LITURA (dal supino litum del verbo lino "ungo", "cospargo")
L'espressione indicò propriamente la cancellazione, per pentimento o per nuovo uso, nelle tavolette cerate dello strato di cera già scritto o in corso di scrittura. Significò anche una macchia o sgorbio inavvertitamente fatta nello scrivere con l'atramento. Si disse litura anche la martellatura fatta sulle iscrizioni per eraderle tutte o in parte. Queste cancellature erano eseguite per correggere un errore involontario del lapicida nell'incidere il testo; qualche volta l'erasione si estendeva a tutta l'iscrizione. La cancellazione parziale di un'iscrizione fu talvolta eseguita per eradere il nome di un personaggio colpito dalla damnatio memoriae. Lo spazio bianco ottenuto con la martellatura si riempiva in tal caso con parole estranee alla prima redazione del testo. Esempî di litura sono raccolti in Hübner, Exempla scripturae epigraphicae, pagina XLIII.