. assunse ben presto ed assai spesso, per la mentalità stessa dei sudditi, posizione di regina e di compartecipe del supremo potere: a lei di sovente si rivolsero sovrani sottomessi o protetti, ed ebbe relazioni personali soprattutto con la famiglia di Erode. Naturalmente la parte più appariscente e più discussa della sua attività fu quella relativa alla questione della successione (v. augusto), nella quale ella cercò di favorire il figlio Tiberio e, aiutata dalle circostanze, vi riuscì. Dopo la morte di Augusto fu adottata per testamento nella gens Julia e fu chiamata Augusta: morì, assai vecchia, nel 29 d. C.
Comolatio ad Liviam. Carme di 237 distici, intitolati anche Epicedion Drusi. L'intento del carme è di consolare Livia, moglie di Augusto, in lutto per la perdita del figlio Nerone Claudio Druso che, dopo aver condotto campagne vittoriose contro i Germani, morì cadendo da cavallo l'anno 9 a. C. La Consolatio ad Liviam corre sotto il nome di Ovidio nei manoscritti risalenti alla fine del sec. XV e nelle edizioni più antiche. Che non sia di Ovidio, sostengono i critici in base a criterî di valore discutibile. Anzi vi fu chi pretese si trattasse d'un falso umanistico. Una certa somiglianza tra le Elegie a Mecenate e la Consolazione a Livia ha indotto a supporre che l'autore ignoto di quelle sia anche l'autore di questa. Il testo della Consolatio in Baehrens, Poetae Latini Minores, I, p. 141.
Bibl.: La bibl. e le fonti sono quelle di Augusto (vedi); in particolare si ricordi: H. Willrich, Livia, Lipsia 1911; L. J. Ollendorff, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XIII, col. 300 segg.; G. Ferrero, Le donne dei Cesari, Milano 1925. Per il culto divino reso a L. in vita e per le relazioni di lei con Tiberio imperatore, è di capitale importanza un'iscrizione di Gitio, su cui cfr. M. Rostovtzeff, in Revue Historique, CLXIII (1930); per la Consolatio, v. A. Dal Zotto, La consolazione a L., Feltre 1904.